Le regole e gli errori nella comunicazione

"La regola del gioco. Comunicare senza fare danni", è un altro saggio, ricco e molto interessante, di un noto studioso italiano che lavora in Francia (Raffaele Alberto Ventura, Einaudi, 2023, 180 pagine reali, euro 15).
Le basi della comunicazioni sono antiche, e fondamentalmente uguali, alle questioni fondamentali di oggi. Quindi "Non essere altezzoso in virtù di ciò che sai; non gonfiare il petto perché sei un sapiente. Discuti con l'ignorante nello stesso modo che con l'uomo istruito; perchè non si è mai raggiunta la frontiera della conoscenza, e tutti hanno qualcosa da insegnare" (p. 5). Chiaramente ognuno di noi può conoscere a fondo solo alcuni argomenti, e il grado di approfondimento è molto diverso da persona a persona.
Però il rischio più grande per qualsiasi società e nazione, è quello del conflitto totale e della sedizione, e "bisogna fare tutto il possibile perché l'odio non contamini i rapporti sociali" (p. 8). Cosa che fanno molte piattaforme digitali per evitare le grandi emorragie di affiliati. Anche se non conviene parlare con chiunque, è utile parlare con moltissime persone, utilizzando molti canali.
Quindi è sempre importante ricordare che "Ogni elemento superfluo è un rischio inutile" (9). E "Se l'interlocutore è più ignorante, non sta a te metterlo alle strette e umiliarlo, semmai lascia che si umili da solo" (p. 6). Se riflettiamo bene, le persone davvero pericolose sono quelle che non conoscono i propri limiti.
Oltretutto, come ogni bravo politico sa, "la buona comunicazione calibra il giusto grado di vaghezza in funzione delle finalità, dei mezzi e del contesto. Più è ampia la platea alla quale ci si rivolge, più aumenta il grado di vaghezza richiesto per comunicare efficacemente" (9). Parlare in tv o in una piazza è una cosa ben diversa dal parlare a tu per tu. Bisogna anche conoscere bene i rischi dell'invidia che possiamo suscitare negli altri. E risulta molto rischioso ripetere le cose che non si sono viste di persona.
Inoltre, come affermato dal premio Nobel Herbert Simon, "Ciò che l'informazione consuma è l'attenzione di chi la riceve. L'abbondanza di informazioni genera quindi una scarsità di attenzione" (p. 30). Tutti noi siamo limitati. In effetti tutti noi siamo in molti casi molto limitati. Del resto viviamo in piccoli o medi sistemi economici, che richiedono di soddisfare diverse esigenze pratiche: piccole, medie, grandi o grandissime. E a volte bisogna soddisfare anche alcune esigenze teoriche, come avviene all'interno della varie università.
Le nostre convinzioni possono sembrare assurde agli occhi degli altri e "In fondo tutte le collettività umane si basano su miti e riti, sacrifici e liturgie di purificazione" (p. 177). Esistono anche i giochi e i giochetti mediatici più moderni. Tuttavia, "La verità è semplicemente che alcune categorie di persone hanno dominato a lungo [troppo a lungo], che è giunto il momento di "passare il turno" e che non è per niente facile" (p. 177). Bisogna avere molta pazienza...
Soprattutto a partire dal 2020. Per fortuna il potere in molti casi proviene dal basso, nella forma dei micropoteri invisibili descritti da Foucault (p. 170). Ora stiamo vivendo varie crisi: economica, mediatica e sociale. E la crisi bellica in Europa e vicino all'Europa. Tutte crisi che ci stanno dimostrando l'esigenza di grandi cambiamenti epocali. Chi vivrà vedrà quasi tutto. Chi vivrà bene vedrà bene molte cose.
Bisogna anche aggiungere che i consumi superflui non hanno una funzione biologica, ma soddisfano "il desiderio di distinzione degli individui: quei consumi sono i segnali attraverso cui gli individui comunicano, e così facendo consolidano o conquistano la propria posizione sociale". Si finisce quindi per seguire, la "serenità, la gloria, l'amor proprio, il riconoscimento", l'onore (p. 160). Ognuno di noi è inserito in un determinato contesto sociale e non vuole sentirsi inferiore o troppo inferiore agli altri. In realtà "l'attenzione degli altri è la più irresistibile delle droghe. La sua acquisizione eclissa qualsiasi altro tipo di reddito" (Georg Franck, p. 31). Siamo sempre qui in mezzo agli altri per comunicare con gli altri.
