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Troppa libertà di stampa o troppa corruzione?

La "troppa" libertà di stampa ha prodotto un’altra vittima: il Ministro Scajola. Forse è meglio avere in Italia meno libertà di sapere e lasciare che ministri ed altri parlamentari (si dice almeno una trentina) facciano i loro sporchi affari? O forse è meglio avere dei politici integerrimi senza il bisogno che "troppi" giornali si scannino a cercare la verità? Evidentemente si tratta di punti di vista, badiamo bene, entrambi libertari. Libertà di (fare ed) accettare regali da centinaia di migliaia di euro contro libertà di informazione. A scanso di equivoci io mi schiero per la seconda.

Se vivessimo in un paradiso terrestre dove tutto è trasparante, avrebbe ragione il Presidente del Consiglio ad invocare meno libertà di stampa. Per esempio: se il governo, o chi per esso, ci dicesse a quanto ammontava la ricchezza di Claudio Scajola prima di entrare in politica (mettiamo come base il 1980, quando divenne per la prima volta consigliere comunale) depurata dall’inflazione e rivalutata ad oggi, a quanto ammontava la stessa ricchezza nel 2004 (quando comperò la casa al Colosseo) detratte le spese personali e professionali, ogni cittadino italiano saprebbe - senza ricorrere alle inchieste del Giornale o del Corriere - quanto gli ha "reso" fare politica in maniera corretta, come sostiene lui e tutti i suoi compari.

Esiste sì un rendiconto annuale delle denunce dei redditi dei parlamentari fatto dagli organi delle Camere, ma nessuno si è mai preso la briga di comparare i dati personali all’inizio ed alla fine del mandato. Se fosse vero che gli onorevoli sono soggetti a spese ingenti per mantenere in piedi la macchina, come affermano ogni volta che "ritoccano" (all’insù) i loro emolumenti, dovrebbero essere tutti poveri in canna. Ed invece, chissà com’è, a fine carriera si trovano (quasi) tutti con patrimoni ingenti. Delle due una non è vera: o la loro busta paga è gonfiata smisuratamente rispetto alle esigenze di spesa lamentate, o i soldi provengono da qualche altra parte. Non ci si scappa.

Chissà come mai la preoccupazione più grande dei partiti è mettere le mani sulle poltrone delle Asl, delle municipalizzate, di tutti quegli enti che prevedono la presenza diretta o indiretta di rappresentanti politici. Tutte persone perbene dedite al servizio dei cittadini? Penso anche alle Provincie, che la Lega in campagna elettorale voleva abolire (la semplificazione di Calderoli!) e che improvvisamente sono diventate intoccabili: come mai? Forse che Bossi, folgorato sulla via di Lambrate, si è reso conto di quanto sono importanti per il cittadino? Perdonate il sospetto, ma forse c’è qualcos’altro.

Poi, ogni volta che qualcuno (il più fesso?) viene beccato con le mani nella marmellata, ecco le smentite, l’incredulità, la solidarietà dei colleghi, la denuncia della "gogna mediatica". Ah, Robespierre, quelli sì che erano tempi.

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