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Noi fratelli di Chavez siamo il prodotto ibrido italo venezuelano

Metissage o ibridizzazione: siamo nati venezuelani e oggi italiani pentiti. Dagli anni novanta ad oggi ci siamo trovati a rinnegare due volte i nostri padri.

Noi fratelli di Chavez siamo il prodotto ibrido italo venezuelano

Correvamo a piedi nudi lungo i marciapiedi bollenti al sole dei tropici. Caracas: cielo azzurro e poche nuvole sparse. Cos’era la politica? Non ne sapevamo nulla e ci gustavamo felici la nostra arepa [1]. La nostra famiglia normalmente era formata da padre italiano e mamma venezuelana. Crescevamo come tutti i venezuelani ma, a differenza di quelli che vivevano nei ranchitos [2],il nostro papà, solitamente originario del sud dell’Italia, era arrivato in Venezuela alla ricerca di una vita migliore rispetto a quella che si viveva negli anni cinquanta e sessanta nel mezzogiorno italiano e normalmente faceva il commerciante e poteva disporre di qualche soldino. Eravamo privilegiati quindi, com’erano privilegiate, in un certo senso, le nostre mamme, provenienti da famiglie venezuelane anche povere. A tavola si alternavano i cibi venezuelani a quelli italiani, spesso mal preparati dalle donne ma altre volte ottimi perché a fare i cuochi si cimentavano i nostri papà.
Da ragazzi noi figli del metissage abbiamo frequentato scuole italo venezuelane, studiando la storia del grande Simon Bolivar imparavamo anche quella italiana e gli eventi legati a Mussolini e al fascismo di questo paese. Gli insegnanti di italiano provenivano da Roma, da Milano, da Napoli ma erano diversi dai nostri padri; nonostante la nostra giovanissima età ci rendevamo conto che la loro cultura era superiore rispetto a quella che respiravamo in casa e la lingua italiana sembrava molto diversa dal siciliano, dal napoletano e dal barese che sentivamo in casa. Diventati adulti siamo rimasti ibridi nell’anima. La parte più bella di tutto questo è che ci sentiamo a casa sia in Italia che in Venezuela, ma c’è il risvolto della medaglia. Mentre i nostri padri, inspiegabilmente, hanno odiato chi si voleva occupare anche del popolo venezuelano, noi che siamo cresciuti per le strade insieme a compagni di gioco delle favelas, abbiamo accolto con speranza ed emozione Hugo Chavez. Intorno alla fine degli anni novanta tra noi e chi ci ha messo al mondo si è venuta a creare, quindi, una rottura di principi non indifferente.
Come potevamo non volere un mondo migliore anche per i nostri amici meno fortunati, per le ragazze dalla pelle bruna che erano le nostre prime fidanzatine? Come potevano i nostri genitori non comprendere questo? Le nostre mamme, sotto sotto, godevano di questa sorta di ammutinamento casalingo, perché loro, ancora di più arrivavano da quel mondo. Abbiamo pianto, abbiamo sorriso, abbiamo fatto l’amore sulle spiagge pensando di essere finalmente liberi in un paese libero e socialista. Il pensiero di Hugo Chavez Frias ci scaldava il cuore e per lui avremmo lottato. Il nostro modello era Che Guevara e il nostro motto Hasta la victoria, siempre. Oggi noi che apparteniamo a questa ibridizzazione siamo sconvolti e non riusciamo ad accettare che, invece, la libertà abbia perso i suoi connotati nel nostro paese. Tv e giornali che spariscono non sono certo un segno di democrazia e libertà di pensiero e il trovar lavoro a seconda della corrente politica di appartenenza neppure. Noi che nel cuore siamo ‘veramente’ socialisti, nel senso profondo del significato della parola ‘uguaglianza’, siamo delusi. Molti dei nostri fratelli sfortunati che continuano a vivere nelle favelas ci trasmettono la loro insicurezza e non siamo più convinti che tutto questo si stia concludendo per il meglio. Ma abbiamo ancora fede in Chavez, anche se qualche volta lo malediciamo, sentiamo che qualcosa di positivo debba per forza scaturire da tanta apparente passione umana. La maggior parte di noi italo venezuelani si è trasferita in Italia alla ricerca di una tranquillità sociale e, improvvisamente, appare evidente che la libertà abbia assunto aspetti diversi. Si può in Italia pensare e parlare liberamente? Molti dicono di si, a me pare che così non sia. Qual è la differenza tra il cosiddetto regime sudamericano e quello italiano? Ci consoliamo ancora pensando che el pueblo unido jamàs serà vencido. Ancora una volta ci scontriamo con i nostri padri e, questa volta, sul loro territorio di origine. Vorremmo ancora correre lungo quei marciapiedi assolati, con la nostra arepa tra le mani vestiti di stracci mentre, nella nostra mente, si affollano gli insegnamenti di Simòn Bolivar, che come noi era un criollo[3]


[1] Frittella di mais tipica della cucina popolare venezuelana
[2] Favelas venezuelane
[3] Origine europea ma nato nelle colonie spagnole

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