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Barbarie

Entro al Cafè Virtuel. Stranamente è deserto, oggi è una giornata strana, nessuno si affaccia. Comprendo che ormai la tanto paventata chiusura si è concretizzata. Hanno reso impossibile scambiare messaggi e opinioni. Hanno lasciato le porte aperte, solo per individuare noi avventori, colpevoli di aver utilizzato l’informazione globalizzata e libera, e chissà, far saltare in aria la nostra macchina o arrestarci per vilipendio delle istituzioni e lesa maestà.

In un angolo del Cafè Virtuel c’è un uomo anziano, dal naso adunco, mi avvicino e cerco di parlargli. Non riesco a capire bene il suo idioma, eppure parla italiano. Riesco a comprendere che è stato inviato in osservazione e dovrà riferire a chi di dovere ciò che sta accadendo in Italia. Alle sue domande stringenti mi riesce difficile rispondere. Anch’io vorrei sapere chi è, da dove viene e perchè è seduto al Cafè Virtuel. Non me ne lascia il tempo. Mi dice soltanto che con l’occasione intende rivedere un suo lavoro, per aggiornarlo aggiungendoci capitoli mancanti. E’ molto interessato alle vicende degli immigrati, ai respingimenti, alle leggi che obbligano i medici e i dirigenti scolastici a denunciare i clandestini e i loro figli. Lo informo in proposito sulle cose di cui sono a conoscenza. Annuisce, mi sembra che sappia già tutto. 

Mi domanda: “Come avete fatto a ridurvi così? E’ incredibile! - continua - Sembra quasi stiate tornando ai miei tempi.” 

Non capisco di cosa stia parlando, non lo comprendo proprio. Lui che col passare del tempo ne ha viste tante ed ha un po’ riveduto le sue originarie opinioni, vorrebbe che il popolo tutto si ribellasse ed emettesse una condanna di razzismo nei confronti dei governanti italiani e porta a giustificazione della sua tesi, l’evoluzione che è ormai consolidata nel mondo: In Sud Africa è scomparsa l’Apartheid, negli Stati Uniti d’America addirittura hanno eletto a Presidente un nero. 

“E in Italia – mi dice – accettate tranquillamente leggi razziste!?” 

Mi sta innervosendo, questo saccente personaggio d’altri tempi. E mi viene voglia di dirgli, come fanno quasi la totalità degli italiani seri e “compiti”: “Bene fa il Governo a respingere i barconi pieni di criminali. L’olio di ricino e il manganello ci vorrebbero”. E ancora: “ Occorre sicurezza: I rom, i rumeni, gli africani vengono in Italia per delinquere e come dice il nostro Presidente del Consiglio vengono sui barconi, pagando criminali, collegati con la delinquenza”.

Ma sono cose che non condivido e voglio allontanarle dal mio pensiero. 

Come se avesse letto nella mia mente, il vecchio si alza, fa per andarsene e mi dice: “Non condivido quello che stavi per dire, ma sei libero di poterlo fare tranquillamente”. 

Questo vecchio mi sta insegnando la tolleranza e la democrazia, facendomi riflettere sui miei comportamenti intolleranti nei confronti dei razzisti. 


Ciò mi fa piacere, quindi provo a fermarlo riuscendoci e il dialogo riprende. Gli domando di quale opera sia autore. Non mi risponde. Mi dice soltanto che sta portando alla luce un capitolo che volutamente è stato cancellato dalla sua opera, che è molto studiata e letta. Gli chiedo ancora di dirmi di cosa si tratta, anche se dal colloquio desumo che parli degli immigrati. Vista la mia insistenza, alla fine si apre completamente e mi racconta una storia, che vedo proiettata su un grande schermo. 

