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Schiavi dei soldi e sicari del male: ce lo spiega Bauman nel suo ultimo saggio

La casa editrice Erickson ha da poco pubblicato “Le sorgenti del male”, un saggio di Zygmunt Bauman che sorprende per la chiarezza estrema e per la sintesi illuminante.

“Perché il male trionfi basta che i buoni rinuncino ad agire”. Edmund Burke (statista irlandese).

Bauman riporta alcuni fatti storici molto drammatici e prende in esame le considerazioni sulla “personalità autoritaria” del filosofo Theodor Adorno e la famosa simulazione dello psicologo Philip Zimbardo sulla prigionia, realizzata con pacifici studenti, che alla fine dello strano esperimento erano diventati dei veri carnefici, fino al punto da dover finire la sperimentazione (in “L’effetto Lucifero”, 2008). In sintesi si può affermare che il famoso sociologo condivide la tesi emersa dagli studi dello psicologo Stanley Milgram: negli esseri umani la tendenza ad eseguire gli ordini è profonda, spesso inconscia e non si ferma nemmeno davanti alle proposte più ripugnanti. In molti casi anche le vittime seguono passivamente le direttive dei loro sfruttatori o carnefici.

In realtà la mancanza di empatia non è la causa principale della malvagità. Sono i sistemi politici e burocratici orientati alla disumanizzazione che indicano la strada al male. Del resto basta definire l’antagonista come nemico e il nemico “come malvagio, persecutorio, inferiore, osceno, animalesco” (Riccardo Mazzeo, p. 14). Nel caso dei kamikaze si può scoprire che “erano i ragazzi migliori della loro comunità, noti per la loro propensione a cooperare, per la loro generosità, ed erano invariabilmente bravi studenti” (testimonianza di Nasr Hassan, in Psicologia del terrorismo).

Quindi nella maggioranza dei casi malvagi si diventa. Per mancanza di carattere, per mancanza di educazione, per scarsa cultura, per l’eccessivo attaccamento al potere sociale, per gli scrupoli burocratici deresponsabilizzanti, per l’idolatria del denaro. Spesso incide la pigrizia e la scarsa immaginazione. Si diventa cattivi per la banalità delle abitudini sociali, per mantenere la propria famiglia e per fare una rapida carriera. Per la filosofa Hannah Arendt la banalità del male consiste soprattutto nella difficoltà e nella “mancata volontà di immaginarsi davvero nei panni degli altri” (“Eichmann o la banalità del male”, Hannah Arendt e Joachim Fest, Giuntina, 2013, p. 41).

Per tutti questi motivi il conformismo sociale è una delle principali cause delle guerre e delle crisi economiche. Anche in campo finanziario si parte dalla rigidità ideologica, si arriva all’abuso dell’autorità per legittimarla e si usano le tattiche della diffusione della responsabilità per non appesantire le coscienze degli innumerevoli sicari diretti e indiretti del male. Siamo tutti schiavi dei soldi e i sicari del male sono quasi sempre dei burocrati governativi e finanziari molto avidi, ambigui, ambiziosi e viziosi.

Nella maggioranza dei casi si diventa malvagi semplicemente per obbedire: “Saper dire no, saper disobbedire, conservare “eroicamente” questa capacità, l’unica che ci consenta di decidere e scegliere: questo ci serve, per sfuggire all’effetto lucifero” (Bauman). Anche l’introduzione ben elaborata di Riccardo Mazzeo ci aiuta a capire i pericoli derivanti dalle trappole delle nuove maggioranze desensibilizzate e totalizzanti; o dalle perversioni delle persone che utilizzano “droni e tastiere d’una potenza inaudita per fare le guerre senza sporcarsi un alluce sul terreno nemico”.

I sistemi di potere molto centralizzati e poco supervisionati inducono alla depravazione ed “è proprio quando si coniuga con la paura cronica che il potere diventa spaventoso” (Eric Hoffer, The Passionate State of Mind, 1953). In fin dei conti la giustizia si realizza nelle piccole e grandi cose concrete, mentre gli accordi istituzionali sono pensati e attuati in modo da difendere soprattutto gli interessi dei più forti.

Purtroppo “Il nostro senso di potere è più intenso quando spezziamo lo spirito di un uomo che quando conquistiamo il suo cuore” (Eric Hoffer, 1953).

Nota personale - Ai professionisti che desiderano approfondire il tema della malvagità consiglio l’opera fondamentale di Philip Zimbardo: “L’effetto Lucifero. Cattivi si diventa?” (Raffaello Cortina, 2008). L’autore segnala alcuni siti molto interessanti: www.prisonexp.org (l’esperimento della prigione di Stanford), www.lucifereffect.com (un programma sintetico per resistere alle cattive influenze sociali), www.socialpsychology.org (network), www.ccrjustice.org (Center for Constitutional Rights; presidente: www.michaelratner.com/blog), www.hrw.org (Human Rights Watch, organizzazione mondiale che difende i diritti umani), www.yale.edu/hraf (Human Relations Area Files). Gli Human Relations Area Files sono “un database di informazioni sulle culture di tutto il mondo sotto forma di resoconti di antropologi, missionari, psicologi, ecc.” (Zimbardo, p. 439).

Franco Zeno ha invece studiato l’eroismo: www.greatergood.berkeley.edu/author/Zeno_Franco.

Infine agli amanti del cinema consiglio il celebre “Il Signore delle Mosche” sulla violenza primordiale degli esseri umani e dei ragazzi (di Peter Brook, Gran Bretagna, 1963), e “L’onda”, che narra l’angosciante esperimento scolastico di un insegnante anticonformista, coraggioso e fantasioso che riesce a far nascere una nuova autocrazia (di Dennis Gansel, Germania, 2008).

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