Secondo il filosofo Max Horkheimer, è la virtù "il dispositivo centrale del sistema di dominazione politica della società borghese, perché permette il controllo sociale e la stabilità dello Stato" (p. 169). Esiste anche "la dissimulazione onesta", cioè "la capacità di aggirare per quanto possibile i temi più controversi". Di solito basta seguire l'educazione o il semplice buon senso. Cosa che purtroppo viene dimenticata troppo spesso.
Quindi bisogna riconoscere che di solito "non esistono persone brave o cattive, ma convenzioni mutevoli e rapporti di forza che ci legano in un garbuglio inestricabile di ragioni, abitudini, ignoranze, pregiudizi, incomprensioni, polarizzazzioni" (p. 170), Si tratta semplicemente di provare a mirare l'obiettivo della completa onestà, in ogni relazioni interpersonale, gruppale e sociale.
Comunque la comunicazione è una questione molto seria, poiché tutto quello che comunichiamo può essere usato contro di noi. Quindi comunicare è molto semplice, mentre comunicare bene è piuttosto difficile. E ognuno di noi, quando è veramente impegnato ad ascoltare, ha quasi sempre qualcosa da imparare.
Raffaele Alberto Ventura lavora da tempo per il Groupe d'études géopolitiques di Parigi e collabora con la rivista "Esprit". Dopo aver lavorato nel marketing ha scritto saggi come Teoria della classe disagiata e La guerra di tutti (2017 e 2019), e Radical Choc. Ascesa e caduta dei competenti (2020). Inoltre ha scritto per "Wired", "Esquire" e "Harvard Business Review Italia". Per approfondimenti: www.agoravox.it/La-teoria-de..., www.agoravox.it/Egemonia-Rad...
Nota aforistica - Come sapevano bene già nei tempi antichi, "Un uomo può essere distrutto per causa della sua lingua; perciò stai in guardia e agisci con abilità" (Massime dello scriba Ani, 1200 avanti Cristo); "Sii silenzioso, perché questo è più profittevole della confusione; parla soltanto quando hai coscienza di poter fornire una soluzione" (Ptahhotep, p. 9); "Gli sfortunati hanno bisogno di lavare il proprio cuore più di quanto vogliano realizzare i loro desideri" (Phahhotep, p. 10); Le parole violente ci difendono dalla violenza fisica (Filippo Domaneschi, linguista); "Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire" (Italo Calvino); "C'è questa cosa terrificante: ed è che tutti hanno le loro ragioni" (La regola del gioco, film di Jean Renoir, 1939).
Nota sintetica - Le persone comunicano "perlopiù attraverso sistemi aperti... Ciò che l'essere umano comunica può essere inteso in molti modi, e quindi spesso frainteso. Perché, contrariamente agli animali, deve districarsi tra innumerevoli codici e sottocodici, fluttuanti e mutevoli" (p. 13). E "Tutti hanno dei segreti da nascondere, nessuno è al sicuro" (p. 37).
Nota esistenziale divertente - "La satira è tragedia più tempo. Se aspetti abbastanza tempo, il pubblico, i recensori ti permetteranno di farci satira" (Lenny Bruce, anni Sessanta). Chi volesse approfondire lo studio del "capitale culturale" può fare riferimento ai lavori di Pierre Bourdieu (capitale istituzionalizzato e non, p. 55).
Nota finale - Nel mondo globalizzato esistono "diverse visioni del mondo e codici morali, senza che queste differenze debbano essere continuamente oggetto di polarizzazione e conflitto" (p. 175). Infine, chi volesse approfondire alcune questioni internazionali dal punto di vista francese, può andare a leggere qualcosa di recente su questo sito: www.legrandcontinent.eu. A chi volesse osare, segnalo anche un documentario su YouTube: "The Great Taking".
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