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Neve Shalom Wahat al-Salam, la comunità israelo-palestinese fondata su dialogo e convivenza

A metà strada fra Gerusalemme e Tal Aviv esiste un piccolo villaggio felice che vive in pace, all'interno del quale convivono famiglie israeliane e palestinesi. non è l'incipit di una favola intrisa d'utopia, ma la realtà. Nella comunità di Neve Shalom Wahat al-Salam si sperimenta la coabitazione e il dialogo e si formano giovani peacekeeper. È davvero così assurdo pensare che tutto questo possa funzionare anche su scala maggiore?

 

Una collina, in Israele. A metà strada tra Gerusalemme e Tel Aviv. Un sogno che su questa collina ha messo radici dall’inizio degli anni Settanta. Un villaggio dal nome in ebraico e in arabo: Neve Shalom Wahat al-Salam ossia “Oasi di pace”. Una comunità intenzionale di famiglie – l’unica, in Israele – metà ebree e metà palestinesi, tutte di cittadinanza israeliana, che hanno scelto di abitare e far studiare i propri figli insieme dando vita a un modello concreto di coesistenza alla pari e aprendosi al resto del Paese e alle altre realtà, israeliane e palestinesi, che lavorano per costruire il dialogo per la pace.

L’INTERNAZIONALISMO DELLA MISSION DI PACE TRA I POPOLI

«Non siamo uguali, siamo diversi. E la questione è: come co-esistere, nonostante le differenze? Non è affatto una utopia quella che viviamo qui». Così Cobi Sonnenschein – tre figli nati e cresciuti a Neve Shalom Wahat al-Salam – sintetizza quella che secondo lui è l’essenza del messaggio al centro di NSWAS, ovvero la cooperazione tra palestinesi ed ebrei in dialogo per la pace.

Neve Shalom Wahat al-Salam (NSWAS) è un villaggio cooperativo nel quale vivono insieme ebrei e palestinesi. Equidistante da Gerusalemme e da Tel Aviv, Neve Shalom Wahat al-Salam fu fondato nel 1972 su un terreno preso in affitto dal vicino monastero di Latrun. Nel 1977 vi si insediò la prima famiglia. Nel 1999 le famiglie residenti erano 30; oggi sono un centinaio e altre nuove famiglie vi stanno costruendo le loro case.

I PROTAGONISTI DELLA COMUNITÀ ISRAELIANA E PALESTINESE

I membri di Neve Shalom Wahat al-Salam dimostrano in modo tangibile che ebrei e palestinesi possono senz’altro coesistere quando diano vita, assieme, a una comunità basata sull’accettazione, il rispetto reciproco e la cooperazione. Gestito in modo democratico, il villaggio è di proprietà dei suoi stessi abitanti e non è affiliato ad alcun partito o movimento politico. Neve Shalom/Wahat al-Salam traduce in pratica i propri orientamenti ideali attraverso le realizzazioni dei vari settori in cui si articolano la sua struttura e le sue funzioni.

LA SCUOLA PER LA PACE

La scuola per la pace fu fondata nel 1979 come istituzione capace di far sentire in massima misura verso l’esterno l’impatto educativo di Neve Shalom Wahat al-Salam. Tramite una varietà di corsi e seminari diretti a molteplici strati sociali delle popolazioni ebraica e palestinese, la scuola per la pace opera per accrescere la consapevolezza della complessità del conflitto e migliorare – con l’esclusivo ricorso a metodi educativi – la comprensione reciproca tra palestinesi ed ebrei.

neve shalom

I programmi sopra menzionati sono condotti e assistiti da uno staff professionale ebraico-palestinese. I “facilitatori” dispongono di una preparazione accademica nei settori delle scienze sociali e del comportamento e sono particolarmente allenati a operare con gruppi conflittuali. Vari anni di esperienza, accompagnati da un’intensa attività di ricerca, hanno consentito allo staff della scuola di sviluppare i suoi specifici metodi educativi. I programmi mettono soprattutto in evidenza quanto sia importante il comprendere la complessità del conflitto tra i due popoli. In tal modo le iniziative della scuola consentono a ciascuno dei partecipanti di assumere coscienza del proprio ruolo nel conflitto e di mettere a fuoco elementi quali i rapporti di potere, gli stereotipi e i pregiudizi.

LE INIZIATIVE DI NEVE SHALOM WAHAT AL-SALAM

Il numero di giovani che hanno già fruito di tali programmi supera i 25mila. Hanno ricevuto un tirocinio pratico nel campo della gestione delle situazioni conflittuali cinquemila adulti, molti dei quali sono ora attivi in altre organizzazioni coinvolte nel superamento del conflitto. Oltre ad avere ottenuto – grazie ai risultati conseguiti – ampi riconoscimenti sia a livello regionale che internazionale, la scuola ha ricevuto numerosi premi. I suoi programmi godono del sostegno del Ministero dell’Educazione e della Cultura dello Stato d’Israele.

Non siamo uguali, siamo diversi. E la questione è: come co-esistere, nonostante le differenze? Non è affatto una utopia quella che viviamo qui

NEVE SHALOM E PARENTS’ CIRCLE CON LA CHIESA VALDESE

Collaborazioni che seguono l’esempio dell’Oasi di Pace sono anche Interfaith Encounter Association – organismo che promuove il dialogo tra ebrei, cristiani e musulmani – e Rihab Essawi e Yuval Rahamim di Parents’ Circle, associazione composta da famiglie israeliane e palestinesi che hanno avuto in sorte di vedere i propri familiari morire a causa dell’atavico conflitto.

Neve Shalom Wahat al-Salam è sostenuto anche dalla rivista Confronti con il sostegno dell’8 per mille della Chiesa valdese – Unione delle chiese valdesi e metodiste. Questo fino al 2012. Si tratta di un programma di incontro tra operatori e mediatori di pace israeliani e palestinesi che giungono nel nostro paese sia per conoscersi e dialogare fra loro – la situazione politica e militare rende difficile questo tipo di incontri – sia per condividere con il pubblico italiano la loro esperienza e le loro analisi sul complesso problema mediorientale.

Neve Shalom Wahat al-Salam è un esempio pratico che dimostra come la speranza non sia solamente un sentimento illusorio da coltivare in tempi di disperazione, ma una strada per costruire mattone dopo mattone un mondo migliore. Abbiamo avuto il piacere di raccontare una storia simile che è nata e germogliata nella nostra Toscana – quella di Rondine, la cittadella della pace –, segno che, nonostante sia così difficile pensarlo oggi, la strada per un futuro di pace passa attraverso il dialogo, la comprensione, l’interazione e il confronto.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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