Salvaguardia >
Poche
selezionate parole, estratte da intercettazioni, possono diventare sui media dei
Titoli roboanti. Notizie in grado di catturare l’attenzione del pubblico, di
innescare forti reazioni emotive e suscitare istintive prese di posizione.
Un fenomeno
ricorrente che nessun uomo di legge, magistrato o comunicatore può minimizzare
e tanto meno negare.
Un prodotto di “suggestione” mediatica tanto più deplorevole
quando investe dei soggetti “estranei” ai fatti che sono oggetto di indagine.
Nel
merito.
Da anni è in corso un acceso dibattito che non lascia tuttora intravedere
un possibile approdo. Tanto vale tentare di avanzare una risposta.
Il
presupposto è che le registrazioni delle comunicazioni intercettate vengano affidate
a un organo giudiziario che ne assicuri la piena conservazione nonché l’esclusiva
disponibilità del solo Giudice inquirente.
In vista di un possibile rinvio a
giudizio il GIP, presenti le parti interessate, procede all’ascolto delle
registrazioni fatte e dispone quali “passaggi” siano da trascrivere e
depositare agli atti in quanto strettamente inerenti allo stesso procedimento e
alla raccolta di prove “acquisibili” in sede dibattimentale.
Nulla vieta che, ove
occorra, anche nei successivi gradi di giudizio possano essere riascoltate (per
intero) le registrazioni come sopra conservate e decise ulteriori trascrizioni
integrative.
Dalla stretta osservanza di tali regole dovrebbe venir impedita, salvo
“sotterfugi” ed iniziative perseguibili, la fuga e la pubblicazione di notizie “irrilevanti”
a fini processuali.
Se non altro verrebbe del tutto garantito il diritto alla
privacy di soggetti non indagati e palesemente “estranei”.
Ciò a tutto
vantaggio della fondatezza-conformità di una auspicata Legenda per un Delitto …