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Uomini (e donne) che odiano l’orgasmo. Quanto siamo effettivamente liberi e consapevoli?

Quella per la laicità è una battaglia che inizia nelle camere da letto, ed è lì che bisogna vincerla. Perché le religioni, senza i loro divieti, perdono ogni ragione di esistere. Ne parla Simone Morganti sul n. 4/2021 della rivista Nessun Dogma.

Andate e moltiplicatevi, ma divertendovi. Anzi, no: andate e divertitevi, e – solo se vi va – moltiplicatevi, ma con moderazione perché il pianeta è sovraffollato. Quella per la laicità è una battaglia che inizia nelle camere da letto, ed è lì che bisogna vincerla. Perché le religioni, senza i loro divieti, perdono ogni ragione di esistere. E perché, tra i divieti, i più stringenti riguardano il cibo e il sesso, le due fonti di piacere più facilmente accessibili, e non a caso anche quelle che i testi sacri stigmatizzano con i toni più duri, fino a chiedere la testa del trasgressore. Del resto non c’è nulla di più facile e immediato, se si vogliono incatenare intere generazioni al fardello plumbeo d’un senso di colpa che non ha motivo d’essere, ma che finisce per legare a doppio filo uomini e donne a preti, rabbini e imam: un gruppo di persone divorate dal pentimento si trasforma molto più facilmente in un gregge di fedeli ammaestrati. Più si è liberi, invece, più si è laici e secolarizzati. E meno credito si dà ai dogmi e ai divieti religiosi, maggiore è la libertà che ne scaturisce. Battersi per la secolarizzazione vuol dire innanzitutto battersi per un sesso libero e consapevole. D’altro canto è noto a tutti che siano proprio i regimi teocratici a punire con maggior durezza (spesso anche con la morte) le condotte sessuali fuori dagli schemi.

Ma a che punto siamo? Quanto possiamo dirci effettivamente liberi e consapevoli? La lotta per i diritti riproduttivi e per la libertà sessuale è purtroppo ben lontana dall’essere uniforme nelle modalità e negli obiettivi raggiunti. E così nel vecchio continente si apre un solco, ai cui estremi si collocano due Europe: una più laica, emancipata e sessualmente libera, e un’altra più sessuofobica, repressa e incline al fondamentalismo religioso. Nel primo gruppo spiccano i Paesi Bassi. Al secondo appartengono invece i paesi del gruppo Visegrad, in particolare l’Ungheria e la Polonia, teatro d’una accanitissima campagna censoria contro il sesso, a cui si unisce anche l’immancabile chiesa cattolica.

La situazione polacca è particolarmente grave, ma non serve spostarsi troppo per assistere a scene simili. Anzi, spesso non bisogna spostarsi proprio per nulla. Il sesso continua a spaventare tutti. È un po’ come il fantomatico mostro nell’armadio dal quale, da bambini, ci viene detto di tenerci alla larga. Perché i bambini, si sa, certe cose non le capiscono e potrebbero confondersi. Quando si tratta di sessualità, la propaganda religiosa rappresenta i bambini come infinitamente più stupidi rispetto alla realtà. Quante volte sentiamo ripetere la frase «come lo spiego a mio figlio che… ?» I movimenti pro-vita e famiglia (che in realtà dovrebbero chiamarsi anti-scelta e anti-famiglie altrui) ne hanno fatto uno slogan di successo. In realtà i bambini capiscono e fanno molto di più di quanto i religiosi siano pronti ad ammettere. L’85% degli adulti, del resto, ricorda di aver partecipato in età infantile a giochi che oggi, col senno di poi, definisce sessuali. Ed è anche per questo che non c’è alcun valido motivo per opporsi a una sana educazione sessuale, che tenga ovviamente conto delle esigenze e della sensibilità dei più piccoli.

Nei Paesi Bassi si comincia presto, già dai quattro anni. Niente vezzeggiativi ridicoli per indicare le parti del corpo, ma termini rigorosamente scientifici. E rigorosamente scientifiche sono le spiegazioni sul come avviene la gravidanza e – più tardi – sul come avviene un orgasmo. Ai ragazzi si insegna a riconoscere il consenso del partner, oltre che il rispetto dei vari orientamenti sessuali e dell’identità di genere. I risultati sono eccellenti: il 97% degli olandesi ritiene che le persone Lgbt+ debbano avere gli stessi diritti delle persone eterosessuali. In Italia la stessa percentuale si ferma al 60%. E nei paesi dell’Europa dell’est, passati dall’egemonia politica comunista a quella culturale di matrice cristiana, si oscilla tra il 20% nei casi peggiori (Bielorussia, Russia) e un 40% scarso nei casi più fortunati (Repubblica Ceca). Sia il numero di gravidanze sotto i quindici anni che quello di gravidanze indesiderate sono poi i più bassi d’Europa, rendendo quindi meno necessarie quelle pratiche di interruzione di gravidanza che tanto turbamento recano ai pro-vita.

