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Primo round

Ne abbiamo accennato in parte, molto poco in realtà, in “Italici neoplasmi", in queste ore, la fine del primo atto.

In politica nulla avviene per caso e di certo non sono gli scandali sessuali di Mr B o quelli edilizi di Fini e neppure quelle che sembrano bizze politiche ad aver portato al doppio voto di fiducia.

Il tutto rientra in un processo, in atto ormai da tempo, che tende a sostituire il governo italiano con un esecutivo tecnico, con il compito di attuare "riforme" urgenti che sono ben più difficili da attuare quando i partiti devono rispondere direttamente ai propri elettori, anche se questo, in Italia, è un vero e proprio eufemismo.

Nel pieno dei trattati lisboniani la BCE e il FMI chiedono tagli alle pensioni e riduzioni ai deficit di bilancio, quindi gli stati eseguono; noi siamo a conoscenza solo dei casi dove la popolazione “resiste”, ma ovunque si esegue.

Là “in alto” non si fidano del Governo Berlusconi (anche se sotto la minaccia di un attacco al debito pubblico italiano l'esecutivo ha già seguito una linea di rigore, bloccando gli investimenti che sarebbero necessari per l'economia reale), soprattutto non si fidano di Giulio Tremonti, reo di non aver rifinanziato a dismisura le banche, cosa poco gradita al sig. Mario Draghi.

Oltretutto Berlusconi si circonda di partner poco controllabili, quali magari la Libia o la Russia il che dà non poco fastidio ai manipolatori della geopolitica a Washington, Londra e Bruxelles.

Dietro alle “bischerate”, quali le leggi elettorali, si celano progetti di tagli pesanti alla previdenza sociale, la privatizzazione delle municipalizzate (bloccata, magari anche per interesse, dalla Lega Nord), e l'ulteriore liberalizzazione di ogni servizio pubblico.

In queste ore il governo ha resistito, ma si è dimostrato debole e prossimamente assisteremo a degli altri round che tendono a portare ad un governo tecnico od ad una tecnica alleanza che governi al più presto in rappresentanza della geopolitica e delle 3M, probabilmente andremo sotto la guida “sanguinosa” di Mario Draghi o Luca Cordero di Montezemolo, informatevi tranquillamente in rete di quali siano i loro modelli.

Troviamo conferma della trasversalità dell’attacco in una recente mozione presentata da Francesco Rutelli al Senato, che parla chiaro:

“... e) le liberalizzazioni sono urgenti, e va tradotta in disposizioni legislative la segnalazione al Governo del febbraio 2010 da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, riguardante i mercati dei servizi pubblici (postali, ferroviari, autostradali e aeroportuali), energetici (carburanti e filiera del gas), bancario-assicurativi, degli affidamenti pubblici e di tutela dei consumatori. Vanno recepite nella Costituzione le norme dei Trattati UE sulla concorrenza. Vanno rafforzate le norme in materia di servizi pubblici locali: troppi monopoli stanno spingendo verso l'alto le tariffe... " (1-00314 del 6 ottobre 2010).

L'incessante richiesta di liberalizzazioni e tagli alla spesa pubblica è il marchio di fabbrica di coloro che hanno creato la crisi economica attuale: niente investimenti pubblici, niente misure punitive contro la speculazione finanziaria, e niente protezioni per i settori produttivi.

Il dramma è che, in realtà, nel nostro paese non si sono ancora sviluppate forze che si ispirano al bene comune, unico mezzo per bloccare un progetto che sarebbe disastroso per il paese.

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