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 Home page > Tribuna Libera > La mancanza di una concertazione energetico-ambientale in Italia

La mancanza di una concertazione energetico-ambientale in Italia

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Ritengo che uno dei grandi problemi in Italia sia l'assenza di concertazione energeticoambientale tra tutte le parti coinvolte come invece è ormai pratica assodata in Germania (vedi il famoso caso di Essen), in Austria (famoso il caso della Voest di Linz), in Svizzera, in Bolivia (sì, perfino laggiù il Presidente Morales ha accettato di consultare le popolazioni indigene su un progetto - poi abbandonato - di realizzazione di una rete stradale che avrebbe compromesso il loro tradizionale habitat), ecc...
L'Italia è rimasta ferma ad accordi di massima tra il governo in carica e le multinazionali, senza un coinvolgimento reale delle popolazioni su tali questioni. E in questo modo di fare è rimasta ancorata al capitalismo selvaggio dell'immediato dopoguerra che ha causato e causa ancora tanti danni al nostro ambiente. 
La cosa appare ancora più seria e lampante quando ad essere interessate da tali provvedimenti sono popolazioni che vivono quasi essenzialmente grazie alla cura e coltivazioni del proprio territorio, come risulta essere gran parte del Sud ma non solo. 
Quindi, secondo me invece di avere un modo totalitario di comportarsi come intende fare Calenda, converrebbe per tutti adottare un modo civile di confrontarsi su ogni singola questione con coloro che in quei territori ci devono vivere. Sarebbe un primo passo non solo di democrazia partecipata, ma anche e soprattutto di civiltà!
 
Yvan Rettore
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.150) 19 dicembre 2017 17:52

    Topparchia >

    E’ la tecnica di governo che sventaglia, di qua e di là, un minimo di risposte proficue a taluni problemi emergenti con lo scopo di “tacitare” nell’immediato ragioni di acrimonia e dissenso.

    A mo’ di “toppa” ecco il ventaglio di Bonus e di mancette offerte in “preludio” a soluzioni ben più corpose ed incisive. Seguono di concerto gli appelli a fiducia e ottimismo.


    Da annotare.

    E’ quella strategia di perdurante “rinvio” che trova dei solidi pilastri su almeno un paio di “fattori” comprovati dalla storia del paese.

    QUELLA riconosciuta spiccata capacità di cogliere e di agganciarsi al traino delle opportunità (v. export) offerte dal più marcato tasso di crescita dell’economie circostanti.

    QUEL patrimonio di fantasia e di creatività, unite a testardaggine, che alimentano la peculiarità italiana di arrangiarsi “alla meglio”.


    Ciò detto.

    A fronte di un DEBITO pubblico che è cresciuto del 43% (+600 miliardi) nell’ultimo decennio, come in un coro si leva il “biasimo” contro il rigore raccomandato per i sussistenti “rischi” involutivi (UE e Bce).

    Nessuno sembra volere considerare che tale incremento, pur con gli attuali “bassi” tassi d’interesse (v. QE), da solo fagocita almeno la metà delle risorse aggiuntive di un PIL dato al +1,5%.

    Per non parlare di disoccupazione, di lavoro precario, di famiglie in povertà, di senza tetto, di carenze strutturali, di dissesto idrogeologico, ecc.


    Finale.

    Eppure con questa politica della “toppa” hanno attinenza perfino le risorgenti vampate di violenza e certi rigurgiti autoritari.

    Anche nel paese del Barbiere e il Lupo non mancano soluzioni …

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