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Commento di GeriSteve

su Come il clima ha favorito la diffusione della peste. Quali scenari futuri?


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GeriSteve 13 marzo 2015 20:30

Non conosco questo nuovo studio, che certamente aiuterà a chiarire epidemie preoccupanti.

Quello che non chiarisce però è questo articolo e tanti altri molto confusi: ho letto tante, troppe volte di peste portata dai topi... invece non risulta che i topi fossero portatori di peste (mentre i ratti sì) , e si fa gran confusione anche a parlare di "roditori".

Il batterio della peste nera è oggi -per fortuna- quasi inesistente, quindi non è facile stabilire quali animali potessero ammalarsene e trasmetterlo, forse i cammelli -che non sono roditori- ma certamente se ne ammalava l’uomo , che però non è un roditore !

E’ ritenuto che il serbatoio principale della peste fosse il ratto europeo, detto "ratto nero"; quando la peste era troppo virulenta i ratti morivano e scarseggiavano, così le pulci, non trovando la loro preda preferita, si adattavano a pungere un altro ospite infettabile: l’uomo. A differenza del ratto europeo, il ratto norvegico (il ratto grigio, la "pantegana") invece è immune alla yersinia e neanche portatore: quei ratti sono entrambi "roditori", ma questa differenza è quella fondamentale.

Nei secoli il ratto norvegico ha colonizzato tutta l’europa e il ratto nero è oggi quasi scomparso, per cui le pulci non succhiano più il loro sangue infetto e si ritiene che sia per questo che l’epidemia inglese di peste nera del ’600 è stata l’ultima.

Oggi per "ratto" si intende ormai il ratto norvegico, animale certamente poco igienico, ma che ci ha salvato dalla peste, scacciando un altra specie di ratto, molto più pericoloso per noi.

Per capire e divulgare queste conoscenze bisogna però usare un linguaggio chiaro: è sbagliatissimo chiamare i ratti "topi di fogna" ed è sbagliato scrivere genericamente di "roditori".

Un altro elemento di confusione è stata la diffusione del libro "I promessi sposi": Manzoni giustamente condannava le paranoie collettive sugli untori, ma sbagliava credendo che la peste si diffondesse per contagio diretto da uomo a uomo. Era un ignorante, ma perchè allora era ancora molto ignorante la scienza medica. Quello che però non è proprio giustificabile è la diffusione di questo pregiudizio ancor oggi fra i lettori dei promessi sposi: è un ottimo esempio di diffusa incultura scientifica, soprattutto nell’ambito cosiddetto "umanista".

Molti sostengono che durante le epidemie il batterio fosse mutato e che fosse in grado di produrre il contagio diretto con il ciclo: uomo - pulce - uomo. Essendo oggi quella particolare peste una malattia scomparsa non lo si può escludere, ma le argomentazioni a favore sono piuttosto penose: io ho sentito un dibattito in cui uno storico (ovviamente senza avere alcuna preparazione scientifica) sosteneva che il contagio diretto era provato dalla rapidità con cui, nella stessa casa, la peste si propagava da una persona all’altra. A quello storico non gli passava per la testa che le pulci infette avevessero punto quasi contemporaneamente tutti gli abitanti della casa e che la latenza della malattia avesse piccole oscillazioni individuali che non erano affatto "i tempi di contagio" fra un appestato e un altro coinquilino.

GeriSteve


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