Topparchia >
E’ la tecnica
di governo che sventaglia, di qua e di là, un minimo di risposte proficue a
taluni problemi emergenti con lo scopo di “tacitare” nell’immediato ragioni di acrimonia
e dissenso.
A mo’ di “toppa” ecco il ventaglio di Bonus e di mancette offerte in
“preludio” a soluzioni ben più corpose ed incisive. Seguono di concerto gli
appelli a fiducia e ottimismo.
Da annotare.
E’ quella strategia di perdurante “rinvio”
che trova dei solidi pilastri su almeno un paio di “fattori” comprovati dalla
storia del paese.
QUELLA riconosciuta spiccata capacità di cogliere e di agganciarsi
al traino delle opportunità (v. export) offerte dal più marcato tasso di
crescita dell’economie circostanti.
QUEL patrimonio di fantasia e di creatività,
unite a testardaggine, che alimentano la peculiarità italiana di arrangiarsi “alla
meglio”.
Ciò detto.
A fronte di un DEBITO pubblico che è cresciuto del 43% (+600
miliardi) nell’ultimo decennio, come in un coro si leva il “biasimo” contro il rigore
raccomandato per i sussistenti “rischi” involutivi (UE e Bce).
Nessuno sembra
volere considerare che tale incremento, pur con gli attuali “bassi” tassi d’interesse
(v. QE), da solo fagocita almeno la metà delle risorse aggiuntive di un PIL dato
al +1,5%.
Per non parlare di disoccupazione, di lavoro precario, di famiglie in
povertà, di senza tetto, di carenze strutturali, di dissesto idrogeologico, ecc.
Finale.
Eppure con questa politica della “toppa” hanno attinenza perfino le risorgenti
vampate di violenza e certi rigurgiti autoritari.
Anche nel paese del Barbiere
e il Lupo non mancano soluzioni …