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Polonia, un anno fa l’inizio dell’attacco ai diritti delle donne

Il 22 ottobre 2020 una sentenza del Tribunale costituzionale polacco stabilì il divieto pressoché totale di abortire, giudicando incostituzionale l’interruzione di gravidanza in caso di “gravi e irreversibili malformazioni fetali o malattie incurabili che minacciano la vita del feto”, circostanze che fino ad allora avevano riguardato il 90 per cento dei circa 1000 aborti legali all’anno.

La sentenza provocò reazioni di massa nonostante fosse stata emessa nel pieno della pandemia da Covid-19, in un periodo nel quale le limitazioni alla libertà di movimento rendevano anche l’accesso ai servizi di medicina per ragioni estranee al contagio da coronavirus, difficile e costoso.

Quattordici organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato l’attacco ai diritti delle donne cui la sentenza del Tribunale costituzionale – le cui legittimità, indipendenza e imparzialità sono sempre più compromesse – ha dato luogo.

Nei primi sei mesi dall’entrata in vigore della sentenza, l’organizzazione “Aborto senza frontiere” ha ricevuto 17.000 contatti da donne in difficoltà e continua a riceverne una media di 800 al mese.

Un’altra organizzazione, “Federa”, ha svolto 8100 servizi di consulenza in 11 mesi (tre volte di più rispetto agli anni precedenti) e ha ricevuto 5000 e-mail di donne che chiedevano aiuto.

Ma i partiti e i gruppi politici contrari ai diritti delle donne, ivi compreso quello al potere, “Diritto e giustizia”, sembrano non accontentarsi.

Nel settembre 2021 è arrivato in parlamento un progetto di legge che considera l’aborto sempre e comunque alla stregua di un omicidio e prevede fino a 25 anni di carcere per le donne che abortiscono e per chi presta loro assistenza. Sempre in parlamento è all’esame di una commissione dall’aprile 2020 un progetto di legge che criminalizza l’educazione sessuale.

Dal 9 ottobre la cofondatrice dell’organizzazione “Sciopero di tutte le donne polacche”, Marta Lempart, ha iniziato a ricevere minacce di morte. Da allora è scortata dalla polizia ogni volta che interviene a una manifestazione.

Nel luglio 2021 la Corte europea dei diritti umani ha annunciato che prenderà in esame i ricorsi delle donne polacche che denuncino violazioni della Convenzione europea dei diritti umani in conseguenza della sentenza del Tribunale costituzionale.

Sul piano politico, il partito di opposizione Lewica e le organizzazioni per i diritti delle donne stanno raccogliendo firme su una proposta di iniziativa civica chiamata “Aborto legale senza compromessi”, che prevede l’interruzione legale di gravidanza per ogni motivo entro le 12 settimane e anche oltre quel periodo in caso di rischio per la salute mentale e fisica della donna, di gravidanza che non potrà essere portata a termine o quando la gravidanza è stata causata da stupro o incesto.

Le organizzazioni firmatarie sono: Abortion Support Network, Amnesty International, the Center for Reproductive Rights, CIVICUS, Federa, FOKUS, Human Rights Watch, International Campaign for Women’s Right to Safe Abortion, International Federation for Human Rights (FIDH), International Planned Parenthood Federation-European Network, MSI Reproductive Choices, Le Planning Familial, Riksförbundet för sexuell upplysning/The Swedish Association for Sexual and Reproductive Rights, and Strajk Kobiet/Women’s Strike.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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