Richard Thaler e i comportamenti strani degli esseri umani
Nel 2018 il premio Nobel Richard Thaler ha pubblicato un saggio originale e scorrevole, ironico e autoironico, che contiene delle storie appassionanti e illuminanti: “Misbehaving. La nascita dell’economia comportamentale” (Einaudi, 424 pagine effettive, euro 22).
La psicologia applicata all’economica sta vivendo la sua fase di crescita esponenziale delle nuove conoscenze. Le azioni anomale e le scelte economiche dei cittadini e dei consumatori sono sempre più studiate, grazie ai motori di ricerca, e grazie al tracciamento delle loro decisioni online e dei loro acquisti con bancomat e carte di credito. Quindi in questo libro viene rivista e ridimensionata la figura molto ideale della scelta economica razionale. Inoltre Thaler si è spinto a studiare il settore finanziario, e addirittura a fare l’analisi “economica comportamentale del diritto” (p. 322).
In effetti “nessun economista ha visto arrivare la crisi finanziaria del 2007-2008, e peggio ancora, molti pensavano che tanto il crollo quanto le conseguenze fossero cose che semplicemente non potevano avvenire” (p. 9). Solo Robert Shiller si accorse della bolla immobiliare e Roubini si rese conto dello stato di pre-crisi (ha studiato in Italia alla Bocconi). Anche se l’economista medio si ritiene uno scienziato paragonabile ad un fisico, grazie alle sue abilità matematiche, le sue capacità scientifiche di predizione sono pari a quelle di un sismologo o di un astrologo. Le molte presenze televisive degli economisti ci portano quindi a sopravvalutarli troppo.
Purtroppo l’assunto della scelta razionale e della tendenza ad ottimizzare le azioni non prende in considerazione il fattore tempo: la gente non riesce ad essere molto razionale, poiché la vita e i meccanismi mentali che hanno consentito la nostra evoluzione ci chiedono di risparmiare tempo. Chi risparmia tempo risparmia energia è ha più possibilità di vivere e di mettere al mondo più figli. Se una qualsiasi persona entrasse in un supermercato per valutare e comprare tutti i beni alimentari in maniera davvero razionale, non riuscirebbe a trovare il tempo per mangiare. Il tempo è il bene più prezioso (è il sale della vita). Pensiamo di essere razionali, ma alla fine scegliamo molte cose che hanno scelto i familiari, gli amici o gli altri, o che hanno mostrato i pubblicitari.
Gli esseri umani dispongono di tempo ed energia mentale in quantità limitate, quindi per ottimizzare le scelte tutti noi utilizziamo delle semplificazioni che seguono delle regole cognitive e operative, che con il passare del tempo si stabilizzano in abitudini personali, familiari e culturali.
Comunque il lavoro principale dello studioso americano si è concentrato sulla “contabilità mentale”, cioè su come le persone interpretano e utilizzano il denaro; e sull’applicazione dell’autocontrollo, cioè sulla scelta se fare una cosa ora o più tardi. In genere sulle spesse piccole e frequenti abbiamo più possibilità di apprendimento diretto e personale, ma poniamo meno attenzione. Invece sulle scelte più impegnative e poco frequenti abbiamo meno possibilità di apprendimento, ma facciamo delle valutazioni più razionali (la scelta dell’auto).
La contabilità mentale prende in esame il rapporto costi e opportunità. Per esempio “Il costo della cena e del cinema di questa sera non è catturato pienamente dall’esborso finanziario, ma dipende anche dagli usi alternativi di quel tempo e di quel denaro” (p. 71). A volte l’aver investito molti soldi in un progetto di lavoro o in uno personale ci rende difficile abbandonare quel progetto anche se siamo fermi da tempo in un punto morto (può succedere anche in un matrimonio).
