Pensare che i detenuti siano (da sempre) costretti in condizioni disumane, degradanti e incivili al solo scopo di favore una qualche amnistia (che poi di solito sono solo i radicali a proporre proprio per le condizioni degradanti della detenzione) mi sembra un ragionamento un po’ - perdonami - barocco.
La questione molto più semplicemente è da una parte nella cultura della punizione o peggio della vendetta (che è contraria alla cultura civile e alla nostra Costituzione che parla di recupero del carcerato) e, dall’altra parte, nei costi: è vero che ci sono 38 complessi penitenziari mai utilizzati, ma finché sono vuoti non pretendono costi vivi. Gli agenti di custodia lavorano su tre o quattro turni, moltiplica lo stipendio lordo di un singolo agente per il numero di agenti necessari per i quattro turni di ciascuno dei 38 complessi e avrai una cifra annua (improduttiva) enorme.
A questo si aggiunge il controsenso di dover imporre condizioni degradanti e controproducenti ai fini del recupero a gente che - per le due leggi che i radicali propongono di abrogare - compie reati ad alta risonanza mediatica (fasulla e amplificata) ma a bassissimo impatto sociale (reale).
Inoltre le pene alternative esistono in mezzo mondo, possibile che l’Italia sia sempre l’ultima ruota del carro ?