Strategia. Dalla politica alla guerra e la politica della guerra

"Prontuario di strategia" è un buon testo per capire meglio alcune importanti questioni, politiche e militari, soprattutto internazionali (Cesare Dorliguzzo, Visione Editore, 2024, 218 pagine, euro 19,90).
La strategia militare è "arte e capacità di guidare un Esercito con l'obiettivo della vittoria" (Suntsu, generale cinese, 500 a.C.). Ma le cose non sono mai semplici, perchè la guerra è quasi "sempre radicata in cause complesse, non sia altro che l'ultimo strumento di una politica incapace di risolvere pacificamente i conflitti" (p. 5). Quindi "La strategia (e la tattica) non offre indicazioni certe sulle scelte da compiere, bensì insegna a compierle" (p. 12). In guerra serve l'elasticità mentale come avviene nelle migliori grandi aziende, soprattutto multinazionali.
Così "la strategia è oggi ancora più indispensabile che non nei tempi del confronto diretto, stabile nellla sua immutabilità, prevedibile e ovvia nelle sue risposte e contro-risposte da effetto specchio" (p. 13). Come affermato da Carl von Clausewitz, "La guerra è un confronto fra opposti interessi risolto con la forza. Questa è l'unica differenza da altri tipi di conflitti (di interessi) [...] si può paragonare al commercio in cui si confrontano interessi umani e attività o alla politica che è una forma di commercio su scala più ampia" (p. 16).
La guerra "si configura come il mezzo estremo per far prevalere, con la violenza, la propria volontà; di fronte all'aggressione, l'appello alle armi è, per l'aggredito, reazione naturale e necessaria" (p. 7). Anche se oggi sono più diffuse le guerre limitate: gli sforzi collegati agli interessi politici in gioco si riducono spesso a obiettivi locali, anche "in vista di una successiva fase di trattativa politica" (p. 8). Ma questo genere di guerre possono evolvere in maniera più o meno lenta in un conflitto più grande: la guerra generale, che mira alla distruzione completa dell'avversario" (p. 8). La guerra in Ucraina è un obiettivo limitato, che si spera non diventi una guerra allargata.
Comunque "Anche nel passato gli Stati non si facevano la guerra per la guerra, ma per creare una pace favorevole ai loro interessi e alla loro visione del mondo" (p. 171). In genere si fa una guerra per imporre il proprio modo di interpretare le cose agli altri. Le vere guerre di conquista sono oramai un ricordo del passato. Ma la conquista degli spazi chiave di un territorio sono ancora una questione fondamentale. Quindi "Solo le guerre civili (come quella americana)" hanno "tutta la loro carica di violenza estrema e di odio per il nemico" (p. 172). Più si è vicini nel conflitto armato più le emozioni vengono espresse in modi massicci.
Oggi, "Nel mondo del terziario, la ricchezza dipende essenzialmente da fattori verticali, come la produttività e il know-how tecnologico, che non possono essere conquistati con la forza militare. Come strumento della geopolitica, la geoeconomia è in gran parte subentrata alla geostrategia". Per fortuna ai grandi riccastri di oggi dispiace di più perdere gran parte dei propri denari in una guerra. Ma sempre a loro piace di più vincere molti denari in una specie di guerra, forse solo economica. E la prossima guerra allargata sarà probabilmente in gran parte digitalizzata.
Tuttavia "chi non è padrone della lingua straniera ha difficoltà a esprimersi correttamente, così gli uomini di Stato spesso emanano ordini che sono contrari allo scopo che dovrebbero conseguire" (cosa che accade soprattutto in Italia). In effetti "I militari devono saper pensare in termini politici per fermare gli stessi politici nel momento in cui le loro decisioni stanno superando il limite entro il quale dovrebbero arrestarsi" (premessa).
In ogni caso l'Italia di oggi è politicamente inclassificabile.
Cesare Dorliguzzo è un Generale in riserva dell'Esercito Italiano, che si è occupato di pubblicazioni militari per la Rivista Militare e che ha avuto incarichi di comando in ambito operativo, logistico, addestrativo e territoriale. Per un approfondimento: https://www.quirinale.it/onorificen...
Nota machiavellica - Bisogna ricordare che "pensare alla guerra significa pensare anche allo Stato, perchè Chi rinuncia a portare le armi proprie, porta quelle degli altri" (Dorliguzzo e Machiavelli, p. 170).
Nota specialistica - "Recenti studi hanno rivelato che il punto di maggiore debolezza di alcune Forze Armate è rappresentato dalla loro "separazione" dalla società" (p. 125). Le Forze Armate più forti sono "al servizio di un'ideologia" o "di una elevata tradizione".
Nota realista - "Di fatto, ora la guerra non la si dichiara più. Ci si limita a farla, impiegando la forza militare in situazioni di crisi e di emergenza a cui corrispondono nel diritto interno vari stati di eccezione" (p. 177). Inoltre oggi "le colonie non si conquistano ma si rifiutano, anche perché le nuove strutture dell'economia internazionale consentono all'Occidente di trarne i vantaggi senza pagarne gli oneri" (p. 179). P.S, Una buona parte di questo testo è piuttosto specialistica.
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