Per quanto riguarda il fenomeno dell’autocontrollo ci sarebbero molte cose da dire, ma la più importante è questa: gli economisti si semplificano troppo la vita e fanno finta “che i problemi di autocontrollo non esistano” (p. 108). Per un economista non esistono persone tradite dalle troppe tentazioni e dalle troppe occasioni. Invece alcune persone evitano di passare davanti alle pasticcerie per evitare di spendere e di ingrassare. Inoltre moltissime persone non hanno l’immaginazione e la forza di volontà molto sviluppata, e il vero problema è che “il piacere di cui godremo di qui a dieci anni ci interessa talmente poco a confronto di quello godibile oggi” (Adam Smith, citato a p. 110,).
In ogni caso siamo tutti diversi. Ci sono persone più emotive e altre più o meno acculturate. Ci sono aziende che attirano una certa tipologia di persone e altre che riescono ad attirare una clientela più generalista. Per questo motivo esistono tante scuole di economia e di psicologia. E moltissime persone preferiscono l’emozione di riuscire ad ottenere un grosso sconto, rispetto a tanti piccoli risparmi appena percepibili che sommati sono anche superiori allo sconto. E quasi tutte le persone e quasi tutti gli studiosi “hanno una naturale tendenza a cercare un’evidenza che confermi e che non contraddica” le proprie idee e teorie (pregiudizio di conferma, p. 207).
Comunque il premio Nobel americano ha analizzato i comportamenti individuali e le distorsioni cognitive che possono colpire ognuno di noi, dal semplice cittadino al grande professionista, fino al famoso economista. Ad esempio per i politici e per gli economisti esistono “vite statistiche”, mentre per i medici e i cittadini esistono le “vite identificate” di persone reali con un volto e un nome. Oltretutto per quanto riguarda la buona applicazione delle politiche pubbliche, “se vuoi che la gente rispetti una norma o una regola, è una buona strategia informarla che la maggior parte delle persone lo fa” (Robert Cialdini, citato a p. 400, Le armi della persuasione, Giunti, 2015).
Infine bisogna aggiungere che nessuno può interpretare “i gesti della mano invisibile del mercato”. Però “facciamo esperienza di vita in termini di variazioni, abbiamo una sensibilità decrescente sia ai guadagni sia alle perdite, e le perdite addolorano più di quanto i guadagni di dimensioni equivalenti provochino piacere” (p. 42 ). Alla fine dei conti il famigerato fenomeno dell’avversione alla perdita è lo strumento più potente in dotazione all’economista comportamentale.
Richard H. Thaler è nato nel 1945 e ha vinto il premio Nobel per l’Economia nel 2017. Per alcuni approfondimenti video: www.youtube.com/watch?v=42qbHeFxdzE (con Hal Varian, capo economista di Google dal 2002, parla anche l’italiano), www.youtube.com/watch?v=BWUtLSfb9zs (intervista, https://bigthink.com, 2012), www.youtube.com/watch?v=ej6cygeB2X0 (Nobel Lecture, 8 dicembre 2017). Nel 2009 ha pubblicato “Nudge. La spinta gentile” insieme a Cass Sunstein. Per approfondimenti più recenti: https://twitter.com/R_Thaler.
Nota britannica – Il governo del Regno Unito nel 2010 ha creato un team specializzato nell’analisi comportamentale per migliorare le politiche pubbliche: www.behaviouralinsights.co.uk. La squadra è composta da ottanta persone, quasi tutte giovani, preparate e motivate, con foto e profilo recuperabile cliccando su The Team. Tra i vari profili ne segnalo due di professionisti che parlano anche la lingua italiana: https://twitter.com/GBriscese, Alexandra De Filippo.
Nota curiosa – Nell’evoluzione vince la meritocrazia. Qualsiasi fattore sociale non meritocratico asseconda l’involuzione. Qualsiasi comportamento antimeritocratico è doppiamente fallocratico: è politicamente scorretto e socialmente dannoso per quasi tutti. E chi fa il fallo pensa con il fallo.
