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Di Natura Violenta, Thoreau e Kaczynski: «Un individuo isolato è in un intimo dialogo con gli altri»

Di Natura Violenta è un lavoro di Cosmesi, compagnia teatrale e gruppo di ricerca formato da Eva Geatti e Nicola Toffolini: un dialogo a più voci sulla Natura, quella con la "N" maiuscola, e su quella "umana", con la minuscola; sulla violenza, quella fisica, quella sociale e quella "naturale". A dirigere questo dialogo Henry David Thoreau e Theodore Kaczynski in un rapporto/confronto di testi e parole. 

"Di Natura Violenta", messo in scena da Cosmesi, compagnia bolognese formata da Eva Geatti e Nicola Toffolini, è un percorso (uso le loro parole) «per raccontare il desiderio e la paura profonda di un incontro con la Natura, dettato dalla volontà di staccarsi da quello che la società offre». Un dialogo che esiste e persiste, tra chi ha deciso di isolarsi e il "mondo"; un confronto che viene esplicitato attraverso la critica alla società tecnologica e tecnocratica in opposizione alla Natura, percepita come materna e violenta, isola, rifugio e trincea. 

Questo dialogo, complicato, carico di conseguenze e potenzialmente senza ritorno, in scena è esplicitato dal corpo performante di Eva Geatti, che si rapporta alla parola e al testo, quest'ultimo messo in primo piano, proiettato, fatto scorrere e in fine sparato sulla scena. La parola è protagonista, fisicamente, sul palco. 

Questa "parola" è un dialogo tra due opere, due personaggi, due scelte simili e non convergenti: i testi tratti dal lavoro di Henry David Thoreau e di Theodore Kaczynski. 

Dobbiamo essere rinfrescati alla vista di un vigore inesauribile, e di fattezze vaste e titaniche: la costa del mare con i suoi naufragi, i boschi selvaggi con i loro alberi vivi e cadenti, la nube carica di tuono, la pioggia che dura tre settimane e provoca straripamenti. Abbiamo bisogno di vedere che i nostri limiti vengano trasgrediti e che ci sia vita che pascoli liberamente dove mai noi vaghiamo. Ci sentiamo rallegrare quando osserviamo l'avvoltoio cibarsi della carogna che ci disturba e sconvolge, e trarre salute e forza dal suo pasto. In una fossa, presso il sentiero che porta a casa mia, c'era un cavallo morto; spesso mi costringeva a passare da un'altra parte, specialmente di notte, quando l'aria è pesante. E però, la sicurezza che mi dava quella carogna del forte appetito e dell'inviolabile salute della Natura, mi era compenso. Mi piace vedere che la Natura sia tanto abbondante di vita che miriadi di esseri possano permettersi di essere sacrificati, e sopportare di predarsi l'un l'altro; che le deboli organizzazioni possano essere così serenamente fatte schizzare fuori dalla vita come la polpa da un frutto - come i girini che sono divorati dagli aironi, e le tartarughe e i rospi che sono schiacciati sulla strada, e mi piace sapere che qualche volta piovvero carne e sangue. Esposti come siamo alle disgrazie, dobbiamo vedere in quanto poco conto si debba tenere tutto ciò. L'impressione che prova un saggio è quella di un'innocenza universale. Dopotutto, il veleno non è velenoso né ogni ferita fatale. La compassione è un terreno poco solido. Dev'essere rapida. Non ammette che vengano stereotipate le sue invocazioni.

Henry David Thoreau, "Walden"

Il 4 luglio 1845 Henry David Thoreau (1817-1862) si trasferisce sul lago Walden in Massachussetts. Qui vive, in una capanna costruita da lui stesso, osservando la natura e annotando pensieri. Il 6 settembre 1847, due anni, due mesi e due giorni dopo il suo arrivo, Thoreau lascia la sua capanna. 

Da questa esperienza è nato "Walden ovvero Vita nei boschi" (Walden; or, Life in the Woods) l'opera considerata il capolavoro del suo autore, oltre che una il manifesto della disobbedienza civile e del pensiero libertario. Walden è diventato, al di là delle intenzioni di Thoreau, un manifesto ecologista, un simbolo della lotta al materialismo della società, un richiamo alla natura contro l'eccessiva tecnologizzazione della società occidentale.

Da Walden, Cosmesi trae i testi che porta in scena. 

73. Il controllo è spesso esercitato attraverso la coercizione indiretta, la pressione psicologica o la manipolazione. Le organizzazioni più forti usano la propaganda, e alcune volte non è nemmeno consciamente intesa come propaganda dalla gente che la produce. Il contenuto di un programma d'intrattenimento è una forma potente di propaganda. Non esiste alcuna legge che dica che noi dobbiamo lavorare ogni giorno e seguire gli ordini di chi ci impiega. Legalmente non vi è alcun divieto che ci impedisca di andare a vivere in un posto selvaggio come i primitivi o di intraprendere un'attività indipendente. Ma in pratica la parte ancora selvaggia è molto esigua e la maggior parte di noi può sopravvivere solo come l'impiegato di qualcun altro.

