Il problema, gentile Marinella, è che per me la violenza è violenza e come tale è grave a prescindere. Che venga attuata con un gay o contro un etero, qualsiasi siano le motivazioni. Anzi, non riesco neanche a ragionare in termini di gay o etero che subiscono un abuso, ma di persone.
Trovo questa legge una forma di autoghettizzazione, che va in direzione contraria all’uguaglianza tra cittadini, perché pone tutele diverse tra essi, discriminando stavolta in modo "positivo".
Per me una legge che non sia una buffonata dovrebbe tutelare anche gli etero, per intenderci, insomma prescindere dall’orientamento sessuale. Così facendo diventa una legge superflua.
Conosco a sufficienza l’ambiente omosessuale da sapere che una larga fascia di suoi appartenenti prova un forte fastidio, un desiderio di rivalsa, nei riguardi degli etero, evidentemente colpevoli tutti di situazioni sgradevoli subite in passato. E pertanto, non ci si risparmia commenti al limite dell’ingiurioso, ho assistito molte volte, in molte occasioni diverse. Mi può spiegare perché un commento offensivo di un etero nei riguardi di un gay dovrebbe essere reato, mentre il contrario non dovrebbe essere contemplato dal codice penale? Poi conosco a sufficienza l’ambiente da sapere che ci sono larghissime sacche che si ghettizzano all’interno del ghetto, alla faccia della bandiera arcobaleno: omosessuali che disprezzano trans, lesbiche che disprezzano trans, omosessuali e lesbiche che preferiscono non mischiarsi, tanto che esistono locali per gay e locali per lesbiche, separati.
Se una lesbica offende un etero maschio, scatterà il reato di omofobia-transfobia? Se un gay fa un commento acido nei riguardi di una butch, sarà reato o vale solo per gli etero?
Questo non è un cavillo pretenzioso, ma la realtà pratica, quella che non è comodo ricordare, perché non è comodo ricordare che l’intolleranza non è razzista e democraticamente si divide in tutte le fasce di popolazione, omosessuali inclusi.
Riguardo alla schedatura degli omosex, si rischia di dover andare a guardare sotto le lenzuola dei cittadini in un’aula di tribunale, perché per condannare un cittadino che ha dei diritti bisogna essere certi della sua colpevolezza e della sua volontà di offendere, l’elemento soggettivo. Davvero pensa che un avvocato difensore, dovendo difendere il suo assistito e in Italia si sa come funziona, non arrivi a mettere in dubbio l’omosessualità della parte offesa o a disquisire sulla consapevolezza del proprio assistito di avere colpito un omosessuale? Anche questa è pratica, non teoria.
Riguardo al non condividere il mio modo di pensare, rimando a Voltaire e culturalmente parlando potrei parlare di omofobia interiorizzata: non si può pretendere di piacere a tutti e questo vale per tutti, omosessuali, etero, donne, uomini.... Non si può pretendere che una propria inclinazione piaccia a tutti o sia compresa da tutti, l’unica speranza è che i diritti di cittadino non vengano lesi. Si può pretendere di poter camminare per strada liberamente, senza subire aggressioni fisiche o verbali, ma non perché si è omosessuali, ma perché è reato, e da tanto.
Io non ho stima degli iscritti a casa pound, né degli evasori fiscali. Non ho stima degli uomini che vanno con le prostitute. Mi riservo il diritto di criticare tutte queste categorie di persone, dal momento che il mio fastidio non mi autorizza né mi porta ad offenderli palesemente o aggredirli. Ma se mi si chiede quello che penso, ribadirò sempre il mio fastidio.