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 Home page > Tribuna Libera > Monti: “Occorre crescita ed equità”. Ma dove sono?

Monti: “Occorre crescita ed equità”. Ma dove sono?

E’ da giorni che sentiamo parlare di equità, ad ogni discorso pronunciato, la parola equità è lì a condire, a dare sapore, a suscitare speranze, ad invocare quella fiducia verso una nuova pagina istituzionale del nostro Paese, tanto vecchia quanto mistificatoria.

L’equità fa parte di un copione, di un fantasioso e illusorio copione per distorcere quello che in realtà sta accadendo, che nulla centra con essa.

Un sistema che la falsifica e la imprigiona in forme immutabili, quasi come un’epigrafe funeraria.

La storia del nostro Paese, lontana e recente, si è sempre basata sulla sperequazione. Il lavoro sempre messo alle strette, sempre attaccato da più fronti, sempre bersagliato da provvedimenti iniqui che hanno favorito la diversità, la discriminazione. Il welfare, vittima di sistemi che lo hanno sbranato a più riprese, immolando diritti imprescindibili in nome del profitto, il quale ha generato sempre profondi squilibri a danno dei più indifesi.

L’economia liberista post-moderna, fonda le proprie basi sulla disuguaglianza.

La finanza – che regola i più fini meccanismi di questo mostro speculativo dagli occhi dolci, che promette prosperità e futuro – lotta perché non ci sia equità, quale sinonimo di un solido sistema sociale.

Essa è una forza uguale ma contraria al liberismo e al consumismo, i quali nutrono il congegno che sottende la proliferazione di sistemi discriminatori.

L’economia liberista post-moderna vive di asprezze, di diversità, senza le quali i suoi principali fondamenti non avrebbero nessun senso. I registi di questo sistema sono i grandi poteri economici, rappresentati da pseudo tecnici quali Mario Monti in Italia, piuttosto che Lucas Papademos in Grecia.

Il sistema ha affilato le armi, non è più sufficiente “pilotare” Governi, ora è il momento di governarli a piene mai, dissolvere la politica da ogni dove, e sradicare quel suo labile sentimento di comune solidarietà e lungimiranza. La strategia migliore per farsi gli anticorpi e per difendere i capitali da pericolose scelte politiche che sarebbero potute nascere.

Lo scippo della Democrazia rappresentativa è stato congeniato sapientemente, attraverso l’utilizzo di menzogne, di paure, di populismo ed individualismo.

I protagonisti di questo pezzo di storia, fatto di tante crisi strutturali, sono gli stessi che ora si spacciano per i rappresentati di una fantomatica idea di salvezza e rinnovamento, invocando ad ogni occasione “l’equità”, facendo perdere alla realtà la sua oggettività, ben diversa e diametralmente opposta, che si sgretola così nell’infinito vortice del relativismo.

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