156. l nostro uso dell'intrattenimento di massa è "facoltativo". Nessuna legge ci impone di vedere la televisione, ascoltare la radio, leggere riviste. Tuttavia l'intrattenimento di massa è un mezzo di fuga e di riduzione dello stress di cui la maggiore parte di noi è divenuta dipendente. Senza l'industria dell'intrattenimento il sistema probabilmente non sarebbe stato capace di imporci una così pesante pressione.

184. La natura è un ideale perfetto è opposto alla tecnologia per diverse ragioni. La natura, quella che è al di fuori del potere del sistema, è opposta alla tecnologia, che cerca di espandere il potere del sistema. La maggior parte delle persone concorderanno che la natura è bella; e questa bellezza ha un forte richiamo popolare. Non è necessario per il bene della natura costruire qualche utopia o qualsiasi nuovo tipo di ordine sociale. La natura si prende cura di sé. 

Theodore Kaczynski, "La società industriale e il suo futuro", meglio noto come "Manifesto di Unabomber"

Theodore Kaczynski (1942) nel 1969 ha lasciato la sua carriera universitaria (era un matematico, professore a Berkley) per trasferirsi nella casa di montagna dei genitori in Illinois. Due anni dopo si spostò in Montana, dove visse in una capanna costruita da lui fino al giorno del suo arresto, il 3 aprile 1996. 

 Theodore Kaczynski è soprattutto noto come "Unabomber": su un periodo di quasi diciotto anni ha inviato pacchi bomba in diverse zone degli Stati Uniti (a lui sono attribuiti 16 ordigni) uccidendo 3 persone e ferendone 23. Il Manifesto di Unabomber è stato la causa della "fine" di Kaczynski: venne pubblicato dal The New York Times e dal The Washington Post nel settembre del 1995 su richiesta dell'autore stesso come condizione per la fine dell'invio di bombe. Fu grazie al confronto di questi testi con alcune lettere che Kaczynski aveva scritto in gioventù che riuscirono ad arrestarlo. 

Da questo manifesto Cosmesi ha tratto i testi che mette in scena durante lo spettacolo. 

I paragoni tra le figure e gli scritti di Thoreau e Kaczynski sono numerosissimi e non sono mancate negli anni e in diversi ambiti, riflessioni che mettevano i due autori in relazione: la critica al sistema dominante e il rifiuto delle regole che reggono la società "moderna"; l'isolamento contro il consumo e il rifiuto della società tecnologica in nome di un rapporto più stretto e semplice con la natura. 

L'accostamento fatto da Cosmesi è bello e fecondo: un teatro a braccetto con la letteratura, una riflessione sull'uomo e sulla violenza che diventa estremamente umana e intima nel dialogo di Eva Geatti che divide in due la performance. 

Di Natura Violenta è un lavoro molto bello che vi consiglio di vedere. Lo potrete fare a Santarcangelo dei Teatri dal 14 al 16 luglio. 

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Riproduzione della capanna di Kaczynsky (Robert Kusmirowski)

nota: La capanna nella foresta ha una storia a sé, che racchiude le contraddizioni di questa scelta e il valore simbolico che le viene attribuito. La dimora di Thoreau, stando alle descrizioni dell'autore stesso, era 10x15piedi, quella di Kaczynski 10x12, ovvero 3 metri di larghezza per 4,5 di lunghezza la prima, e 3x3,60 la seconda. 

Quella di Kaczynsky fu letteralmente presa e spostata, portata a Sacramento, dove si tenne il processo.

Fu una prova, tra le tante, della colpevolezza di Unabomner, segno della pazzia e della perversione di chi lascia la civilità per vivere in quelle condizioni. Come può una persona sana e "normale" rifiutare tutto "questo" per vivere in quelle condizioni? 

 

Testi in rete, cose che ho letto (non è una bibliografia)

Thoreau antenato di Unabomber, di Tommaso Pincio

Did Kaczynsky pattern his life after Thoreau?, di Joseph Bauman

He Was A Genius Who Turned His Back On Civilization There Are Some Eerie Similarities Between The Unabomber And Thoreau. di Susan Balee

Cabin Fever; Walden Was Never Like This, di WILLIAM GLABERSON

DI NATURA VIOLENTA. UOMO, TECNOLOGIA E NATURA SECONDO COSMESI, di Laura Gemini.

The Art of Darkness, The New York Times. 

 

Il sito di Cosmesi (in costruzione)

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