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Viaggio attraverso l’Italia

Se c’è una cosa che amo visceralmente e di cui non posso privarmi, è il viaggio che ogni anno faccio verso la Sicilia, d’estate. È il mio ritorno al paesello, alle origini.

In epoca adolescenziale rifiutavo questo spostamento: lo associavo a parenti, obblighi familiari, cerimoniali noiosi che la mia adolescenza metallara-borghese rifiutava come succo di pera senza rum. In realtà ero ghiottissimo di succo di pera, soprattutto se bevuto a canna dalla bottiglia a collo largo di vetro, ma in piena epoca Heavy-Metal pre Nirvana dire una cosa del genere avrebbe comportato l’emarginazione dal branco.

Oggi tutto è cambiato, tanto da chiedermi se non sia, almeno per me, il viaggio ideale.

Dato che mi interessa più spostarmi da un luogo ad un altro che stare in altri luoghi (sarei capacissimo di andare in capo al mondo per poi star fermo in albergo fino al ritorno, se lasciato solo), escluderei il viaggio in aereo. Scontato, rapido, non sofferto, l’aereo è il mezzo comodo che non permette al viaggiatore una transizione graduale dallo status di residente in casa propria a quella di turista. Tutto è rapido e indolore. Il tuo vicino a Palermo è lo stesso di Verona. Ti accorgi di essere arrivato dal suono dei Nokia in accensione che autorizza i passeggeri a sganciare le cinture di sicurezza. E sei costretto a fare cose massacranti appena arrivati (tipo Ginnastica in acqua o Toga Party organizzati dall’animazione dell’Hotel)

Preferisco da sempre il viaggio in auto, e negli ultimi anni addirittura in moto. Parti da Trento, ti stanchi a Bologna. Dilemma: ti fermi a Secchia o aspetti Cantagallo? Eh, c’è Panigale-San Lazzaro da superare. Io preferisco fermarmi prima per due motivi: il primo è che il resto del mondo si ferma dopo, liberando la coda alla cassa. Il secondo è che una coda con caffè e sigaretta fatti è più digeribile. E poi avanti, un dubbio dopo l’altro, risoslto dall’immancabile Onda Verde.

L’Autogrill è il posto adatto per conoscere il Paese. Il posto in cui l’italianità è se stessa, immutabile da sempre e senza maschere. Non c’è viaggio in cui non abbia avuto modo di assistere alla scena del leone a pile che rotola ridendo e rompendo un po’ i coglioni al Nord (marketing selvaggio e un po’ maleducato) della moglie protestare contro le due Rustichelle ordinate dal marito per sè al Centro (ingordigia causata da ansia da matrimoni prolisso), del barista che fa lo scontrino e lo accartoccia senza dartelo al Sud (facciamo le cose per bene, ma non esageriamo).

L’italiano viaggia molto, ma non impara dall’esperienza. Sempre in ansia, teme che la persona accanto in coda per il caffè lo voglia superare, tenendola d’occhio dietro gli occhiali da sole scurissimi. Teme di non arrivare in tempo al traghetto, presentandosi al porto tre ore prima invece delle canoniche due. Teme il resto in moneta, provvedendo autonomamente a fornire i centesimi per arrotondare il resto a Euro interi. Si preoccupa di avvisare la madre sui propri spostamenti, altrimenti si preoccupa.

E ciò avviene in qualunque Autogrill, di qualunque regione, a qualunque latitudine.

Sosta dopo sosta si osserva l’album delle fotografie delle varie Italie. Si può conoscere meglio il Paese, magari apprezzandolo (forse). Evitate, se potete, il viaggio in aereo. Sobbarcatevi qualche coda, ma venite a conoscere il Paese vero.

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