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Commento di Emanuele Rossi

su Essere condannati per una "faccina". Il caso di twitter e Sally Bercow


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Emanuele Rossi Emanuele Rossi 31 maggio 2013 10:22

Osservazioni giuste ed ineccepibili entrambe, grazie.

La questione è ampia e purtroppo sembra sempre più volgere verso un volere infimo, sottotraccia (ma neanche troppo), che sta nel controllare la libertà. Io stesso, per dire, con il mio blog non potrei andare avanti nel caso venisse assimilato ad una testata giornalistica (il disclaimer che c’è, ne sottolinea la diversità) perché incorrerei in rischi molto più elevati dei benefici. 
Purtroppo la questione è di mero carattere materiale: nel senso che quei rischi riguardano il risarcimento danni (anche esoso) e non semplicemente l’essere sottoposto a giudizio, e quei benefici riguardano il troppo alto costo da sborsare di quei danni eventuali e non l’infinito piacere di scrivere. 
Inciso a parte, ricordo che io stesso - insieme a tanti altri blogger - ho aderito alle proteste contro quella maledetta "legge bavaglio", non più di un paio, forse, d’anni fa. Salvo ritrovarsela ancora tra i piedi, segno forse che quella volontà - mettere il bavaglio - è fin troppo forte. 
Vero è, però, che se vogliamo dare ai blog una certa legittimazione, anche come terzo occhio della stampa, come punto di discussione e di opinione in cui si sollevano questioni anche importanti, come spazi d’inchiesta che vanno a scavare nel profondo dai fatti (magari laddove quella stampa mainstream si ferma o è costretta a farlo), allora, se è questo che vogliamo dobbiamo anche responsabilizzarci. Perché è la responsabilità il fulcro: dire ad uno che è uno stronzo, è molto meno utile e proficuo - e responsabile - che portare prove e controprove per dimostrare che effettivamente lo è. Il fatto allora riguarda la qualità di quel che si fa. Perché la Rete come qualsiasi altro spazio, occorre imparare a viverla. Educarci. Dire "sei uno stronzo!" resta e resterà e deve restare, possibile sia qua che in strada, ma sarà consapevolezza personale assumersi le successive conseguenze e sarà premura personale portare testimonianza di quel che si afferma. Perché sennò tutto è vuoto, qualunquista e libero sfogo gratuito. Che per carità, può essere anche comprensibile, ma è molto distante dalla qualità. I toni e modi, aggiungo, sono personali - e personalmente non amo urlare, ma c’è chi sì e lo rispetto, al limite - ognuno li sceglie: poi magari passa per quei modi dalla ragione al torto ma fatti suoi. L’importante, per far sì che tutto non sia vacuo, è che ci sia quella ragione!
Chiaramente tutto questo, è la mia considerazione personale.
(grazie della bella discussione) 

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