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Le principali abilità strategiche

L'ex dirigente e imprenditore Gian Carlo Cocco ha scritto un testo che può interessare ai giovani e a chi opera nel campo della formazione: "23 soft skill strategiche" (Franco Angeli, Milano, 2022, 214 pagine, euro 25).

Questo libro offre molte opportunità per valutare bene le nostre capacità di analisi, di comunicazione, di relazione, di negoziazione, di gestione dello stress, di gestione dei conflitti, di orientamento ai risultati, di flessibilità, di decisione, di visione prospettica, ecc. Purtroppo spesso non vengono valorizzate le nostre soft skill, cioè quelle attività che vengono abbinate alle hard skill e che "rappresentano le due facce di una stessa medaglia chiamata professionalità" (p. 7).

I nostri comportamenti mirati al raggiungimento di determinati obiettivi nel lavoro e nella vita sono molto vari e più o meno personali, e rappresentano in molti casi un grande "capitale comportamentale". Mentre le hard skill sono quelle "conoscenze teoriche e applicative, fondamentali per svolgere qualsiasi attività (dalla produzione, ai servizi, alla ricerca, all'insegnamento)". Per capire meglio le soft skill basta osservare determinate azioni, come si osservano "le azioni che uno sportivo compie sul campo per raggiungere i risultati del suo sport" (solitario o competitivo).

L'importanza della valorizzazione del capitale umano collettivo è emersa sicuramente molto di più dopo l'attribuzione del premio Nobel per l'Economia a Gary Becker, che ha "esteso il dominio dell'analisi microeconomica a un ampio raggio di comportamenti e interazioni umane, incluso il comportamento non legato al mercato" (premio vinto nel 1992).

Tra i molti suggerimenti contenuti nel libro riporto i seguenti (che si trovano a pagina 37):

1) puntare a sviluppare un atteggiamento positivo e costruttivo evitando ogni forma di pessimismo;

2) favorire la curiosità in qualsiasi contesto;

3) accettare l'ambiguità (bisogna rimandare i giudizi finali);

4) bisogna osservare le situazioni da molte angolazioni, arrivando col tempo a una visione a 360 gradi;

5) evitare di accumulare dati e informazioni senza riflettere; non bisogna "entrare nel loop dell'analisi interminabile che mira a superare in modo paradossale l'ansia dell'incertezza";

6) bisogna verificare ogni ipotesi formulata senza nessuna forma di pietà; dopo aver analizzato la soluzione di un problema, servono criteri oggettivi e verifiche puntuali per evitare le trappole mentali;

7) l'accettazione dell'incertezza è inevitabile, data che una certa "dose di rischio è ineliminabile".

Generalmente molte persone rimangono invischiate in alcune trappole mentali relazionali. Le più diffuse sono le seguenti: l'esaltazione del proprio punto di vista; sentirsi al centro della relazione; utilizzare stereotipi per inquadrare gli interlocutori; non prendere in considerazione le esigenze degli altri; lasciarsi guidare dalle reazioni emotive (p. 76).

Inoltre esistono alcune trappole emozionali e situazionali. Ad esempio: la trappola dell'ancoraggio; la trappola della pigrizia mentale; la trappola del quasi confermato dall'evidenza; la trappola della scelta incorniciata; la trappola della prudenza, la trappola della troppa sicurezza. E, ancora, la trappola della correlazione illusoria, quando le relazioni tra le cause e gli effetti sono interpretate male, e i legami individuati non sono validi (p. 168).

Comunque, leggendo questo libro, i più giovani possono valorizzare il loro patrimonio personale ancora inespresso, mentre i più adulti possono aumentare la loro consapevolezza, e il loro contributo a valutare meglio il proprio lavoro e quello degli altri (colleghi, collaboratori e anche clienti). Si tratta semplicemente di un libro adatto a chi vuole migliorare se stesso.

Infine si possono dare alcuni consigli finali: bisogna abituarsi a fare il primo passo; i vari rifiuti devono essere superati; la curiosità è una risorsa che apre orizzonti alternativi; le proposte e le idee vanno presentate in modo accattivante; le varie proposte di varie persone possono integrarsi e arricchirsi; la resistenza e il rischio vanno accettati senza problema; non adottare nuove iniziative significa accettare la routine e la mediocrità (p. 198). Risulta così molto chiaro che la vera "saggezza è sempre in movimento, ed è una questione di flessibilità più che di rigiore" (Ralph Waldo Emerson).

 

Gian Carlo Cocco ha fatto il dirigente per 40 anni e l'imprenditore nella consulenza alle imprese. Ora è presidente della Time Mind SA, una società che gestisce una piattaforma telematica di Assessment e Sviluppo Multilingue. Inoltre è docente di Economia presso l'Università e-Campus (corsi "Economia del capitale umano" e "Intelligenze manageriali"). Tra le sue pubblicazioni segnalo "Neuromanagement" (2016) e "Time to mind" (2019). Soprattutto ai più giovani suggerisco questo sito: www.timetomind.global

 

Nota aforistica - "Quello che dobbiamo stabilire è in che modo siamo preziosi, e non quanto" (Edgar Zodaig Friedenberg); "La maggior componente nella definizione dei problemi è emotiva" (Paul Watzlawick); "Dietro ogni problema c'è un'opportunità" (Galileo Galilei); "Analizza nel tempo e sintetizza nello spazio" (Alfred North Whitehead); "Sono le nostre credenze a farci decidere cosa analizzare" (Bertrand Russell); "La curiosità è la punta di diamante della capacità di analisi" (Noam Chomsky); "Il segreto di un'efficace analisi è che ciò che è veramente importante raramente è urgente" (Richard Norman, filosofo britannico); "Gli imprevisti non sempre vanno combattuti, sempre vanno analizzati" (Nassim Nicholas Taleb, scrittore autore del saggio "Il cigno nero"); "L'arte della diagnosi sta nell'arguzia di porre le domande giuste" (Karl Kraus); "La perseveranza è ciò che rende l'impossibile possibile, il possibile probabile, e il probabile certo" (Cardinale Mazarino).

Nota finale - "La più grande difficoltà nasce non tanto dal persuadere la gente ad accettare le nuove idee, ma dal persuaderli ad abbandonare le vecchie" (John Maynard Keynes); "Un problema senza soluzione è un problema male impostato" (Albert Einstein). E si può concludere che anche tra gli scienziati avviene spesso questo fenomeno.

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