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La ripresa economica de L’Aquila dipende dalla comunità aquilana

E’ importante fare squadra in questo momento delicato: bisogna insistere con lo Stato per la nuova proroga, per il controllo del sistema del credito nel Cratere, perché si capisca che i problemi del post terremoto meritano ancora una particolare attenzione.

Questa, in sintesi, la conferenza stampa del presidente Chiodi, dove è stato presentato un comitato per le attività produttive, composto da tutte le associazioni di categoria, dall’industria al commercio, all’artigianato, alle cooperative, nonché dalle organizzazioni sindacali.

La ripresa economica de L'Aquila dipende dalla comunità aquilana

Si tratta di un tavolo economico che studia le varie possibilità e la sostenibilità delle proposte e farà quindi le scelte necessarie per affrontare il percorso di sviluppo e di rilancio dell’economia, da cui il Presidente nonché Commissario per la ricostruzione si aspetta indicazioni unanimi circa le misure realisticamente più adatte a consentire la ripresa dell’attività produttiva.

Allo Stato possiamo chiedere soldi, noi possiamo prevedere delle possibilità normative che tengano conto delle difficoltà contingenti, ma sia chiaro che la ripartenza e la rivitalizzazione delle attività produttive dipende poi solo dagli aquilani.
Non fa una grinza il discorso del Presidente Chiodi ma ha i limiti di qualche variabile e diversi soggetti ciascuno dei quali dovrebbe fare bene la sua parte: la sensazione è che si stia facendo un discorso coinvolgendo un oste che non sembra intenzionato a fornire vino.

Una via che comunque va percorsa, ma per cui non mi farei troppe aspettative, sia per il momento politico, sia perché è ora e tempo che si cominci a fare qualcosa da soli: la ripartenza dipenderà dagli aquilani.

Ci sono? Abbiamo sentito ripetere fino alla nausea che gli aquilani erano al mare, forse non è proprio così, ma tanti se la sono presa comoda, o hanno lavorato di nascosto, alla Totò, sotto metafora, senza farsene accorgere.

Non è mancato chi ha cercato di sfruttare al massimo l’albergo o il contributo di autonoma sistemazione o affitti in nero, o altro che in una economia già disastrata è pur sempre qualcosa.

Certo il pensiero unico, l’infantilizzazione provocata dalla Protezione Civile ha delle responsabilità ma non dovremmo anche noi guardare le nostre?
Lontanissima per tutti l’idea che si potesse fare qualcosa per la città, qualcosa di unitario, al di là del gradimento o interesse delle varie Istituzioni più o meno beneficienti, qualcosa di unitario come popolo, come cittadini, come persone assoggettate alle stesse problematiche.


Sempre divisi perché è più semplice pensare solo a se stessi, come al Grande Fratello, chi se ne frega degli altri, qualcuno deve essere necessariamente buttato fuori in questa gara, in questo beneficio o negozio, in questo mondo di consumatori o di persone a carico forzato dello stato che “devono ringraziare”, non c’è spazio per tutti, non esiste l’alternativa, è peccato anche solo parlarne. Proprio come al Grande Fratello, che qualcuno venga escluso o umiliato è fuori discussione, l’unica questione che ci si pone è chi sarà escluso o umiliato. Trattandosi di disagio del terremotato, meglio l’altro.

“Dunque la posta in gioco non è l’abolizione dell’esclusione (compito che promuoverebbe l’unione delle forze e la solidarietà attiva) ma l’allontanamento da sé del rischio di esclusione per sospingerlo verso gli altri (attività che spinge alla cura di sé e fa della solidarietà qualcosa di irragionevole o addirittura suicida).”(Bauman, L’arte della vita).

Almeno questo è stato sino ad ora: non abbiamo fatto grossi passi avanti.
E’ corretto però cercare di “fare squadra”. Forse ora è più che mai necessario.
Ma perché non partire col piede giusto includendo le forze giovani dei comitati, dei ricercatori universitari, dei tavoli delle assemblee cittadine?

Perché non considerare proposte ed elaborazioni socio-economiche che da vari mesi ormai i giovani delle assemblee stanno preparando?

“La ripresa economica dell’Aquila – ha concluso Chiodi– dipende dallo Stato solo per i fondi; per il resto dipende dalla comunità aquilana”.

Verissimo, caro Presidente, ma dipende da tutta la Comunità Aquilana e quindi anche da Comitati ed Assemblea Cittadina che hanno, sia pure con modalità discutibili, contribuito a risvegliare realmente la città e che “devono” partecipare alla ripresa economica e sociale de L’Aquila.

Rafforzando invece le logiche escludenti tanto care alle attuali classi dirigenti de L’Aquila, toglieremo alla città le forze migliori di cui oggi dispone, giovani che vogliono considerare il terremoto una opportunità per costruire una città nuova molto migliore di come era prima e sanno che con l’impegno, il lavoro, la fantasia e l’utilizzo delle nuove acquisizioni scientifiche e tecnologiche questo è possibile ed economicamente conveniente.

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