Ma dove la dottrina cattolica metastatizza nel tessuto socioculturale e scolastico non c’è alcuno spazio per un dibattito sereno e libero sul sesso. L’educazione sessuale onnicomprensiva, che come si è visto si basa su un approccio aperto e non giudicante nei confronti della sessualità, viene fortemente ostracizzata dalla chiesa. E non è necessario spostarsi nelle roccaforti cattoliche del continente. Anche in un paese come l’Irlanda, sempre più laico e secolarizzato, la chiesa cattolica controlla il 50% delle scuole secondarie e il 90% di quelle primarie. Con il controverso progetto Flourish, che traduce la dottrina cattolica in materiale per i corsi di educazione all’affettività, il Consiglio per la catechesi della Conferenza dei vescovi d’Irlanda riesce a infiltrarsi nelle scuole e ad allungare le mani sulle cattedre di educazione sessuale. L’ideale proposto come modello dai facilitatori che aderiscono al progetto, ovviamente, è l’astinenza fino al matrimonio: niente contraccettivi, ché il sesso serve a procreare, né interruzione di gravidanza. Agli studenti Lgbt+ viene negata ogni voce, oltre che la possibilità di raccontare (o di sentire raccontate) le proprie esperienze. Inutile dire che un tipo di educazione sessuale che si basi esclusivamente sulla repressione è del tutto inefficace, ma sono in molti a preferirla.

Anche in Italia l’introduzione nelle scuole della “educazione alla parità” nel 2015 è stata accolta con un’alzata di scudi da parte delle associazioni di famiglie cattoliche. Alcuni genitori furiosi hanno prelevato i bambini dalle scuole, nel timore che venissero incoraggiati l’autoerotismo e il sesso tra minori. Nel primo caso, c’è poco di cui preoccuparsi, perché tra l’altro non si diventa neanche più ciechi. Il sesso tra minori invece già avviene, visto che l’età media al primo rapporto è di 15/16 anni. Discorso diverso va invece fatto per il sesso con minori; questo è un atto ignobile, ma per evitarlo, più che prelevare bambini e ragazzi da scuola per non farli assistere a talune lezioni bisogna stare attenti a non lasciarli in talaltre parrocchie.

Ma non di soli conservatori vive la sessuofobia. Anche per molti autoproclamati progressisti il sesso continua a rappresentare una sporcizia immonda. Se in Polonia il governo di ultradestra e l’immancabile chiesa cattolica non usano mezzi termini nell’equiparare omosessualità e pedofilia, nel confondere deliberatamente il sesso tra minori col sesso con minori e nel definire le persone Lgbt+ una “piaga”, la componente progressista del parlamento è comunque fin troppo timida. Nel dibattito parlamentare sull’educazione sessuale, solo due deputati (eroici) dell’opposizione hanno parlato in termini positivi dei rapporti sessuali tra giovani. L’argomento maggiormente usato dall’opposizione è stato invece un tristissimo «che ci piaccia o no, alcuni giovani fanno sesso». Una pericolosissima trattativa al ribasso, con la quale si continua a riconoscere alla religione il ruolo essenziale di guida etica e morale, a patto che agli intransigenti giudizi moralisticheggianti non si accompagnino punizioni altrettanto severe. Ma i giudizi sanno uccidere, tanto quanto le pietre che alcune donne, colpevoli di essere ‘impure’, si vedono piovere addosso in molti paesi islamici. O quanto le gru da cui in Iran penzolano, spesso nel ludibrio della folla, i cadaveri di uomini e donne colpevoli di essere stati in vita omosessuali.

È proprio la morale sessuofobica, con i giudizi che ne derivano, a spingere ad esempio molte donne vittime di revenge porn a togliersi la vita. Chi gira il filmato ha delle responsabilità enormi; ma la sua vendetta non sortirebbe alcun effetto se venisse meno quel background socioculturale che vede il sesso come qualcosa di sporco e da nascondere, soprattutto se non finalizzato in modo univoco alla procreazione. Troppo spesso, a proposito, si dimentica che i testi sacri condannano i rapporti omosessuali perché infecondi per natura. Il piacere, insomma, per essere accettabile non deve essere perseguito di per sé, ma piuttosto come effetto collaterale della fecondazione. Posizione tra l’altro ben espressa nel nuovo Catechismo, e ribadita dall’attuale pontefice.

È bene invece rivendicare con forza il diritto all’orgasmo. Ricordando ai fanatici religiosi di ogni credo che loro possono scegliere di privarsene, ma non per questo possono negare agli altri il diritto di raggiungerlo. Quando vogliono, come vogliono e con chi vogliono.

Simone Morganti

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