Per come la vedo io, qualunque legge, per funzionare, deve essere "convincente".
Un obbligo, se non condiviso, almeno in parte, non funziona a lungo.
Quindi, in un certo senso, e in una certa misura, il rispetto della legge è già condivisione, nella sostanza.
Se tutta la popolazione, col tempo, si convincesse dell’assurdità della proprietà privata - per fare un esempio- non ci sarebbe legge che tenga. La legge che tutela la proprietà privata diventerebbe un involucro vuoto.
Non credo molto nella possibilità di cambiare la società solo attraverso il dialogo, e l’opera di convincimento. Ma, se casomai avvenisse, vorrei che le conseguenze fossero rispettate.
La Chiesa fa quello che ha sempre fatto.
Ed è simile a quello che ha sempre fatto il Partito Radicale.
E cos’è lo sciopero, se non una forma estesa di obiezione di coscienza? il tentativo di impedire il funzionamento costante e "naturale" di ciò che la propria coscienza considera sbagliato (sotto l’aspetto economico, o organizzativo, o rappresentativo - es. le rivendicazioni per avere la rappresentazione nel parlamento, nel’azienda, nella scuola)?
Non vedo una soluzione semplice al problema dell’obiezione di coscienza.
Dal mio punto di vista, considerare "sacra" la vita, è sbagliato. A maggior ragione quando essa non è più tale, ma è diventato un feticcio - come è, per me, il caso Englaro.
La Chiesa vive di simboli e feticci.
Sta a noi contrastarla con il ragionamento articolato - e non ad una legge dello Stato che, senza il nostro supporto, diventa anch’essa feticcio.
E accade, come sta accadendo oggi, che una sentenza feticcio della Corte costituzionale - il diritto di morire, per la Englaro - non può essere eseguita. La fine dello stato di Diritto.