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paolodegregorio

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  • Di paolodegregorio (---.---.---.238) 16 febbraio 2010 19:09

    caro Piccinini,

    senza dubbio l’angoscia per il futuro è tanta, e dalla miniera alla fabbrica è stato un tragitto duro e a suo tempo una conquista.
    Ma oggi la crisi impone di cercare altre vie. 
    E ricordiamo che le fabbriche di Portovesme hanno anche inquinato territori notevoli e questo viene taciuto in questo momento, la crisi non consente di parlarne.
    Se vai a fare una ricerca approfondita nella zona, oltre alla disperazione dei lavoratori, trovi nella zona una agricoltura segnata dall’inquinamento. Tanto che si è parlato di sostanze trovate nel pregiato vino di Santadi. Ho letto un libro sulla storia della vicina Carloforte e questi problemi ci sono stati.
    Purtroppo, in Sardegna, anzichè indirizzare tutto il territorio verso l’autosufficienza agricola e, adesso che è possibile, verso l’autosufficienza energetica con le rinnovabili, si sono fatte scelte industriali folli.
    Ho sentito raccontare dai protagonisti che a Olbia negli anni ’60, era stata offerta la possibilità di una industrializzazione con installazione di impianti chimici e petroliferi e il sindaco di allora rifiutò questa destinazione. E ancora oggi lo benedicono.
    Invece a Porto Torres, Sarroch e Portovesme le lusinghe degli industriali hanno avuto successo.
    Sono stati così sacrificati, rovinati completamente ,territori bellissimi e ora con la crisi c’è il rischio che restino solo trutture industriali orrende, che fanno pensare all’inferno dantesco.
    Se a questo aggiungiamo i vasti territori che lo Stato utilizza come servitù militari, ne deriva una immagine dei passati politici sardi, che hanno consentito tali scelte,assolutamente negativa.

    Per tornare agli operai di Portovesme ritengo che devono chiedere il SALARIO SOCIALE, di importo adeguato, per tutto il periodo di disoccupazione.
     E perchè non pensare a unirsi in cooperativa chiedendo alla regione di finanziare loro e non le multinazionali, per fare la conversione delle fabbriche magari per costruire pannelli fotovoltaici (in Sardegna non ce ne sono) e magari impegnarsi per il disinquinamento del territorio che consentirebbe di tornare ad una agricoltura non avvelenata.?

    un saluto
    paolo

  • Di paolodegregorio (---.---.---.174) 14 gennaio 2010 12:09

    in effetti hai ragione, braccia rubate all’agricoltura, ma viè l’aspetto positivo che è quello di cercare di conoscere aspetti e problemi dell’agricoltura,anche se virtuali.

    Propongo, e se vuoi parlarne su facebook mi va bene, di andare realmente in campagna a realizzare "fattorie solari",in cui si realizza l’autosufficienza alimentare e si coltiva per il territorio (km zerosenza monocolture) e si realizza l’autosufficienza energetica con il fotovoltaico e, con il "Conto Energia" si ottiene un reddito commisurato all’investimento che anche le banche finanziano.

    Il risultato reale,oltre al reddito, è la soddisfazione intima di essere autosufficiente e in armonia con l’ambiente oltre che con le persone di sensibilità affine.

  • Di paolodegregorio (---.---.---.174) 14 gennaio 2010 11:40

    Se vuole essere coerente con gli impegni internazionali a ridurre la Co2,il ministro dell’ambiente deve proporre una legge che vieta l’importazione del legname da Africa, dall’Amazzonia, dall’Indonesia e dalle altre zone delle foreste fondamentali all’equilibio ambientale.
    Nessun albero sarebbe tagliato se non ci fosse chi lo importa.

    Quanto all’illegalità dei tagli, spesso nei vari paesi non si tratta di illegalità formale perchè le aziende operano con l’autorizzazione di autorità, spesso corrotte, quindi ripeto è fondamentale il divieto a importare che tutta la UE dovrebbe mettere.

  • Di paolodegregorio (---.---.---.72) 28 dicembre 2009 14:30

    con tutto il rispetto per gli autori della ricerca citata, resto dell’opinione che non è possibile prevedere, oggi, il costo della individuazione, realizzazione, sorveglianza di secoli, del sito delle scorie nucleari.

    Quindi il costo del kwh,che deve comprendere anche tale dato per essere vero, non è noto e quindi ogni raffronto con i costi della produzione da altre fonti è irreale.

    saluti

    paolo

  • Di paolodegregorio (---.---.---.186) 26 dicembre 2009 11:38

     laconsiderazione che che le spese della Sogin siano state determinate da una gestione allegra nulla tolgono al fatto che esse sono da attribuire ai costi sostenuti sinora per la dismissione delle centrali esistenti.
    Nessuno ci può garantire che non si verificheranno altre gestioni scandalose, anche perchè sul nucleare è stato inserito il "segreto di Stato" con dpcm del 2 maggio 2008 e quindi avremo le informazioni che ci vorranno dare.
    Resta la considerazione che il costo a suo tempo indicato per il nucleare non era il "vero" costo e non essendo ancora possibile conoscere il costo della realizzazione del sito per le scorie, nè i costi del suo controllo nel tempo necessario, non è possibile ancora ipotizzarlo. Le centrali costano più da morte che da vive!

    Ricordo che il multimiliardario Warren Buffett spese 2 milioni di dollari per una indagine di mercato perchè voleva investire in una centrale nucleare e rinunciò all’investimento perchè fallimentare. Solo gli interventi statali; come in Italia, consentono di pensare ad investire in tale settore. E tutto torna sulle nostre bollette, senza liberarci affatto dalla dipendenza dall’estero, tanto sbandierata come uno dei motivi della scelta governativa.

    Non conosco pregi e difetti della produzione elettrica col biogas ed evito di pronunciarmi, continuo a preferire la microgenerazione elettrica diffusa con fotovoltaico su tutti i tetti e su tutti i capannoni industriali e artigianali.
    saluti
    paolo

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