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Commento di

su Siria, Iran, Stati Uniti: prospettive di disgelo


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8 ottobre 2013 21:32

<< Ma la sua risposta non è convincente. "Pulizia etnica" non è un modo di dire; è un fatto che deve essere dimostrato incontestabilmente, numeri alla mano. Che qui non ci sono. >>

Io ho scritto di "espulsione" della popolazione araba, non di sterminio; ho anche scritto di "pulizia etnica poco cruenta con graduale sostituzione della popolazione araba da parte di coloni ebrei." E ho aggiunto che "Comporta tempi lunghi, ma si fa."

Con quali numeri? Non è solo questione di numeri, è questione di logica. 
Dato un territorio di estensione finita, definito come "territorio occupato"(*), sul quale il gruppo umano "A" ha il controllo militare, esercita la sua giurisdizione, espande costantemente la sua popolazione sia con apporti esterni sia con la naturale crescita demografica, estende costantemente la sua disponibilità di risorse e le sue capacità produttive mentre al gruppo umano "B" non sono concessi apporti esterni ma solo la naturale crescita demografica, è preclusa l’espansione nel consumo di risorse, è soggetto alla costante erosione delle sue proprietà e a drastiche limitazioni di movimento, di commercio, di produzione; elaborare una proiezione a 5, 10, 20 anni sull’andamento del rapporto numerico tra popolazione "A" e popolazione "B".

(*) la definizione deriva dal diritto internazionale, ed è accettata universalmente dalle diplomazie del mondo. Quella di "territorio conteso" credo sia la sua.

<< Quello di cui lei parla è una tendenza - peraltro esecrabile - di occupare territorio ’conteso’>>
Si chiama "territorio occupato". Almeno è così che viene definito internazionalmente. 
Quanto a giudicare "esecrabile" la tendenza ad espandere la colonizzazione ebraica su quel territorio: chi non la giudica tale, a parte quei "quattro gatti" che la teorizzano apertamente come un diritto?
Se lei interpellasse il direttore esecutivo dell’AIPAC, ne sono certo, la giudicherebbe allo stesso modo. Tuttavia, quando il presidente Obama si mise d’impegno per spingere le parti a concludere un accordo definitivo che consentisse la fine dell’esecrabile tendenza di cui sopra e la nascita di uno stato palestinese, l’AIPAC fece fuoco e fiamme per neutralizzare quelle pressioni.
Lo stesso fecero tutte le altre articolazioni della lobby sionista internazionale, con varie motivazioni e modalità ma con un unico fine: opporsi all’azione di Obama.

<< in modo da allargare la futura demarcazione definitiva.>> Quale demarcazione? Quando? Questa storia va avanti da quasi mezzo secolo, almeno dal ’67 ad oggi, e potrebbe continuare per un altro mezzo secolo con gli attuali rapporti di forza. Già oggi bisogna essere molto ma molto ottimisti per credere che: 1. sia rimasto un territorio disponibile sufficiente ed adatto per la costituzione di uno Stato palestinese; 2. che la particolare tipologia ideologica di coloni scelta per popolare i territori occupati non scateni una guerra civile qualora qualcuno (ma chi?) tentasse di spostarli da dove sono.

<< Che è tutt’altro dall’ipotesi della Grande Israele (sostenuta da quattro gatti) che, per essere tale, dovrebbe procedere davvero con una pulizia etnica; inesistente e fin qui solo ideologicamente affermata.>>

Forse lei è solo molto ingenuo e fiducioso. Lo spero almeno.


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