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La crisi di Fincantieri e la necessaria solidarietà dei lavoratori

Passeggi per la via dei malcontenti di Bologna e noti un paio di scarpe gettate via, forse senza neanche pensarci più di tanto, sopra dei cavi.
 
Quelle scarpe dondolano trasportate dalla brezza del nord, guardando verso quel canale che attraversa le vie di Bologna. Un canale dalle acque color verdi, verde come quella speranza che non ha mai fine.
Forse è questo che pensano i lavoratori della Fincantieri di Genova o Castellammare. 
Si parla di 2551 posti di lavoro da eliminare, troncare, con la chiusura completa di due cantieri, Castellammare di Stabia (Napoli) e Sestri Ponente (Genova) ma anche un drastico ridimensionamento di Riva Trigoso (Genova).
 
La speranza di poter continuare a lavorare, di vivere senza ammortizzatori sociali.
 
La Fincantieri ha vari stabilimenti diffusi per l'Italia.
Stabilimento di Monfalcone, stabilimento di Marghera, stabilimento di Genova - Sestri, stabilimento di Ancona,stabilimento di Castellammare di stabia, stabilimento di Palermo, stabilimento di Riva Trigoso, stabilimento di Muggiano.
 
Tanti lavoratori alle dipendenze di un colosso economico.
 
L'ultima grande opera della Fincantieri è stata la “Carnival Magic”, che con le sue 130.000 tonnellate di stazza lorda è la ventinovesima nave da crociera costruita dal cantiere di Monfalcone.

Sul sito della Fincantieri si legge che la realizzazione “Carnival Magic” è un’impresa che resterà impressa nella storia della marineria. Beh, probabilmente rimarrà impresso anche qualcos'altro nella storia della marineria italiana.
 
Per esempio le manganellate agli operai di Genova, la disperazioni di migliaia di operai che perderanno il lavoro. 
 
Prima di ogni cosa perà voglio sottolineare dei dati, perché, la c.d. crisi della Fincantieri, in verità, sembrerebbe esser legata più ad una questione di maggior profitto che passività economica.

Lunedi 28 marzo 2011 l'azienda comunica che sono stati approvati i risultati del 2010 che confermano la gestione ordinaria positiva e la solidità finanziaria del gruppo.
 
Non lo dico io, lo dice lo stesso comunicato datoriale.
Nello specifico si evidenzia che:
• Ordini per euro 1.912 milioni in aumento, nonostante la situazione di grande difficoltà per la cantieristica, che portano il portafoglio a euro 8.888 milioni;
• Ricavi pari a euro 2.876 milioni in riduzione per la minore attività produttiva;
• EBITDA pari euro 179 milioni e EBITDA margin al 6,2%;
• Risultato della gestione ordinaria positivo per euro 53 milioni e Risultato d’esercizio negativo per euro 124 milioni, per effetto di oneri non ricorrenti e straordinari dovuti alla riduzione del carico di lavoro, alla pressione sui prezzi dei nuovi ordinativi legata al contesto competitivo che si è notevolmente aggravato e ad accantonamenti vari al fondo rischi, per eventi non attinenti alla gestione ordinaria;
Posizione finanziaria netta positiva per euro 100 milioni, in forte miglioramento rispetto al 2009 (negativa per euro 151 milioni).

