Brasile: il miglior importatore di gasolio russo, malgrado le pressioni dall’Occidente
Il Brasile era già diventato il secondo acquirente più importante di gasolio russo a livello mondiale dopo la Turchia, e ha permesso alla Russia di superare gli Stati Uniti nelle importazioni di gasolio nella nazione latinoamericana: nel mese di luglio 2023 la vendita di gasolio americano aveva raggiunto i 203,7 milioni di dollari, ma era stata surclassata dalle vendite russe per un valore di 240,7 milioni di dollari. Nel mese di giugno il Paese slavo ha iniziato a fornirgli anche la benzina.
Brasile, Turchia - Pressenza New York
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Secondo il Financial Times, l’anno scorso le importazioni di gasolio dalla Russia sono schizzate alle stelle, con un aumento sbalorditivo del 4.600% riferito al valore complessivo degli acquisti di gasolio e passando da 95 milioni di dollari nel 2022 fino a 4,5 miliardi di dollari. L’acquisto dell’olio combustibile è aumentato di circa il 400%, una somma equivalente a 8,6 miliardi di dollari che ha contribuito a far crescere l’economia russa, e ha confermato il Brasile come il mercato più grande dell’America latina. Nell’ottobre dell’anno scorso il Paese sudamericano è diventato di fatto uno dei maggiori importatori di gasolio russo, sorpassando la Turchia.
La Russia non è un partner commerciale abituale del Brasile per il petrolio ma, dopo l’embargo imposto dall’Unione Europea su tali prodotti, ha dovuto reindirizzare le vendite verso Paesi come il Brasile, la Cina, e l’India (tre grandi nazioni dei BRICS), scalando la classifica. Per poter competere sui nuovi mercati ha dovuto abbassare i prezzi del carburante. Gli Stati Uniti non sono stati in grado di bloccare il flusso dei prodotti raffinati russi a causa del timore di un’impennata dei prezzi, considerando anche la vasta presenza del Paese eurasiatico sul mercato.
Il gasolio gioca un ruolo fondamentale per i settori brasiliani dell’agroalimentare e dei trasporti, perché le merci vengono trasportate in larga parte via camion nella nazione. Ricevere barili a prezzo scontato è stata una “manna finanziaria” per il Brasile, afferma Viktor Katona, principale analista di greggio della società di analisi energetica Kpler. Il brusco aumento è avvenuto durante il primo anno di mandato del presidente brasiliano Luis Inacio “Lula” da Silva, o semplicemente Lula, che ha già ricoperto la carica di presidente in passato per due mandati consecutivi (2003 – 2010) e ha voluto preservare i legami commerciali e politici con Mosca.
Ora il Brasile riceve anche i fertilizzanti russi a un prezzo scontato. Durante il primo semestre del 2022 le medie dei prezzi dei fertilizzanti per gli intermediari hanno subito un’impennata, ma alla fine dello stesso anno l’offerta si è stabilizzata e i prezzi sono tornati ai livelli del 2021. Il Paese sudamericano è uno dei più grandi esportatori di bestiame e di prodotti agricoli ed è il terzo al mondo per resa agricola. Importa l’80% dei fertilizzanti che utilizza (compresi fosfati e azoto) e, nel 2021, dipendeva dalla Russia per circa un quarto di essi.
Al giorno d’oggi è sempre più difficile separare l’industria e il commercio dalle questioni geopolitiche, accompagnate da forti pressioni di allineamento da parte dell’Occidente. Infatti, gran parte del Sud globale ha tratto benefici dalla diversificazione dei partner e delle cooperazioni, e parla una lingua piuttosto diversa rispetto all’Occidente, il quale finora non sembra comprenderla appieno: è quella del non allineamento e del multi-allineamento. Secondo il deputato della Repubblica del Congo, Jeremy Lissouba, «le superpotenze [occidentali] vorrebbero che le nazioni dell’Africa e dell’Asia scegliessero uno schieramento». Eppure questi Paesi, così come quelli dell’America Latina, non ne vedono la necessità.
Il Brasile è stato uno degli obiettivi principali di queste pressioni: nel gennaio 2023, ad esempio, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha esortato Lula a inviare all’Ucraina munizioni per carri armati, al che quest’ultimo ha risposto che «il Brasile non ha alcun interesse a cedere munizioni per la guerra».
Il conflitto russo-ucraino, tutt’ora in corso dal 2022, è un’escalation diretta della crisi ucraina del 2014 ed è stato in gran parte alimentato dall’espansione della NATO (parte della politica di accerchiamento della Russia condotta dall’Alleanza) e dal sostegno dell’Occidente al Maidan ucraino. Molti leader del Sud globale, a prescindere da qualsiasi loro critica all’attuale operazione militare russa in Ucraina, condividono questa visione; inoltre, le considerazioni di realpolitik sul commercio rendono l’ipocrisia dell’Occidente e le sue pretese di allineamento ancora più difficili da digerire.
Per questo motivo, non bisogna dare troppo peso alla denuncia di Lula dell’anno scorso, quando ha parlato di «violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina». Dal punto di vista brasiliano, si tratta di sostenere alcuni principi di “pacifismo pragmatico” della sua diplomazia, mentre attribuisce una posizione “neutrale” al Paese in un gioco di equilibri. Lula ha anche criticato Kiev e Washington e, dopo l’emissione del controverso mandato di arresto per il presidente russo Vladimir Putin da parte della Corte penale internazionale, il leader brasiliano ha sminuito l’importanza della corte (e non è stato il solo). La tradizione diplomatica brasiliana di pacifismo pragmatico precedentemente citata contribuisce anche a spiegare perché non ci sono stati grandi cambiamenti in politica estera tra gli ultimi anni di mandato di Jair Bolsonaro e quello dell’attuale presidente in carica.
Inoltre, dal 2008 Mosca e Brasilia hanno un accordo di cooperazione tecnico-militare per la produzione e lo scambio di tecnologia militare, potenzialmente vantaggioso per il Brasile, secondo Cristina Pecequilo, docente di relazioni internazionali presso l’Università federale di San Paolo (Unifesp). L’accordo è stato ratificato nel 2015. La Commissione per le Relazioni estere del Congresso brasiliano è stata criticata per aver incontrato Vladimir Putin nel settembre dello scorso anno per discuterne il regolamento. Tuttavia, il Brasile ha anche accordi di cooperazione tecnico-militare con Parigi e Washington, e accordi relativi alla difesa con diversi altri Paesi. Malgrado le pressioni occidentali, non ci si deve aspettare che il Brasile cessi la cooperazione con Mosca quando la ritiene vantaggiosa per il proprio interesse nazionale.
di Uriel Araujo
Traduzione dall’inglese di Maria Sartori. Revisione di Mariasole Cailotto.
Uriel Araujo si occupa di ricerca con un focus particolare sui conflitti internazionali ed etnici
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