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Commento di Persio Flacco

su Putin-Trump: due presidenti, unico totalitarismo. Parte prima.


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Persio Flacco 10 febbraio 2017 10:40
Io mi sarei arrampicato sugli specchi? Veramente ci stavo pattinando sopra...
A parte le battute, mi interessa davvero un suo parere su una certa questione.

E’ un fatto che quotidianamente, con zelo e costanza ammirevoli, grandi e rinomati organi di informazione, poderosi think tank, noti intellettuali, cuciano addosso a Putin dei vestiti... non proprio rassicuranti, diciamo. Succede poi che il flusso del loro impegno comunicativo si riversa, come un grande fiume si divide in mille rivoli nel suo delta, negli organi di informazione più piccoli in vari paesi del mondo occidentale. Quello che ne risulta è una "rappresentazione" di Putin che ha un enorme bacino di ascolto e un grande potenziale di orientamento delle opinioni.

Dico "potenziale" perché da qualche tempo il rendimento di questa macchina comunicativa sembra essersi assai ridotto.
In ogni caso, che l’effetto sia ridotto o meno, l’impegno nell’affermare e promuovere nel mondo occidentale un movimento di opinione contro Putin è reale ed è sempre alto.

Bene, preso atto di questo, e preso atto che la rappresentazione negativa di Putin si rivolge ad una ampia platea persone: semplici cittadini, ma anche decisori politici, vippini e vipponi dello spettacolo, maestri di pensiero, operatori economici ecc., che NON risiedono in Russia, mi chiedo: quale è lo scopo, quali effetti ci si prefigge di conseguire?
Se la campagna anti Putin fosse rivolta ai cittadini russi direi che il suo scopo più probabile potrebbe essere quello di indurli a non votare per lui, a smettere di appoggiare le sue politiche, a manifestargli contro la loro avversione.
Ma essendo rivolta, come è, ai paesi occidentali, quali azioni concrete si aspettano di suscitare i proprietari dei grandi mezzi di informazione col loro quotidiano impegno?

La domanda è ovviamente retorica: lo sappiamo già. La NATO sferraglia coraggiosamente con i suoi tank ad un tiro di schioppo dal confine russo; le repubbliche baltiche sono "terrorizzate" dalla prospettiva di essere di nuovo ghermite dall’orso delle steppe; la Polonia è "atterrita" dalla paura che il nuovo Zar (e che Zar... lo Zar nero!) possa volgere il suo occhio rapace contro di lei; l’Ucraina è devastata dalla implicita doppia fedeltà dei tanti, troppi, russi che la abitano, e amputata della Crimea, tanto cara al cuore ucraino; i leader europei sono angosciati dalla prospettiva di essere lasciati soli dal traditore Trump, in balia del nero (e pure cattolico!) Vladimiro.

Che poi, diciamo la verità, il comune cittadino non è mica tanto preoccupato: non è che ci crede troppo a certi ritratti. E poi ha la Rete, con le "fake news" che gli raccontano un’altra storia, meno preoccupante. Qualcuno ha anche il cervello collegato ed elabora da solo una certa quota di diffidenza verso certe campagne.

No, il problema non è il comune cittadino, che per lo più non ci pensa proprio a morire per Kiev, anche perché da quelle parti non circolavano tante croci uncinate da quando vi fu l’invasione nazista, il problema sono i decisori politici, che invece ci credono e prendono provvedimenti concreti, vincolanti anche per i cittadini più diffidenti, se non contrari!
Dovrei aprire una parentesi sulla credulità dei leader europei: vere anime candide! Ma preferisco soprassedere.

Ebbene, caro Della Pergola, secondo lei a cosa mira la campagna "informativa" su Putin, alla quale anche lei ho visto fornisce un valido contributo, non sarà mica propaganda di guerra? Ci si aspetta forse che i cittadini occidentali, travolti dall’indignazione, si offrano di impugnare le armi per togliere questo obbrorio dalla faccia della terra e dalle spalle dei russi che, come gli irakeni, i libici, i siriani (salvo altri), anelano alla Democrazia e alla Libertà?

Non è una domanda provocatoria, mi interessa davvero capire.






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