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Catania: morto Salvatore La Fata, l’ambulante che si era dato fuoco

Di Kocis (---.---.---.237) 3 ottobre 2014 23:00

La chiesa ( sita in un luogo notoriamente abitato e frequentato dal “volgo”) era piena di tanto “umile popolo”. Parenti e amici ( tanti), cittadini indignati ( non molti), rappresentanti delle organizzazioni sindacali ( in piccola schiera). Le istituzioni, pare ovvio per il nostro “elefantiaco” sito, erano massicciamente rappresentati dall’ Arcivescovo. Evidentemente nei nostri luoghi non è ancora arrivata la “ rivoluzione ” civile e democratica…. Nella distinzione dei ruoli.

Mancavano i rappresentanti ( da singoli o per strutture organizzate) di “ arti, mestieri ed armi”,  della media- alta borghesia, dei “censi” e professioni in generale, delle  intellettualità  “professori del verbo” - in cattedra o meno -.

La tragedia, dall’alto della loro tranquilla sicumera (sicurezza) quotidiana, non tange. Non turba. Un “normale” incidente popolare. In continuità, quasi, della tradizione……. del “compari Turiddu”….la festa continua, allegramente.

Una città ormai persa nella rappresentazione dei valori civici, etici e democratici. Della solidarietà umana e sociale, soppressa dalle classi ritornate prepotentemente in auge. In stile fine ottocento. Un bieco corporativismo sociale che ha frammentato i cittadini in decine di migliaia di pezzi. Disoccupazione, precariato, povertà, emarginazione……….gli azi sono esclusivamente di chi li ha!.

Alla fine della funzione, una quindicina dietro un piccolo striscione. Si declamava lo sciopero generale come momento di ripresa della coesione sociale, richiedendo “ VERITA’ e GIUSTIZIA per SALVATORE LA FATA.


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