Secondo me non è così semplice. In realtà la libertà di parola già subisce pesanti censure: apologia di reato, apologia del fascismo... Alcuni storici o sedicenti tali sono stati condannati per aver sostenuto tesi negazioniste della Shoàh, cioè NON per avere esaltato l’olocausto ma per aver detto che non è mai avvenuto; un vero e proprio reato di opinione. Esiste il reato di vilipendio alla religione e quello al capo dello stato (un concetto, quello di vilipendio, peraltro molto ambiguo perché separato dalla satira da un confine affatto incerto).
Queste limitazioni alla libertà di espressione non ci sembrano tali, o quantomeno ci risultano sopportabili, semplicemente perché coincidono con la sensibilità personale della stragrande maggioranza delle persone, ma è logico supporre che per una minoranza esse siano vissute come prevaricazioni.
Se ne giustifichiamo (o accettiamo) alcune, allora, difficile negarne (o rifiutarne) altre solo perché riferite a sensibilità che non appartengono alla nostra cultura. A meno che non si prenda a criterio quello dell’egemonia culturale, quindi arbitrario.