Nota esistenziale – “Sai, è divertente. Quando hai l’influenza ti sembra di morire, ma quando stai per morire, per la maggior parte del tempo ti senti proprio bene” (Amos Tversky, morto nel 1996 a 59 anni, amico e collega di Thaler, socio di lunga data del premio Nobel Daniel Kahneman).
Nota aforistica – “Ognuno vale quanto il suo ultimo articolo scientifico” (motto dell’Università di Chicago, p. 324); Per cambiare le persone bisogna “scongelarle” lentamente rendendo le cose molto facili (Kurt Lewin); “Non è ciò che non conosci che ti mette nei guai, è ciò che dai per certo che non lo è” (Mark Twain); “Talvolta, anche quando state parlando con il boss, dovete lanciare l’allarme per la minaccia di una catastrofe incombente” (Thaler, p. 423, citando il libro Checklist di https://atulgawande.com; www.agoravox.it/La-lista-di-Gawande-Una-soluzione.html). Infine: “Attenzione! Attenzione! Ci sono troppi essere umani in circolazione!” (Amian Azzott). Più persone ci saranno nelle città e nelle nazioni, più difficoltà ci saranno nella gestione di tutte le operazioni.
Nota finanziaria – I mercati finanziari sono abbastanza precisi sui prezzi, poiché sintetizzano le valutazioni e le interpretazioni di molti professionisti e di molte istituzioni. In questo modo gli inevitabili errori si possono compensare. Ma nemmeno i mercati possono prevedere il futuro. E nemmeno i mercati sono impermeabili alle mode. E anche i mercati sono dominati da qualcuno (che possedendo i grandi istituti bancari conosce le carte di quasi tutti gli avversari finanziari).
Nota sull’equità dei prezzi – “Se a Natale li spenni, non tornano a marzo”. Questo è “un buon consiglio per qualsiasi impresa interessata a costruire una clientela fedele” (p. 70). Questa cosa non succede a molti turisti che vanno a Venezia e a Roma (forse anche per questo motivo il flusso turistico in Italia è in calo da molti anni). E anche la presenza di molti barboni in molte zone turistiche non gioca a nostra favore (li ho visti pure in zona Duomo a Milano, con addirittura una tenda aperta). In ogni caso se un cliente paga troppo alla fine rimane deluso, non torna una seconda volta e comunica a moltissimi altri potenziali clienti che l’esperienza è stata deludente.
Nota realistica – In molte società, per quasi tutti i manager “ottenere grandi risultati porterà a modeste ricompense, mentre causare una perdita di uguali dimensioni” porterà al loro licenziamento (p. 224). Anche i manager provano un forte sentimento di avversione alla perdita.
Nota finale – Il fondamento dell’economia politica e, in generale, di ogni scienza sociale, è evidentemente la psicologia. Potrebbe venire il giorno in cui saremo in grado di dedurre le leggi della scienza sociale dai principi della psicologia” (Vilfredo Pareto, 1906, citato a p. 3). In estrema sintesi: forse ha ragione chi dice che per fortuna esiste l’abitudine, che è il più forte stabilizzatore sociale. Di solito i cambiamenti troppi repentini sono seguiti da comportamenti poco cristallini.
Approfondimenti vari: https://bbiasblog.wordpress.com (il blog sul tema degli studenti della Bocconi); www.agoravox.it/La-psicologia-del-pensiero.html (una mia recensione del libro del premio Nobel Daniel Kahneman, che ha fatto da pioniere all’economia comportamentale); http://behavioralscientist.org; www.agoravox.it/Scienza-economica-e-scienza-della.html (nelle scelte economiche peserà sempre di più anche il fattore identità, soprattutto nei paesi più sviluppati in cui le persone si sono rese indipendenti dalle necessità); https://twitter.com/ideas42 (think tank, pensatoio di economisti psicologisti); www.behavioralsummit.org (evento annuale); www.people-science.com/careers; www.maritz.com/Careers.
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