Tricopigmentazione: scopriamo questo rimedio contro la calvizie
La cosiddetta “tricopigmentazione” è una metodologia di ultima generazione che consente di fronteggiare un disagio (patologia) estetico che riguarda tantissime persone, ovvero la calvizie.
I livelli di diffusione di questa tecnica stanno crescendo sempre più, e ciò non stupisce, potendo vantare dei punti di forza davvero importanti; in quest’articolo andremo a scoprire tutto ciò che è utile sapere su questa soluzione, e lo faremo rispondendo ai quesiti che più frequentemente vengono posti a riguardo.
La tricopigmentazione è un tipo di trapianto?
Iniziamo il “viaggio” alla scoperta della tricopigmentazione chiarendo un aspetto fondamentale: questa metodologia non è un tipo di trapianto.
Negli ultimi anni le tecniche di trapianto si sono evolute in maniera notevole, soprattutto da quando è stato perfezionato il cosiddetto “autotrapianto”, procedura che prevede il trapianto di follicoli prelevati dall’organismo del medesimo paziente e che, proprio in virtù di questa caratteristica, sa assicurare grandi vantaggi in termini qualità, sicurezza ed estetica.
La tricopigmentazione, tuttavia, non è nulla di tutto ciò, anzi non è neppure un intervento chirurgico, e questo è un vantaggio non da poco, dal momento che tantissime persone, sia uomini che donne, desiderano fronteggiare efficacemente il problema della calvizie senza doversi sottoporre ad interventi invasivi per i quali sia indispensabile rispettare una lunga fase post-operatoria.
Come viene eseguita la tricopigmentazione?
Chiarito che la tricopigmentazione non è un trapianto, né un intervento chirurgico, andiamo a scoprire in che cosa consiste.
In questa procedura si fa ricorso a degli appositi pigmenti che vengono depositati sugli strati più superficiali del derma; il reale numero di capelli presenti sulla testa del paziente, dunque, non viene alterato, ma l’effetto estetico sa essere davvero eccezionale.
La tricopigmentazione è una soluzione sicura?
Se ci si chiede se la tricopigmentazione sia una procedura sicura, la risposta non può che essere affermativa.
Anzitutto, come detto, essa non è un’operazione chirurgica, di conseguenza i suoi livelli di invasività sono assolutamente minimi, inoltre i pigmenti adoperati sono biocompatibili ed anallergici.
Ovviamente, anche il più banale trattamento di medicina estetica può divenire pericoloso se effettuato da chi non ha un’adeguata professionalità, di conseguenza anche per una soluzione come questa è fondamentale affidarsi solo e soltanto a centri blasonati.
Tra i più noti centri tricologici italiani specializzati in tricopigmentazione è possibile menzionare Tricomedit Group.
In quali casi è adatta la tricopigmentazione?
La tricopigmentazione può rivelarsi ideale in casi clinici molto diversi.
Nella grande maggioranza dei casi essa viene realizzata per ricreare il cosiddetto effetto rasato: i pigmenti applicati sul cuoio capelluto, infatti, donano un effetto visivo analogo a quello di capelli rasati a zero, questa soluzione può dunque essere perfetta per chi è completamente calvo o convive con una calvizie in stadio avanzato.
Affinché il risultato visivo sia impeccabile, ovviamente, è necessario che laddove siano presenti dei capelli, ad esempio in corrispondenza della nuca o ai lati della testa, anch’essi vengano rasati.
È possibile ricorrere con successo alla tricopigmentazione anche laddove la calvizie sia in uno stadio non particolarmente accentuato, ma si voglia semplicemente donare alla capigliatura una parvenza di maggiore foltezza, collocando i pigmenti nelle zone in cui i capelli sono presenti, ma non hanno una buona densità.
Infine, la tricopigmentazione è perfetta anche per rimediare a difetti circoscritti, ad esempio per rendere impercettibile la mancanza di capelli in corrispondenza di una cicatrice.
La tricopigmentazione è dunque un tatuaggio?
La tricopigmentazione non è assolutamente un tatuaggio, sia perché l’effetto estetico che sa garantire è ben diverso, di gran lunga più naturale, e sia dal punto di vista prettamente tecnico.
Come detto, infatti, i pigmenti sono collocati negli strati più superficiali del derma, inoltre, nella grande maggioranza dei casi, questa procedura ha un effetto semipermanente: a differenza del tatuaggio, dunque, essa deve essere ripetuta dopo un determinato lasso temporale.
Questo, è utile sottolinearlo, non è affatto un limite, bensì un punto di forza: optando per una soluzione semipermanente, infatti, si evita la gravosità di una scelta definitiva e soprattutto si può adattare il colpo d’occhio ai cambiamenti fisici che possono manifestarsi nel corso del tempo, e ciò è importantissimo affinché il risultato sia sempre piacevole ed armonioso.