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Alitalia | Il popolo sovrano, il referendum e l’isola di Pasqua

Il POPOLO SOVRANO, il REFERENDUM e l’ISOLA di PASQUA

Sembra scritto nel destino, il "popolo del NO" si ingrossa giorno per giorno, qualsiasi proposta porti loro viene bocciata e rispedita al mittente, NO NO e NO! E’ la volta del REFERENDUM proposto ai lavoratori di Alitalia se accettare una riduzione stipendiale del 12-15% ed un esubero concordato di 960 unità, oppure lasciare l’Azienda al suo destino. La consultazione ha visto la partecipazione di oltre l’87% di dipendenti ed un 67% di NO, oltra 10 mila partecipanti al voto. 

C'era una volta l'Alitalia che andava male e Prodi pensò bene di mettere l'Azienda sul mercato per un ripianamento dei debiti e una ricapitalizzazione della Compagnia. Eravamo nel 2006 e si fecero avanti Lufthansa, Air France e Aeroflot. Grazie ad un'opposizione illuminata capitanata da Silvio Berlusconi, al fine di MANTENERE L'ITALIANITA', l'accordo con lo STRANIERO saltò e si fecero avanti alcuni CAPITANI CORAGGIOSI, veri ITALIANI CREDENTI e FERVENTI pronti a salvare Alitalia. Il meglio del meglio dell'IMPRENDITORIA ITALIANA (Marcegaglia, Benetton, Caltagirone, Riva, Ligresti , Gavio e una banca come Intesa Sanpaolo guidata da Corrado Passera) fondarono la CAI. Nel 2008 Berlusconi gridò al successo personale per aver evitato che Alitalia cadesse in mani francesi. E’ giusto ricordare che La compagnia di bandiera, nata nel 1947, non fu venduta completamente, ma divisa in due parti, quella buona - good company - che conteneva gli asset sani, fu comprata dalla cordata italiana. La bad company, con i debiti, gli esuberi e il resto, venne scaricata sulle casse dello Stato: il costo del salvataggio fu stimato in oltre 3 miliardi di euro. Nei CINQUE ANNI successivi la CAI, grazie ai manager e imprenditori italiani di provata affidabilità, riesce ad accumulare più di 5 MILIARDI di Euro di DEBITO.

La storia prosegue, siamo agli inizi del 2014 e lo spettro del fallimento si aggirava nei cieli di Alitalia, ecco ripresentarsi il dilemma se “essere o non essere” compagnia italiana. I Capitani coraggiosi decisero di aprire le porte allo straniero. Ethiad la Compagnia degli Emirati Arabi con 387 milioni acquistò il 49% della fu italiana Alitalia. A capo di questo nuova grande compagnia italo-araba “niente popo di meno” che Luca Cordero di Montezemolo con un piano finanziario mirabolante, pronto a promettere che nel giro di tre anni avrebbe ripagato gli investimenti e sarebbero tornati utili e felicità in Alitalia.

I TRE ANNI sono passati mentre i debiti aumentano di un milione al giorno. Così, il bobolo del NO ha deciso per tutti, per gli azionisti che avevano prospettato un apporto di due miliardi di capitali, per i manager che avevano in mente una ristrutturazione aziendale ed un rilancio delle linee aeree, per i sindacati che avevano trovato un accordo triangolando tra azionisti, lavoratori e benedizione del Governo. L’idea di dare ai lavoratori la parola di vita o morte di Alitalia è una trovata di antica memoria, ricorda Ponzio Pilato. Si è preferito lasciare agli interessati diretti se avere fiducia nel piano industriale stringendo la cinghia, oppure aspettare imprecise proposte future. Nella migliore delle ipotesi ogni dipendente ha pensato di essere uno dei potenziali esuberi ed ha preferito come Sansone far crollare le colonne su cui poggiava il tempio, “..muoia Alitalia e tutti suoi azionisti e lavoratori”. 

Questa storia mi ricorda quella dell’ISOLA di PASQUA, famosa per i MOAI le grandi statue di pietra. Fino al 1200 d.C. la popolazione rimase in equilibrio con le risorse naturali presenti. In seguito, nacque da parte degli abitanti la necessità di realizzare i MOAI, il cui sistema di trasporto per costruirli richiedeva notevoli quantità di legname e di lavoratori. Cominciò pertanto un importante lavoro di disboscamento dell'isola e un sensibile aumento della popolazione dovuto a NUOVI SBARCHI di operai. La riduzione della risorsa forestale provocò una instabilità ecologica e alimentare, conseguentemente, un inasprimento dei rapporti sociali interni che sfociarono in violente guerre civili. Quando l’ultimo albero fu abbattuto gli abitanti iniziano a utilizzare erbe e cespugli come combustibile. Le condizioni di vita sull'isola divennero pertanto proibitive. Secondo i resoconti del primo occidentale a sbarcare sull'isola, Jakob Roggeveen al tempo del suo arrivo l'isola si presentava brulla e priva di alberi ad alto fusto con poco meno di un centinaio di abitanti.

Ho l’impressione che i MOAI possono essere la metafora dei Politici, dei Sindacati e degli Imprenditori, un convitato di pietra che lascia furbescamente la scelta ai Lavoratori, ben sapendo che la folla sceglie sempre Barabba. Il popolo del NO non vuole speranze, non vuole progetti, non vede aldilà, non dona fiducia, preferisce l’uovo oggi anziché la gallina domani, e se l’uovo di pasqua non c’è, “muoia Sansone e tutti i filistei”.

26.04.2017

Ferdinando Chinè

 

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