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Quanti conflitti d’interesse dietro ad un bavaglio

 
Che in Italia il vero problema, o almeno il prioritario, fosse la carenza di stampa libera e non di libertà di stampa, lo dissi il giorno dello sciopero dell’FNSI, "il giorno del silenzio", ed ora mi andrebbe di dirlo ed urlarlo ancora di più.
 
Ora che il "Bavaglio" è diventato una questione di parte e non lo è più di principio di etica o di libertà, come alcuni antibavaglisti professionisti propagandisti predicavano, sono proprio curioso di vedere come andrà a finire.

Dopo che la Commissione Giustizia della Camera ha terminato, come tutti sappiamo, il licenziamento degli emandamenti al DDL intercettazioni, se tutto si fosse ridotto ad una misera competizione, i veri sconfitti resterebbero assolutamente i magistrati, che è la cosa più grave più incisiva e più criminale, perché sono i veri "imbavagliati" dal DDL, in quanto l’unica concessione che gli è stata accordata è la proroga alle intercettazioni di 15 giorni in 15 giorni, e non più di 3 giorni in 3 giorni; poi resterebbero "lievemente bastonati" i parlamentari (emigreranno su Skype?), perché non sarà più obbligatorio chiedere l’autorizzazione alle Camere per le intercettazioni indirette che riguardano i nostri amici onorevoli; salgono invece sul carro dei vincitori i giornalisti: che le intercettazioni siano ridotte o no (chi se ne frega?), quelle rilevanti potranno essere pubblicabili, e ciò dimostra quanto la stampa non sia solo una casta, ma anche una lobby (questioni di stampa libera e non di libertà di stampa, ricordate?).
 
E i blogger?
Già, il mondo del web oggi si chiede perplesso, ed i blogger?
 
Nulla, non è cambiato nulla. Come non mi auspicavo ovviamente. Ma se poco o molto inciderà questo maledetto bavaglio, si dovrebbe decidere presto.
 
I giornalisti, non i pennivendoli o i giornalai, dovrebbero decidere di che mondo far parte, di che pane mangiare, in che piatto servirsi, quello della stampa o in quello del web.
 
O blogger o giornalisti.
 
Come ha scritto Mantellini ieri, ora vorrei vedere quanti giornalisti compatti sfileranno al fianco dei blogger, lasciati soli e sconsolati in questa battaglia contro l’obbligo di rettifica.

"Per i siti informatici compresi i giornali e i periodici diffusi per via telematica le rettifiche sono pubblicate entro 48 ore dalla richiesta con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono
".

Libertà alla carta straccia stampata, sempre più in crisi, con le pezze al culo, con introiti e tirature ridotte, con videocassette e dvd in omaggio per "arrotondare", con fondi pubblici, pagata con i portafogli di tutti i cittadini, ovviamente.
 
Repressione al web, il futuro dell’informazione e della globalizzazione, settore sempre più florido, dove arrivano sempre più soldi e più lettori, sotto gli occhi sgranati delle concessionarie pubblicitarie e degli editori morti di fame.

I diritti e i doveri dei blogger e quelli dei giornalisti non saranno più la stessa cosa.
 
I diritti e i doveri di un misero blogghettuccio, che rischia 12.500 euro di multa se non rettifica entro 48 ore i suoi contenuti, non sono e non saranno più gli stessi di un giornalista della carta e della casta stampata, lasciato libero di pubblicare "l’impubblicabile", in questo ipocrita e meschino disegno di legge.
 
Per quanto riguarda la politica oramai non si capisce più niente, tra partiti e finti paladini, tra contraddizioni e interessi, tra dichiarazioni e silenti dietrofront.

Ricapitolando (qualcuno mi aiuti a sciogliere questa matassa, per favore):
 
_ un PD che spara sul web una campagna "Nessuno tocchi i blog", mentre le modifiche al DDL intercettazioni sono passate anche coi voti del PD e dell’UDC, e la Finocchiaro del PD che dichiara "Non voteremo mai il DDL";
 
_ Gianfranco Fini, molto Al Gore e poco Silvio, che dichiara qualche mese fa che il web meriterebbe il Nobel, e che la libertà di stampa non è mai troppa, mentre la finiana Bongiorno dichiara "inammissibili" gli emandamenti salva-Rete, e il direttore di Farefuturoweb, la fondazione vicina alle posizioni di Fini, oggi scrive:"Non colpite i blog";
 
_ Rao dell’UDC che dichiara testo migliorato, ma non basta (migliorato anche con modifiche votate dal PD e dall’UDC, ma non basta);

_ Chi ha proposto le modifiche all’articolo 1 del comma 29, quello che riguarda i blog e ritenuto inammissibile? Il deputato Roberto Cassinelli, del PDL!
 
Che la politica di sostanza e non di propaganda, non esistesse più in Italia, ce n’eravamo accorti già da un bel po’, quindi tutta questa diversità di posizioni e di opinioni in teoria non ci dovrebbe scandalizzare più di tanto.
 
Ma che i giornalisti-giornalisti, e non i giornalisti-impiegati del compianto Siani, dovrebbero scegliere se emigrare definitivamente in Rete, dovrebbe essere un quesito all’ordine del giorno: se esistesse un Dio Web a questo punto dovrebbe spedire un Mosè, che un po’ come le acque separi chi ha realmente a cuore il web e chi il proprio portafoglio.
 
E poi soprattutto, chi difenderà l’informazione libera? I giornalisti, che ne dovrebbero essere i tenutari ufficiali, o un povero studente universitario, un modesto impiegato o un misero operaio, che cura un blog per passione, per dedizione, per amore verso la conoscenza e la verità, che però potrebbe vedersi arrivare a casa una bella sanzione di 12.500 euro per qualche svista.
 
Sono proprio curioso di vedere come andrà a finire, sperando che definitivamente e nonostante tutto questo DDL alla fine non passi, con o senza modifiche.
 
In attesa che comunque l’Italia si risvegli dal torpore della disinformazione, e si ribelli una volta e per tutte a questo infame bavaglio: il mio sogno è vedere una marea di cittadini, che per rispondere al predicozzo "del diritto alla privacy" di Silvio & Co, sfili in centro, nelle piazze, negli uffici, nelle metropolitane, con i cellulari in mano e con i vivavoce attivati.
 
Il diritto alla privacy maschera il loro dovere a delinquere.
E questo, che purtroppo è la cosa più grave di tutte, ancora non passa.

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