* * *
Infatti, emerge anche che nel corso dell’esercizio, Fincantieri Marine Group si è aggiudicata inoltre una nave oceanografica per l’ente governativo NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), e 39 piccoli pattugliatori RB-M (Response Boats-Medium) per la US Coast Guard. Infine sono stati acquisiti ordini per euro 44 milioni nel business riparazioni e trasformazioni ed euro 72 milioni in quello dei sistemi e componenti. Ma l'azienda sottolinea anche che la crisi economica internazionale si sta rivelando più lunga del previsto, con previsioni di domanda di nuove navi inferiori rispetto al passato. Infatti, l’Azienda ha dovuto fronteggiare anche nell’esercizio 2010 problemi di vuoti di carico di lavoro; in tale contesto è ancor più importante continuare sulla strada già intrapresa dal Gruppo di un continuo efficientamento dei processi aziendali volti, oltre ad una riduzione dei costi a tutti i livelli aziendali, anche e soprattutto ad un costante recupero in termini di produttività. Inoltre si dovrà analogamente procedere nelle azioni di sviluppo dei ricavi attraverso il consolidamento della posizione in nuovi settori di business ed una sempre maggiore internazionalizzazione.
Il bilancio del 2009, l'unico ad oggi visibile sul sito dell'azienda evidenzia alcune cose a dir poco interessanti. Ovvero che i ricavi: sono costituiti dai ricavi della gestione e dagli altri ricavi e proventi, e risultano pari a Euro/ milioni 3.269 con un incremento dell’11% rispetto al 2008, attribuibile in parte all’inclusione nel perimetro di consolidamento della Fincantieri Marine Group. A parità di perimetro di consolidamento, comunque, i ricavi sarebbero aumentati nella misura del 5%, in linea con lo sviluppo dell’attività registrato nell’anno.
 
Nello stesso bilancio si legge anche che in un contesto di generale difficoltà la cantieristica europea si trova in una posizione di grande debolezza.
I principali gruppi cantieristici hanno dovuto fare i conti con una drastica riduzione del carico di lavoro e la richiesta di numerosi armatori di posticipare le consegne ha portato alla mancata saturazione della capacità produttiva, con un conseguente impatto sui livelli occupazionali dei cantieri stimabile in una riduzione di circa il 20% su un totale complessivo di 180.000 addetti.
 
Per superare tale contesto sfavorevole, si legge sempre in detto bilancio, Fincantieri sta puntando, oltre che sull’accrescimento continuo della competitività aziendale attraverso il miglioramento della produttività dei cantieri e sul continuo processo di innovazione tecnologica (come testimoniato dalla costituzione della società SEASTE MA, a controllo paritetico con ABB, la cui mission è quella di presidiare la tecnologia dei sistemi di automazione di bordo in tutti i segmenti, captive e non, di Fincantieri), anche sulla ricerca di nuovi mercati (come testimoniato dalla recente acquisizione dei cantieri negli Stati Uniti d’America).
Ed il fatto che la Fincantieri guardi con interesse all'America è confermato anche da un comunicato recente apparso sul loro sito ove si legge che: del resto, il piano industriale per gli stabilimenti americani di Fincantieri Marine Group, presentato nei giorni successivi a Marinette dallo stesso Bono, prevede proprio questo: continuare a investire per migliorare la tecnologia e contenere i costi di produzione, in modo da aggiudicarsi nuove importanti commesse nel civile e nel militare, tra cui le prestigiose Littoral Combat Ship (51 unità da costruirsi entro il 2020 per un valore di 18 miliardi di dollari).
 
Tanto detto da ciò si desume che la Fincantieri non chiude gli stabilimenti di Genova o di Castellammare per questioni di pesanti e gravi perdite economiche, ma per ragioni di maggior profitto.
Un piano di riconversione, di diversa organizzazione del lavoro potrebbe permettere la salvaguardia di migliaia di posti di lavoro.
Ma l'azienda guarda all'estero.
E forse proprio agli Usa.
Ma l'interrogativo più grande che mi pongo in questo momento è il seguente: ma i lavoratori di tutti gli altri stabilimenti cosa fanno? Perché non mobilitarsi sin da subito per manifestare solidarietà piena ed attiva ai loro compagni di lavoro? Ciò che accade ora a Genova o Castellammare non è detto che non accadrà presto a Monfalcone o ad Ancona per esempio.

La solidarietà è l'arma più importante a disposizione dei lavoratori per fronteggiare la politica del profitto o del maggior profitto cantierata dall'area padronale, i quali con la scusante della crisi economica, andranno a produrre li ove il costo del lavoro è certamente inferiore.
Non si può rimaner indifferenti a ciò.
No, non si può.

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