Ringrazio Campedelli per il suo contributo che mi offre
l’occasione per aggiungere qualcosa su cui avevo sorvolato nell’articolo, già
troppo lungo.
La questione che lei mette in evidenza è chiarissima: l’attuale campagna
dell’UAAR non è in "negativo" (Dio non esiste) ma in
"positivo" (Io, ateo, sto bene anche senza dio). Nel primo caso
avrebbe potuto sussistere (a essere molto generosi) una possibile “ferita” alla
sensibilità dei credenti. Nel secondo caso è manifestamente evidente che
nessuno può sentirsi offeso se uno asserisce di "stare bene senza il
trascendente". Chiunque può dire "io bene non ci sto...quindi mi
rivolgo a dio": affari suoi e amici come prima. Quindi sia Tosi che il
deputato PD (sic) che Claudio Sardo, di cui parlo, usano in maniera strumentale
e politicamente finalizzata degli argomenti assolutamente insussistenti. Da
respingere con determinazione perché platealmente liberticidi.
Vorrei però aggiungere che assoggettare l’essere umano al nulla – il dio
creatore non esistente in sé (fuori le prove !), ma così definito da altri
esseri umani – non può essere considerata azione senza conseguenze: pensiero
che è stato magistralmente espresso dal manifesto UAAR. Solo cancellando
l’incombente D maiuscola può emergere l’io umano che veniva reso inesistente
all’interno del termine ‘dio’. Affermare “Dio c’è” non è quindi operazione a
valore zero, neutra, ma una specifica attività di annullamento dell’io. Che può
portare, credo che molti psichiatri possano confermarlo, a patologie psichiche
anche gravi.
Quindi se dire “Dio non esiste” è ritenuto offensivo, dire
“Dio c’è” dovrebbe essere considerato una vera e propria aggressione deleteria alla
psiche umana. Per la quale chiedere i danni. Magari a Flavio Tosi.
Saluti