Sono in alto sopra il Mar Mediterraneo, lo vedo come se stessi sopra ad una cartina geografica. Vedo i contorni, le isole e il mare in burrasca che forma tanti vortici. Il Mediterraneo è pieno di barconi di emigranti di tutte le nazionalità, che sembrano condannati in eterno, similmente alla nave fantasma de “L’olandese volante”, a girare, girare, cercando un approdo, sempre respinti e riaccompagnati nei luoghi di partenza. Qui ci sono militari, che li acciuffano, li spingono dentro a dei container, li abbandonano per sempre nel deserto, dove li vedo vagare alla ricerca di acqua e di oasi irraggiungibili, chiedendo invano la morte. Gli altri vengono venduti come schiavi e costretti a subire violenze. Le donne gettate vive in fosse piene di melma e fango. Migliaia di serpi le avvinghiano. Quelle che riescono a divincolarsi si arrampicano verso la bocca della fossa, con le mani intrise di sangue, alcune raggiungono la superficie, ma lì nuovamente vengono gettate giù nel fango, che si richiude sopra di loro lasciando che emerga di tanto in tanto la loro testa, mentre le serpi le avvinghiano in una sorta di gioco perverso. A seguito dei riaccompagnamenti ritenevo non ci fossero più disperati pronti ad imbarcarsi. Ma tanti ne vengono riaccompagnati, altrettanti s’imbarcano. Vedo una nave militare che spara su un barcone affondandolo. Che strano è inaffondabile, infatti scende giù negli abissi e subito dopo riemerge, con il suo carico. Ha perso solo qualche derelitto. Il resto degli uomini donne e bambini è di nuovo sul barcone e li sento piangere e gridare disperatamente per la fame e la sete. Ancora spari dalla nave e il barcone riaffonda per subito dopo riemergere. Lo vedo navigare tranquillo. E’ solo un attimo, perché fiamme altissime, che tutto bruciano, lo avvolgono. Sento l’odore e il crepitio della carne viva degli uomini bruciare e le loro grida di dolore. C’è chi si butta in acqua, cercando di sfuggire al martirio, ma il mare non lo accoglie, respingendolo con violenza sul barcone. E’ una scena raccapricciante, spaventosa. Vedo la barcaccia inabissarsi nuovamente, la seguo con lo sguardo mentre penetra le acque fino a toccare gli abissi.

Penso: “Finalmente anche questi poveri esseri umani troveranno pace in fondo al mare”.

Non è così perché non appena tocca il fondo s’inalbera e torna a risalire velocemente, con il solito carico umano. Eccola di nuovo galleggiare tranquilla. Pochi attimi e una grande burrasca la sconquassa. Vedo gli uomini aggrapparsi tra loro tremanti, non hanno più la forza di gridare. Vedo i loro volti sconvolti, arsi dalle fiamme e dal sole. La burrasca non sembra voler finire. Come fanno a tenersi in vita su un barcone del genere? E’ incomprensibile. Ecco il mare quietarsi. Gli esseri umani sul barcone tirano un respiro di sollievo, ma di nuovo la nave militare spara sul barcone affondandolo e il ripetersi degli eventi, interminabile, riprende; è un incubo. Vorrei non aver mai visto quelle scene. 

Cerco di distogliere lo sguardo volgendolo verso le isole italiane. C’è un barcone, che non si sa come abbia fatto ad evitare radar e sorveglianza ed è riuscito ad approdare. Gli uomini, le donne e i bambini vengono subito circondati e portati nei Centri di accoglienza, da dove non potranno uscire se non per essere riaccompagnati nei loro paesi di origine. C’è chi grida: “Libertà! “; chi tenta disperatamente di uccidersi non riuscendoci; chi prova a scappare, ma è subito riacciuffato dalle forze dell’ordine; alcuni che ci sono riusciti hanno dovuto vedersela con le ronde leghiste.

Penso: “Sono state abolite le leggi e i trattati internazionali, che obbligavano le nazioni all’asilo politico. L’Italia si è liberata degli scomodi immigrati ed ha chiuso le bocche ai morti di fame. Finalmente tutti gli italiani saranno contenti.” 

Il mio interlocutore avverte il mio pensiero e dissente. Mi chiede di rimanere attento e guardare meglio le immagini della storia che mi racconta e che ha ritrovato solo ora e servirà per completare la sua opera letteraria. Accolgo l’invito e mi immergo nella visione. E vedo… uomini e donne. Sono persone che ho rivisto, le riconosco tutte. Sono loro i ricchi e potenti, sono una moltitudine; ci sono anche molti giornalisti servi; sono loro: i razzisti. Solo ora capisco con chi ho parlato seduto al Cafè Virtuel. Spero tanto che i miei pensieri non siano stati male interpretati, perché io non sono razzista, se non di riflesso contro i razzisti e non vorrei essere condannato per l’eternità in questo girone, che credo di non meritare. Mi affido quindi alla sua clemenza e preferirei il girone dei superbi. 

Casa originale: qui

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