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Egr. Presidente della Repubblica Italiana: la mini naja è proprio necessaria?


Egregio Presidente della Repubblica Italiana,

Le scrivo, pubblicamente, per manifestare il mio, ma è anche di molte/i cittadine/i, senso di preoccupazione e non chiara comprensione del progetto sperimentale, relativo alla proposizione, della c.d. mini naja.

Ciò dopo una prima prova verificatesi nell’estate del 2009.

Come ben saprà, viviamo, tutte e tutti, gravi momenti di difficoltà dovuti agli effetti ora reali della crisi economica finanziaria che ha devastato in primis i mercati finanziari e successivamente intere famiglie, lavoratrici e lavoratori.

Quante aziende hanno chiuso i battenti? Quante lavoratrici, quanti lavoratori si trovano in stato di disoccupazione, mobilità, o cassa integrazione?

Quanti precari e precarie?

Quanti tagli sono stati posti in essere nel mondo della Pubblica Amministrazione, in primis nella scuola?

Ecco allora lavoratrici e lavoratori che scioperano, non si alimentano per giorni, ponendo a rischio la propria vita, per rivendicare il diritto al lavoro e la fine dello stato di precarietà sia esso lavorativo che conseguentemente esistenziale.

Ma, questo Governo in carica propone la ’mini-naja’ che comporta una spesa di 6 milioni e mezzo di euro nel 2010; 5 milioni e ottocentomila euro per il 2011 e 7 milioni e mezzo per il 2012.

Il numero massimo dei frequentatori è fissato, per l’anno 2010, in 1200 unità. Ma in verità sul sito del Ministero della Difesa si legge che visto il grande successo di tale iniziativa i posti sono stati incrementati a 1700 per il corrente anno.

Quale è il senso, anche culturale e sociale, della mini naja?

Educare al senso della difesa della Patria? Diffondere la cultura della pace e della solidarietà internazionale attraverso l’addestramento militare e la vita di caserma?

Egregio Presidente, con il decreto legge del 30 giugno 2005 n.115, il 1º luglio 2005 è stata messa completamente fine all’obbligatorietà del servizio militare, permettendo ai soldati di leva di fare domanda per la cessazione del servizio. Una ricomparsa della leva è possibile solo in caso di carenza di soldati, e solo in caso di gravissime crisi internazionali in cui l’Italia sarebbe direttamente coinvolta sul proprio territorio.

Si è vero che la mini naja si basa su principio della volontarietà. Non è obbligatoria.

Ma era proprio necessario utilizzare il danaro pubblico, in tale periodo di crisi economica e sociale, in questo modo? Il Ministro La Russa dice che si tratta di fondi modesti. Ripeto, in tale constesto sociale e di crisi economica, possono ritenersi modesti 20 milioni di euro?

Non si può educare al senso della difesa della Patria, come previsto dall’articolo 52 della Costituzione, diversamente?

Si può. Si deve.

La Corte Costituzionale con la sentenza 228/2004 rileva che "il dovere di difendere la Patria deve essere letto alla luce del principio di solidarietà espresso nell’art. 2 della Costituzione, le cui virtualità trascendono l’area degli “obblighi normativamente imposti”, chiamando la persona ad agire non solo per imposizione di una autorità, ma anche per libera e spontanea espressione della profonda socialità che caratterizza la persona stessa"’

Ma è altresì vero che il senso di difesa della Patria deve essere letto in relazione oltre che con l’articolo 2 della nostra Carta Costituzionale anche con l’ art. 4, secondo comma ovvero con il principio di concorrere al progresso materiale e spirituale della società.

Quale miglior modo di educare e concorrere al progresso materiale e spirituale della società italiana nonchè al senso della Patria se non tramite iniziative da svolgere nel mondo della scuola, e con la scuola?

Ma si è preferito invece effettuare pesanti tagli in tale settore e nel contempo utilizzare risorse pubbliche, per la mini naja, quando in realtà in questo paese esiste ancora la possibilità di partecipare al servizio militare producendo specifica domanda quando vengono pubblicati i relativi bandi.

Che senso ha tutto ciò? Che senso ha organizzare stage di poche settimane nelle forze armate, quando tramite altre vie formali esistenti i ragazzi che hanno voglia di provare l’ebbrezza della vita militare possono farlo liberamente?

E’ questo il senso di difesa della Patria che si vuole offrire alle nuove generazioni? Con la vita militare? Con l’ordine e la disciplina? Si vuole diffondere la cultura della pace e della solidarietà internazionale attraverso l’addestramento militare e la vita di caserma? Ciò è a dir poco fuorviante.

Don Milani nella lettera ai cappellani militari toscani che hanno sottoscritto il comunicato dell’11 Febbraio 1965 sostiene che :

"Certo ammetterete che la parola Patria è stata usata male molte volte. Spesso essa non è che una scusa per credersi dispensati dal pensare, dallo studiare la storia, dallo scegliere, quando occorra, tra la Patria e valori ben più alti di lei".

Ed ancora;

"Era nel ’22 che bisognava difendere la Patria aggredita. Ma l’esercito non la difese. Stette a aspettare gli ordini che non vennero".

Cosa voglio dire con ciò?

Che non è con la mini naja che si educa la società del futuro al senso della Patria; non è con la via militare, ma con processi formativi ed educativi specifici da realizzare nella dovuta sede; e la dovuta sede non può che essere la Scuola Pubblica e Laica Italiana.


Scuola che è oggetto del più grande licenziamento di massa de facto mai verificatosi in questo paese, scuola che è oggetto di grandi tagli economici, scuola che conseguentemente viene privata delle proprie funzioni, perché mancano i fondi, il personale, e le strutture, ovvero quella di educare e formare menti pensanti e critiche, menti che possano contribuire alla cultura della pace, della democrazia, e non alla cultura della guerra.

Tale investimento di risorse,a mio parere, è inutile, specialmente in tale periodo di crisi, specialmente alla luce della manovra finaziaria ultima, non doveva essere attuato, sia per rispetto di chi il lavoro lo ha perso, sia per rispetto di chi crede che non è con la via militare che si educa al senso della Patria, esistendo altresí percorsi già definiti sul punto, sia per rispetto di chi ha lottato per la liberazione dal fascismo. Fascismo che in questo paese faceva dell’ Opera Nazionale Balilla un grande culto.

Se permette Egregio Presidente della Repubblica Italiana, non è di nuove Opere Nazionali Balilla che abbiamo bisogno in questa nostra cara Italia e società del 2010.

Necessitiamo di altro tipo di cultura, forma mentis, e modus operandi, e lo stage (inutile e costoso) organizzato dal Ministero della Difesa, nelle forze armate, per educare al senso della Patria si avvicina molto a quel tipo di edificazione mentale che gravi danni e grandi sofferenze ha causato nel passato, oggi sempre più attuale.

Confidando nella sua sensibilità e nel ruolo da Lei rivestito, attendo,ed attendiamo, con viva sincerità un suo riscontro e opinione sullo stato presente delle cose e sulla necessità o meno di proseguire con la c.d. mini naja, che ancora può essere fermata.

Cordiali saluti,

dott. Marco Barone

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