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 Home page > Tempo Libero > Incredibile ma vero! > FIAT: nuove importanti rivelazioni sui tre di Melfi

FIAT: nuove importanti rivelazioni sui tre di Melfi

Licenziati nel luglio scorso e poi reintegrati dal giudice, da otto mesi passano la giornata in una stanzetta a mezzo chilometro dalle linee di produzione. E ora accusano: 'Basta, con noi l'azienda sta violando la dignità dell'uomo'

Il blog L'isola dei cassintegrati ha inaugurato una nuova rubrica su FIAT, realizzata in stretta collaborazione coi tre operai di Melfi, simbolo delle lotte dei lavoratori uin Italia. I tre, che vennero licenziati e poi riassunti senza poter lavorare (leggi qui la loro vicenda) a causa degli scioperi, ci svelano qualcosa di importante: i tabulati telefonici dimostrerebbero che non erano ai carrelli all'ora indicata da FIAT. "Il nostro", dicono, "è un licenziamento politico". Giovanni Barozzino, uno dei tre di Melfi, ci racconta come andarono realmente le cose...

Siete diventati tristemente famosi come i tre operai di Melfi ai quali lo sciopero è costato il posto. Ci racconti come è andata?

“La verità è agli atti ma la maggior parte dei giornali non l’ha mai riportata completamente. Quella notte non è successo assolutamente nulla e non lo dico solo io, che potrei essere di parte, lo dicono gli atti ufficiali, i tabulati telefonici e le quasi cinquanta testimonianze che abbiamo presentato. La Fiat ci ha accusato di essere stati dalle due e venti alle due e trenta a bloccare i carrelli. Dai tabulati telefonici risulta invece che io mi trovavo a più di 200 metri dai carrelli e sono arrivato sul posto alle due e ventisette quando sono stato chiamato dal mio collega perché erano in corso delle provocazioni”.

Perché la Fiat ha accusato voi tre di aver bloccato i carrelli?

“Dopo Pomigliano e dopo quello che è successo a Mirafiori è sotto gli occhi di tutti che quella della Fiat è una azione prettamente politica”.

La Fiat ha continuato a fare ricorso a fronte della sentenza che ha ordinato il vostro reintegro, come giudichi questo atteggiamento da parte dell’azienda?

“Io credo che la legge vada rispettata sempre, è legittimo che la Fiat possa fare ricorso perché lo prevede la legge, nessuno lo mette in discussione. Quello che a noi sembra illogico è che se da un lato la Fiat dice che ci sono problemi di produttività, dall’altro mantenga tre lavoratori in una stanzetta sindacale, pagandoli ma non facendoli lavorare”.

In molti hanno detto che potreste stare a casa senza lavorare e continuare a prendere lo stipendio. Cosa vi spinge a continuare?

“Da sempre siamo stati consapevoli che per portare lo stipendio a casa bisogna sudarselo. Io voglio continuare a lavorare perché è una questione di dignità. Sono un cittadino e sono un lavoratore e mi sembra innaturale tutto questo”.

Cosa avete provato quando, un volta entrati, vi è stato impedito di lavorare?

“Io non auguro a nessuno di vivere quello che stanno facendo vivere a noi perché c’è in gioco la dignità del lavoro e dell’uomo e credo che in questo momento non vengano rispettate. Noi non abbiamo commesso nulla, l’abbiamo dimostrato, ma nonostante questo sono otto mesi che viviamo qualcosa che non dovrebbe succedere in un paese civile. Abbiamo sempre saputo quali sono le regole da rispettare e non mi sarei mai permesso di sputare nel piatto dove mangio, ma come rappresentante sindacale e come lavoratore lotterò sempre per i miei diritti, sapendo benissimo quali sono i miei doveri. Io il mio dovere l’ho sempre fatto, ho solo preteso i miei diritti e continuerò a fare il rappresentante sindacale per i diritti e i doveri dei lavoratori”.

Com’è attualmente la vostra situazione all’interno dello stabilimento?

“Noi stiamo in una stanzetta a mezzo chilometro dalla produzione, sempre nello stabilimento Sata e quando i lavoratori ci chiamano riusciamo a malapena a svolgere l’attività sindacale. Oggi c’è stata la quarta udienza che è stata aggiornata al 17 maggio, quando il giudice ascolterà finalmente la nostra versione. Ho tante cose da dire al giudice e sono fiducioso perché so che non abbiamo fatto niente”.

C’è qualcosa che vorrebbe dire all’opinione pubblica e ai lavoratori?

“Io vorrei che l’opinione pubblica capisse che il potere mediatico di un soggetto può essere immenso, e per questo bisogna conoscere i fatti per farsi un’idea corretta della vicenda. Chiunque è stato attento a quello che è successo nell’ultimo anno nel mondo del lavoro capisce che è stata una azione politica contro i diritti dei lavoratori. Credo che non ci sia più la storia di Melfi, di Pomigliano, di Mirafiori o della Vinyls: c’è la storia dei lavoratori che lottano per i diritti. Penso che quasi nessuno si voglia interessare a queste vicende perché forse non interessa sapere cosa succede nel mondo del lavoro. Invito tutti a fare una riflessione perché in un paese civile non si può continuare cosi”.

di Serena Gennaro

(L'isola dei cassintegrati)

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