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Family Day, tutte le bugie raccontate negli slogan

Chi è certo della bontà delle proprie tesi non ha generalmente nessun bisogno di ricorrere ad argomentazioni pretestuose o falsità per sostenerle. È anzi vero il contrario: il ricorso a simili mezzi è indicativo proprio della mancanza di argomenti validi, e se tanto mi dà tanto la manifestazione di sabato scorso nota come “Family Day” di argomenti non ne aveva nessuno, a parte chiaramente il fanatismo intollerante e dogmatico. Molte erano invece le falsità, al punto che sarebbe stato molto più corretto chiamarlo “Lies Day”.

Partiamo dalle premesse. “Il ddl Cirinnà introduce l’utero in affitto”, dicono, ma in realtà niente del genere è presente nello schema del decreto. Esiste la possibilità di adottare il figlio del partner, ma da qui a dire che la conseguenza sarebbe l’incentivazione del ricorso a forme di gestazione per altri ce ne corre, primo perché questa pratica è al momento illegale in Italia, secondo perché chi volesse andare all’estero per usufruirne non lo farebbe certo grazie alla stepchild adoption, terzo perché quelle poche coppie interessate da questo tipo di adozione sarebbero in larghissima parte formate da una madre con figlio biologico più partner.

“No all’adozione per i gay”, aggiungono. Non si capisce perché, visti i risultati degli studi condotti all’estero che non evidenziano alcun problema specifico per i figli cresciuti in famiglie arcobaleno, ma non è questo il punto. Il punto è che allo stato attuale non esiste alcuna proposta per consentire agli omosessuali di adottare. Affermare il contrario significa mentire. Permettere l’adozione del figlio del partner non significa dare genericamente un bimbo a una coppia omosessuale, significa fare in modo che un minore possa essere adottato dal compagno o dalla compagna del suo attuale genitore, e sempre a patto che non abbia già un secondo genitore perché non è possibile avere più di due genitori.

Il nome del comitato organizzatore dell’evento è “Difendiamo i nostri figli”. Questa dichiarazione/slogan è una menzogna addirittura duplice, come minimo, intanto perché a essere in discussione non sono affatto i loro figli ma quelli degli altri, e poi perché loro, quei bambini degli altri, non li stanno affatto difendendo. Li stanno usando ideologicamente e li stanno privando del diritto di avere due genitori. Secondo la loro stravagante visione del mondo, i bambini hanno il diritto di avere una madre e un padre ma se manca uno dei due devono rassegnarsi. Rassegnarsi a cosa? A non avere diritto a essere cresciuti e mantenuti in caso di mancanza del genitore, per esempio, ma anche a essere eredi legittimi di una persona che hanno sempre considerato genitore, checché ne dicano i moralisti.

Dicevano anche di non essere contro nessuno, di non essere animati dall’astio. Dicevano, appunto, perché in realtà non solo gli slogan “contro” si sono sprecati, il che sarebbe anche comprensibile visto che provenivano dalla folla — in cui comunque c’erano diversi politici che trasudavano amore da tutti i pori, qualcuno in particolare per i tovaglioli — ma perfino dal palco fioccavano minacce contro il governo.

Gandolfini diceva: «Al momento delle elezioni ci ricorderemo chi si è messo dalla parte della famiglia e dei bambini e chi no». Non ne dubito. Anzi, penso che questi calcoli siano già stati fatti a suo tempo, che gli elettori abbiano già tenuto conto nelle ultime elezioni della posizione di ognuno in tema di diritti civili. E penso anche che quando si sceglie chi votare non si tiene in genere conto di un singolo argomento. Ma anche quando così fosse, guadagnare un voto da una parte significherebbe almeno perderne uno dall’altra parte, verosimilmente di più, quindi non è che il gioco valga poi tanto la candela. Riuscirà il governo a non farsi incantare da simili anatemi? Chissà. Certo le parole di Zanda non sono rassicuranti, magari il Pd sta studiando come fare un ulteriore passetto verso destra.

Sono perfino riusciti a riciclare un vecchio messaggio del rabbino Di Segni, nel tentativo di smarcarsi dalla matrice schiettamente cattolicista dell’evento. Qui siamo addirittura oltre la menzogna, siamo alla mistificazione. Il problema, per loro, è che Di Segni se n’è accorto, com’era logico aspettarsi, e ha subito smentito l’organizzazione chiarendo, oltretutto, che quelle parole erano con tutta probabilità contenute in una risposta alla precedente manifestazione, ma sono state adesso decontestualizzate e reinterpretate per far dire loro una cosa diversa da quella che era nelle intenzioni originali.

Ma la bugia più grande in assoluto, quella più evidente, quella che più che bugia è una vera e propria bufala, riportata da tutti gli organi d’informazione, è la stima in ben due milioni del numero dei partecipanti. Va bene che una cresta al rialzo la farebbe chiunque, ormai siamo abituati da tempo alla differenza tra i numeri degli organizzatori e quelli della questura in qualunque manifestazione, ma qui siamo proprio al chi la spara più grossa.

Anche qualora il Circo Massimo fosse interamente fruibile, cosa che non è visti i lavori in corso in una parte, e anche qualora si contasse il massimo possibile di quattro persone per metro quadro, cosa che a giudicare dalle foto non si direbbe proprio, in quell’area potrebbero entrarci poco più trecentomila persone. A conti fatti ce n’erano molte meno. Non più di settantamila secondo stime attendibili, compresi i tanti gay presenti che probabilmente approfittavano del contributo messo a disposizione dalla parrocchia (“Con l’Otto per Mille alla Chiesa cattolica avete fatto tanto”) e dello sconto praticato da Italo per ragioni di marketing.

Insomma, viste le forze messe in campo, che in quanto a potenza di fuoco non avevano niente a che vedere con quelle che solo sette giorni prima avevano organizzato #SvegliatItalia, il risultato sembra tutt’altro che eccezionale. E questo nonostante le numerose bugie, che evidentemente non sono riuscite a fare presa su chi non era già schierato a priori. Il bello è che quei manifestanti non serviranno nemmeno a risollevare le sorti del giubileo, visto che pochissimi si sono fermati per più giorni come dimostrano le ordinarie (a voler essere generosi) presenze all’Angelus del giorno dopo. Sì, il giubileo. Avete presente quell’evento di cui tanto si parlava l’anno scorso, per cui il governo ha stanziato un mucchio di quattrini?

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