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Servizio militare no, servizio civile sì

Nel linguaggio politico è necessario tenere conto dell’uso che fanno gli avversari dei tuoi errori di comunicazione. E soprattutto bisogna avere ben presente ciò che Berlusconi prima e Salvini oggi (i veri populisti) avevano chiaro, ossia che le elezioni si vincono raggiungendo quell’elettorato post-ideologico, che forma le proprie opinioni solo con la Tv, che non legge libri né giornali, che usa un linguaggio povero fatto di slogan assorbiti dalla pubblicità, dalle curve degli stadi, dai bar .

Questi milioni di persone abituati a essere presi in giro dalla politica, abbandonati dalla “sinistra” e dallo stato sociale, scettici su qualunque cambiamento, confinano spesso con ambienti di droga e criminalità che spesso ne assorbono i più deboli, i disoccupati. Per raggiungere questa cospicua frazione del popolo italiano è essenziale che si mettano in campo provvedimenti di legge limpidi, chiari per tutti, senza ostacoli burocratici, senza raccomandazioni o filtri politici o degli amici degli amici.

La formulazione della legge “reddito di cittadinanza” si presta immediatamente alla critica che non è giusto percepire un reddito con cui si può sopravvivere senza lavorare, ed è un errore che si dovrebbe correggere di corsa. Anche la parola “reddito” ha una radice che assomiglia a rendita e anche qui ci troviamo sul significato di parassitismo, concetto che non si deve lasciare nelle mani dei populisti che preferiscono milioni di disoccupati disperati per strada, pronti a qualsiasi lavoro in nero. La giusta formulazione dovrebbe essere “Compenso Servizio Civile” in cambio di 4 ore giornaliere di lavoro socialmente utile, a disposizione del Comune di residenza per aiutare anziani soli al proprio domicilio, in vigilanza davanti alle scuole, per controllare l’ambiente, integrazione in tutti i servizi erogati dai Comuni, da retribuire con 10 euro ora (800 euro al mese).

Non voglio entrare nei dettagli, ma si deve trattare di lavoro vero, diretto da dirigenti motivati, meglio se provenienti dal volontariato, con il potere di escludere dal Servizio Civile Comunale chi si comporta scorrettamente. Questa Istituzione deve diventare una struttura fondamentale che garantisce a chiunque una dignitosa sopravvivenza nel segno che lo Stato non lascia soli i cittadini e fa del SERVIZIO CIVILE COMUNALE una delle istituzioni più valide e solidali della nostra democrazia. Il “senso civico”, che ogni nazione dovrebbe perseguire come obiettivo primario, non nasce solo dalle aule scolastiche, ma deve essere visibile nella società reale attraverso la partecipazione personale per risolvere i vari problemi, che possono avere i cittadini.

Invece di pensare a reintrodurre il servizio militare, dopo la fine della scuola d’obbligo, non sarebbe male completare la formazione dei cittadini inquadrandoli per 6 mesi in un servizio civile da svolgere 4 ore al giorno per cinque giorni, nel proprio quartiere per far fronte a tutti quei problemi che Comuni e istituzioni non riescono a soddisfare. Già il solo fatto di mettere di fronte ai problemi sociali giovani e meno giovani, disoccupati, volontari, donne e uomini di tutte le classi sociali è un miracolo che trasforma la società e la fa diventare una comunità, altro che reddito di cittadinanza!

Paolo De Gregorio

Foto di Nattanan Kanchanaprat da Pixabay 

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