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Il silenzio del leone. Dov’è Berlusconi?

E’ dal 29 aprile che Berlusconi sta zitto, perlomeno in pubblico o tramite velina sui tiggì delle sue cinque televisioni. Conoscendolo ormai da 15 anni la cosa è preoccupante. Intendiamoci, non per il suo stato di salute che sembra quello di un trentenne, quanto per la salute del paese: nella giungla della politica italiana non sentire più all’improvviso il ruggito del leone mette ansia, e ci sia aspetta di ritrovarselo con le fauci spalancate dietro le spalle.

Cosa sta architettando nel silenzio delle stanze segrete dei suoi palazzi? Come alle Identità nascoste di Frizzi possiamo andare per esclusione.

Che stia pensando ai problemi del Milan è fuori discussione: ha già dato le direttive per cacciare Leonardo, Galliani penserà alla campagna acquisti (?) per un altro anno da "vivacchiare", come direbbe Ratzinger.

Sta forse pensando a qualche piano per rilanciare l’economia, arginare se non proprio debellare la disoccupazione e la chiusura delle fabbriche? Molto improbabile: le sue aziende non sono mai andate così bene, la crisi per lui non esiste, quindi neppure per gli italiani. Prima che le agenzie di rating declassino anche l’Italia, dopo la Grecia ed il Portogallo, c’è ancora un po’ di tempo, e tante cose potrebbero succedere nel frattempo.

La Lega ed il PD non gli danno problemi, per motivi opposti. La prima è l’ancora di salvezza e con lo zuccherino - anche solo promesso - della riforma federalista Bossi è addomesticato, il secondo è alla ricerca dell’identità perduta e prima che la trovi ne passerà dell’acqua sotto i ponti. D’altra parte Bersani può sbraitare quanto vuole, ma in parlamento i numeri sono numeri, almeno per il momento.

Terremoti non ce ne sono, elezioni in vista neppure, con la Chiesa i rapporti sono di buon vicinato, con la magistratura pericoli immediati non ce ne sono e comunque c’è sempre il legittimo impedimento per rimandare alle calende greche qualsiasi processo in atto o da venire, fra poco ormai ci sono i mondiali di calcio che da sempre sono un ottimo valium per l’opinione pubblica, e poi tutti in vacanza.

Cosa preoccupa allora il presidente del Consiglio per averlo reso così taciturno? Le uniche due grane sono l’affare Scajola e la scheggia impazzita di Fini. Il primo è bello che risolto: se dovesse buttare al peggio c’è sempre l’arma del dimissionamento spontaneo, come per Bocchino, per presentarsi subito dopo al paese nella veste di moralizzatore.

Rimane il presidente della Camera che non è mai stato così attivo come negli ultimi giorni. E’ qui che si stanno concentrando tutte le energie e le strategie del cavaliere, che starà sicuramente analizzando i vari sondaggi pubblici e privatamente commissionati. Bisogna sapere cosa gli stanno suggerendo i vari scenari: quanti voti in parlamento e nel paese può portarsi via in caso di espulsione? Come sputtanarlo e presentarsi in tivù come il coniuge tradito? Come metterlo all’angolo una volta per tutte e toglierselo dai piedi senza dolore?

A questo sta pensando. Cavoli acidi di Fini, ma non solo per lui.

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