Una lettera su alcuni aspetti scientifici: La riposto anche qui (oltre che nell’articolo dedicato al messaggio di
Fabio Franchi) dato che è attuale e di recente pubblicazione da parte di
Montanari:
Lettera aperta al professor Roberto Burioni
Illustrissimo prof. Burioni,
Come evidentemente sa, ieri sera 1° febbraio alle 21 italiane la stazione radio America Welcome di Miami (www.domenicostanganelli.it/) ha trasmesso www.spreaker.com/user/7791612/appello-montanari in cui, tra l’altro, La s’invitava a comparare posizioni differenti.
Con lodevole tempestività Lei ha risposto “Grazie, ma non partecipo a programmi che danno spazio a posizioni antiscientifiche.”
In
sunto, per l’ennesima volta e per diversi anni, io, ma no solo io, L’ho
invitata ad un confronto nel corso del quale ognuno potesse sostenere
in modo sereno le proprie tesi. Per Lei una splendida occasione per
annientare tanti dubbi, addirittura grazie ad un’emittente straniera.
Questo
è ciò che si fa in campo scientifico da che scienza è scienza perché è
solo così che si può procedere limitando gli errori di percorso lungo il
sentiero difficile della conoscenza. In un attimo Lei risponde ancora
una volta rifiutando il confronto e fugge come ha sempre fatto. Forse
ricorda, al proposito, la Sua improvvisa sparizione a Modena quando,
sollecitato da uno spettatore che assisteva alla Sua brillante
presentazione del libro sugli asini, io scesi verso il palco per
confrontarmi con Lei anche se Lei, da non laureato in farmacia, vale a
dire privo del titolo di chi è specialista dei farmaci, non avrebbe
nemmeno diritto di parola, sempre che si voglia applicare la regola che
Lei ha voluto creare.
Io sono molto più vecchio di Lei e, forse,
le scuole che frequentai tra Italia, Europa e America, non sono le Sue. A
me insegnarono che la scienza non è democratica, cosa, peraltro, che
Lei ha sempre sostenuto, e la verità non è tale per consensus gentium
né, meno che mai, perché qualcuno se lo dice da sé. M’insegnarono pure
come, secondo Enrico Fermi, scienziato è solo chi scopre qualcosa. Ma,
al di là della classificazione relativa al proprio mestiere, se,
scienziato o no, si pretende almeno di comportarsi come tale, non si può
prescindere dalla conoscenza delle regole e dalla loro applicazione.
Certo
per mia ignoranza, io non sono al corrente di alcuna Sua scoperta ma,
dando per scontato che Lei qualcosa di vero abbia svelato al mondo,
contravviene, del resto in perfetta coerenza con il Suo personaggio, ad
uno dei pilastri della regola: il confronto.
Molto spesso Lei
ricorre ad immagini mutuate dal mondo dello sport. Da modestissimo
sportivo praticante che sono stato fino a che il tempo non ha preteso un
pedaggio troppo gravoso, come qualunque atleta io mi sono sempre
confrontato con tutti, a partire da campioni mondiali e olimpici che mi
appioppavano distacchi abissali fino a chi riuscivo a superare in modo
più o meno faticoso. Nello sport è così che si fa e la regola vale
universalmente, con la scienza che non fa eccezione, e provi ad
immaginare qualcuno che pretenda una medaglia olimpica standosene
comodamente seduto nel salotto di casa sua.
Se lo si osserva non
con gli occhi del tifoso da curva di stadio ma con onestà, il Suo
reiterato rifiuto al confronto, per di più accampando giustificazioni
che non possono non suscitare perplessità, è la più palese dichiarazione
di sconfitta, e non solo scientifica.
Io non le darò dell’asino
come, con la signorilità e la classe che La contraddistinguono, fa Lei
nei riguardi di chiunque Le ponga una domanda scomoda o non si unisca
alle celebrazioni di cui tanto gode. Lei non è un asino perché le Sue
fughe mostrano con chiarezza che Lei sa perfettamente di sostenere
l’insostenibile e sa altrettanto bene che da un confronto uscirebbe
senza essersi aggiudicato nemmeno un 15 trasferito nella partita di
tennis che Lei evoca spesso senza, però, mai scendere in campo.
Ora
non mi resta che invitarLa di nuovo a giocare la partita, a giocarla
secondo le regole della scienza e, soprattutto, trovandosi oltre la rete
un antagonista e non un campo vuoto. Le ricordo che gli scienziati
cercano sempre e comunque il confronto e sono grati a chi vi si presta
perché è solo così che correggono i loro errori e ottengono stimoli per
progredire. Dunque, non avversari ma alleati verso la conoscenza. Si
diventa avversari solo se uno dei due è in malafede.
Con ossequi,
dott. Stefano Montanari
2 Febbraio 2020