L’esperienza consolidata in
Italia bene insegna che anche le Procure e gli organi inquirenti possono sbagliare.
Sono atti che ricadono nelle ricorrenti “umane virtù”. Sono tante le vicende
giudiziarie che hanno portato, a “furor di popolo” bene alimentato, presunti
rei sul banco degli accusati, poi alfine dichiarati innocenti. Nel nostro paese
la ricerca della verità è una faccenda che in parecchi casi diventa molto
complicata: prima si sbatte il “ mostro in prima pagina”, poi, piano piano, con
molta pazienza, con grande mobilitazione civile, con l’impegno degli organo
giudicanti, la verità viene a galla. Certo,
con grande fatica. E’ la pazienza della democrazia, dello Stato di diritto.
In maniera eclatante si cominciò
con le bombe di piazza Fontana a Milano e con l’accusato Valpreda. Sono tante le vicende ricorrenti, specie quelle che
riguardano l’abbraccio mortale del potere politico-affaristico-mafioso. Lo insegna per tutte la storica vicenda dell’assassinio
del giudici Falcone e Borsellino…….. Dopo
tanti processi la verità, quella vera non quella fatta filtrare dai “compiacenti”,
è ancora in itinere.
Invito i professionisti del “telegramma”
a ben riflettere prima di esternare. A maggior ragione quando si tratta di un
sindaco di un piccolissimo paese calabrese, che ha sempre vissuto con “le pezze
al culo”, amante dei principi democratici, della solidarietà, dell’accoglienza,
e dei valori assolutamente prioritari della nostra Costituzione.