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Sciopero migranti a Torino: né pace né guerra, solo sano conflitto sociale

Sciopero migranti a Torino: né pace né guerra, solo sano conflitto sociale

A Torino lo sciopero dei "migranti" ha fatto vedere un’immagine che a tanta gente non deve essere piaciuta per nulla.
 
Due fatti per spiegare perché.
 
1 - Il mercato di Porta Palazzo era vuoto di banchi perché la cooperativa (lavoratori immigrati) che doveva montarli aveva scioperato al completo.
 
2 - Durante la manifestazione è giunta voce che un "irregolare" era stato arrestato perché privo di documenti. Centinaia di persone incazzate hanno assediato Porta Nuova per farlo rilasciare (cosa avvenuta), segnando in questo modo un messaggio esplicito su quelli che sono i limiti di sopportazione.
 
Questi due episodi bastano da soli a chiarire perché è tempo che si volga lo sguardo verso nuovi soggetti che diventeranno i protagonisti di quella lotta "di classe" che per tanta gente appisolata non ha più significato.
 
Questa cosa mostra il clima di disagio e di incazzatura che gira tra quelli che sono più deboli e indifesi. Secondo me è proprio questa condizione che marca la differenza con i tanti "garantiti" che circolano nelle piazze con uno straccetto rosso immalinconito appeso al collo.
 
Quei lavoratori della cooperativa sono i più esposti, possono essere licenziati senza problemi e di loro non si occuperebbe nessuno. Qualche giorno fa un compagno mi ha scritto "come è difficile non so da dove iniziare, e poi la situazione e il menefreghismo". Sarà mica anche una questione di avere gli attributi? Tanto per dircela tutta.
 
Ora mentre vi fate le vostre elucubrazioni mentali su chi e come votare occupandovi delle pessime figure del Presidente del Consiglio che fatica a presentare la sua lista di ballerine vi lascio con due questioni ancora aperte, la prima la potete leggere nel post di macerie che copio in questo spazio; la seconda è che c’è gente in galera qui a Torino, messa dentro da democratici giudici della Repubblica nata dalla resistenza e fondata sulla Costituzione e sul lavoro (anche no), in galera, dicevo, perché sono antirazzisti.
 
Con tutto il cuore e l’affetto (che è tanto) ma andate a xxxxxxxo popolo di sinistra.
 
p.s.
ricordate, né pace né guerra solo un sano conflitto sociale per muovere questo mare di merda.
 

“Siamo stanchi di non vivere bene. Viviamo come topi. La roba da mangiare fa
schifo. Viviamo come carcerati ma non siamo detenuti. I tempi di detenzione
sono extra lunghi perché 6 mesi per identificare una persona sono troppi.
Siamo vittime della Bossi Fini. C’è gente che ha fatto una vita in Italia e


che ha figli qua, gente che ha fatto la scuola qui e che è cresciuta qui. Non
è giusto. Non siamo delinquenti.

L’80 per cento di noi ha lavorato anni per la
società italiana e si è fatta il culo. I veri criminali non ci sono qui. Una
settimana fa uno di noi ha cercato di suicidarsi. Poi sono arrivati i
poliziotti coi manganelli per picchiarci come criminali o animali. Siamo
stanchi di questa vita. Vogliamo essere liberi come dei gabbiani e volare. Però
sei mesi sono troppi per un’identificazione, qui è peggio, peggio della galera.
La gente uscita dal carcere viene riportata qui altri sei mesi dopo che ha
pagato la sua pena, non è giusto. La gente che ha avuto asilo politico dalla
Svizzera o da altri stati in Europa e del mondo qui in Italia non li accettano,
non è giusto. I motivi dello sciopero è che i tempi sono troppo lunghi e
abbiamo paura perché due di noi sono morti dopo che sono stati espulsi altri
sono pazzi e noi non sappiamo cosa fanno loro dopo l’espulsione, e per andare
ti fanno le punture e diventi pazzo, alcuni muoiono. Entrando qui eravamo tutti
sani e poi usciamo che siamo pazzi. Inoltre rimarremo in sciopero fino a che
non fanno qualcosa per quelli arrestati di Torino che hanno fatto tante cose
per noi e che ora son in carcere.
Come scrive Dante il grande poeta
Vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non
dimandare”

Questo è il comunicato che i reclusi nel Cie di via Corelli a Milano hanno scritto ieri per rivendicare il loro sciopero della fame.

Da ieri infatti tutte le sezioni del Cie, maschile, femminile e transessuale, sono entrate in sciopero per protestare non solo contro la loro reclusione, i maltrattamenti e le terrificanti condizioni in cui sono costretti a vivere, ma anche in solidarietà con con chi a Torino il 23 febbraio è stato arrestato per attivita’ antirazzista; di cui due, ci teniamo a specificarlo, sono i reddattori stessi di questo sito.
 

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