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Con il rigassificatore la follia della guerra sbarca a Piombino

Il 3 luglio a Piombino si è tenuta una importante manifestazione in occasione del Consiglio comunale aperto in cui si discuteva del rigassificatore che il governo, d’accordo con la Regione Toscana, vorrebbe piazzare nel porto della città. 

di Per Un'Altra Città

(Foto di Mattia Luigi Nappi. Wikimedia Commons)

La decisione di piazzare una nave di 300 metri (capacità di 170.000 m3 di metano liquefatto, corrispondenti a 100 milioni di m3 di gas) davanti ad una città viene dal governo in carica, in prima fila il Ministro della Transizione Cingolani con le modalità autoritarie tipiche del capo di governo Mario Draghi. Il potenziale distruttivo di una tale quantità di GNL corrisponde alla potenza di circa 50 bombe atomiche come quella di Hiroshima. Una struttura del genere a 500 metri dall’abitato.

A Livorno un altro contestato rigassificatore galleggiante è ormeggiato al largo della costa con una zona di interdizione a diversi livelli per 8 miglia marine, più di 14 km; per un raggio di 2 miglia c’è l’interdizione totale alla navigazione e a qualunque altra attività. Ora a Piombino si mette una struttura del genere davanti alla città, in mezzo ad un porto assai trafficato, dove c’è un continuo andare e venire di traghetti dalle isole dell’Arcipelago Toscano. Certo SNAM tranquillizza, tutto è sicuro, non ci saranno interferenze con il traffico portuale, le bettoline che riforniranno il rigassificatore saranno di dimensioni ridotte (con l’equivalente energetico di sole 5 bombe atomiche modello Hiroshima). Si dimenticano o si tacciono tutti gli incidenti avvenuti a strutture del genere di cui Medicina Democratica fece un sommario elenco nel 2008 e che si può scaricare qui.

I tecnici che non considerano la possibilità di “cigni neri”, come vengono chiamati gli imprevisti in qualunque opera ingegneristica, vengono meno alla loro etica professionale, si inchinano ai decisori che impongono urgenza e deregolamentazione. Già, perché quest’opera non prevede venga fatta nemmeno la VIA (valutazione di impatto ambientale), i tempi non lo consentono, c’è l’emergenza energetica per la necessità di ridurre la dipendenza europea dal gas russo.

Qui l’allarme ambientale e della sicurezza si collega con la follia della guerra contro la Russia in cui i nostro governanti ci vogliono trascinare. La narrazione imposta dalla NATO, cioè dagli Stati Uniti, è che Putin l’invasore è il cattivo e l’Ucraina è la povera vittima; punto. Su chi dissente o si limita a cercare di fare analisi si abbatte la censura o il ludibrio dei media e della politica. Che le devastazioni in Ucraina siano l’ultimo strascico di un conflitto che si trascina almeno dal 2014 non si dice mai, si deve semplificare tutto, ridurre a “buoni e cattivi”. Nessuno osa ricordare le azioni aggressive a conduzione NATO dagli anni ‘90 verso la Russia; nemmeno si considerano bene le decisioni della riunioni del G7 di Madrid dove si è stabilito che “il nemico dell’occidente è la Russia”; è praticamente una dichiarazione di guerra nella quale ci ritroviamo precipitati.

I processi semplificativi di riduzione a “buoni o cattivi” sono gli strumenti sempre usati da regimi dispotici; che oggi dilaghino in tutta Europa forse dovrebbe chiarire il clima politico verso cui siamo incamminati; Franco Cardini pochi giorni fa ha detto che “le democrazie liberali e le democrazie autoritarie si somigliano molto e viaggiano tutte e due all’unisono verso una forma di oligarchia”. Difficile da smentire.

Nessuno vuole minimamente riflettere sulle conseguenze di questa politica bellica: le sanzioni hanno sempre favorito i governi sanzionati, basterebbe ricordare che nel 1935 il fascismo, sotto sanzioni inglesi, non ha mai avuto tanto consenso. Nel caso russo la decisione di rifiutare il gas di quel paese si dimostra un perfetto boomerang e si ritorce contro la stessa Europa, mentre la Russia ha già trovato mercati di sbocco delle loro risorse verso oriente, soprattutto in Cina e India. La principale vittima di questa guerra, dopo l’Ucraina, è proprio l’Europa, e gli Stati Uniti non ignorano certamente questo fatto di cui si avvantaggeranno perché molto del gas che dovrebbe riempire anche il rigassificatore di Piombino sarà di origine americana e molto più costoso. Qui bisognerebbe ricordare la lezione di certi analisti come Immanuel Wallerstein che ci ricordava come uno dei fondamenti delle politiche strategiche degli USA era di impedire che sorgesse un soggetto economico e quindi politico più grande di loro; se i capitali europei e soprattutto quelli tedeschi si saldassero con le risorse naturali (e con l’arsenale nucleare) russe nascerebbe un colosso che attraverserebbe l’intero continente eurasiatico. Gli Stati Uniti non lo possono consentire; in attesa dello scontro finale che si delinea con la Cina viene intanto disinnescato il pericolo di una Europa troppo importante. Fin dall’inizio chi scrive è convinto che la guerra in Ucraina è soprattutto una guerra contro l’Europa.

La follia della guerra adesso sta planando sul porto di Piombino con il suo carico di pericoli, enormi pericoli, perché se si andasse davvero ad uno scontro contro la Russia si dovrebbe capire che mettere un impianto dalle possibilità distruttive di 50 bombe atomiche è invitare il presunto nemico a colpirlo: bersaglio facile, localizzato, con effetti disastrosi con un minimo sforzo. Ma questo i ministri del governo e la maggioranza regionale non lo pensano nemmeno.

Al contrario i territori attorno alla città di Piombino, tutta la val di Cornia e anche oltre, hanno ben capito di cosa si tratta e il Consiglio comunale che si è tenuto ha votato all’unanimità contro l’idea di rigassificatore; anche i sindaci dei comuni vicini, presenti all’assemblea, hanno dichiarato la loro totale contrarietà al progetto. Interessante notare come anche i Comuni a maggioranza PD hanno detto NO alle follie belliche, sono andati contro le decisioni del loro stesso partito nazionale e regionale; si delinea una frattura importante tra le strutture centrali e quelle periferiche. Non si tratta di questioni ideologiche, ma di vero contrasto tra gli interessi esterni precipitati su un territorio e i suoi abitanti.

Era presente al consiglio aperto anche l’ineffabile Presidente regionale Eugenio Giani, adesso anche Commissario per il rigassificatore, che aveva portato un pacchetto di “compensazioni” per la città costretta ad accettare le decisioni governative. Forse pensava di portare chissà che e di trovare gli abitanti festosi ad attenderlo a braccia aperte. In realtà erano vecchie promesse non mantenute dalla politica toscana e nazionale; le contestazioni erano dovute, le persone sono evidentemente stanche di essere prese in giro; l’abisso tra politica e mondo reale si fa sempre più profondo, la surreale vita delle istituzioni diviene quasi una farsa. Gli antichi dicevano che gli dei accecano quelli che si devono perdere. Per fortuna gli abitanti di Piombino e della Val Cornia riportano un po’ di sano realismo con il loro documentato e forte NO.

Gli orrori della guerra, il baratro verso cui corrono Italia e Europa, la follia di una nave gasiera a Piombino si legano strettamente; potrebbero essere il momento in cui un serio movimento politico dice NO a tutto questo e inizia a progettare un convivenza, anche col pianeta, che offra un po’ di speranza invece di emergenze e paure.

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