Ottimo articolo.
Giorgio Napolitano è il Garante. Si, ma di cosa, e per conto di chi?
Oggi è il Garante di un processo di riforma costituzionale finalizzato a cambiare profondamente il rapporto tra cittadini e istituzioni.
Una riforma concordata nelle sue linee fondamentali essenzialmente tra due sole persone: Matteo Renzi e Silvio Berlusconi che, con il cosiddetto Patto del Nazareno, lo hanno formalizzato in un documento di cui non si conosce nemmeno il testo.
Usando il potere che deriva loro dall’essere a capo di due partiti uniti in una maggioranza parlamentare i due leader stanno tentando di imporre al Paese una riforma spacciata come urgente nella forma rigidamente aderente al patto da loro concordato.
Giorgio Napolitano è dunque garante di un processo di revisione costituzionale deciso da due sole persone, presentato come non discutibile ad un Parlamento largamente composto da nominati, da approvare velocemente anche ricorrendo al contingentamento dei tempi della discussione parlamentare.
Solo questo è sufficiente per rendere palese che la garanzia di Napolitano non è a favore dei principi dello spirito costituzionale ma di qualcos’altro.
Solo se i due leader fossero investiti da un forte mandato popolare PERSONALE potrebbe essere giustificabile, se non formalmente almeno democraticamente, il potere che si sono intestati di imporre una revisione costituzionale ad un Parlamento di nominati, saltando quel processo ampio e profondo di elaborazione tra rappresentanti dei cittadini che sarebbe conforme al diritto costituzionale e alla democrazia parlamentare. Ma così non è.
Matteo Renzi è a capo di un partito: il PD, che alle ultime politiche ha preso 8.642.700 voti alla Camera (25,41%) e 8.399.991 al Senato (27,43%).
Quello però era il PD guidato da Bersani, non da Matteo Renzi.
Renzi ha conquistato la segreteria del PD grazie a manovre di palazzo e alle primarie di partito.
Ma alle primarie del PD votare più volte non è affatto difficile; con pochi euro si può mandare a votare qualche "volontario"; non è richiesta l’iscrizione al partito. Dunque le primarie non sono affatto equivalenti ad una investitura popolare democraticamente rilevante per la modifica della Costituzione.
Neanche può essere considerata una investitura democratica il successo del PD alle europee: non si può scambiare un mandato politico europeo verso un partito con un mandato politico personale per la riforma della Costituzione. Sono due mandati diversi per oggetto e per soggetto: che è il partito non la persona del segretario.
Ne consegue che la rappresentatività democratica accertata di Renzi è rimasta quella di sindaco di Firenze. Un po’ poco per imporre una riforma costituzionale.
Ma proviamo a pesare la rappresentatività democratica personale dell’altro leader: Silvio Barlusconi. Nel 2013 il PDL ha preso 7.332.121 alla Camera (21,56%) e 6.829.131 al Senato (22,30%).
Poi però Berlusconi è stato condannato in via definitiva nel processo Mediaset diritti tv, è decaduto da senatore, è stato interdetto dai pubblici uffici. Il PDL si è spaccato e lui ha deciso di rifondare Forza Italia.
Dunque quale mandato popolare PERSONALE può intestarsi oggi Silvio Berlusconi? Nessuno. Può esercitare la sua residua influenza sui resti del partito, ma non è depositario di alcuna rappresentanza elettorale PERSONALE.
Giorgio Napolitano, garante della legalità democratica e della Costituzione, sta avallando una modifica dei rapporti tra cittadini e Istituzioni che per l’effetto combinato di una legge elettorale incostituzionale, di manovre di palazzo, di insufficienza di rappresentatività democratica dei protagonisti, della disciplina di partito, del sostanziale aggiramento della libertà di mandato, è nelle mani di due sole persone. Una delle quali interdetta dai pubblici uffici.
Che differenza c’è tra tutto questo e un golpe? Spiegatemi.