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Commento di

su Un premier imbarazzato. Ed imbarazzante


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24 dicembre 2014 15:43

Tra dicembre 2013 e febbraio 2014 la BCE ha messo a disposizione delle banche italiane 60 mld di euro al tasso dell’1%.
http://www.ilsole24ore.com/art/econ...

Questi capitali, più la raccolta, le banche li hanno impiegati per 2/3 nell’acquisto di BTP (al 3-4% di rendimento) e in trading finanziario. Ad alimentare il credito per famiglie e sistema produttivo è andato circa 1/3 dei capitali erogati dalla Banca Centrale Europea.

E’ arduo sostenere che, a parità di capitale impiegato, il finanziamento allo Stato produca altrettanta ricchezza reale di quanta ne produca il sistema delle imprese. Oltre al fatto che il rendimento dei titoli di stato viene remunerato con ulteriore debito pubblico, non con valore corrispondente a ricchezza prodotta.

In pratica lo Stato fa concorrenza sleale alle imprese attirando i 2/3 dei capitali finanziari per impieghi largamente improduttivi, le imprese deperiscono, il gettito fiscale diminuisce, lo Stato è costretto ad aumentare il sebito in misura corrispondente.

E’ chiaro che se questo ciclo non venisse interrotto, in fondo al tunnel non vi sarà la ripresa ma il default conclamato dell’intero sistema.

Default che, benché non dichiarato, di fatto già esiste, dal momento che lo Stato non è in grado oggi di fare fronte al suo debito.

Per tentare almeno di rallentare la frana lo Stato dovrebbe agire in via prioritaria sul fronte della spesa pubblica, eliminando gli sprechi, aumentando l’efficienza della PA, diminuendo progressivamente la quota di indebitamento, in modo da ridurre sia l’ammontare complessivo del debito sia il tasso di interesse da corrispondere ai finanziatori.

Questo naturalmente non significa licenziare qualche milione di dipendenti pubblici, significa che almeno a parità di prestazioni il costo della PA deve diminuire.

Il risparmio di spesa dovrebbe andare a compensare la diminuzione del gettito fiscale dovuto alla crisi e anche la diminuzione della pressione fiscale sul lavoro.

Tuttavia, poiché l’inefficienza della spesa pubblica genera risorse che la partitocrazia al governo impiega per finanziare le clientele che gli garantiscono la permanenza al potere, è ovvio che questo obiettivo non solo non è al primo posto delle sue priorità: è proprio in fondo, visto come il condannato a morte può vedere il capestro.

Di conseguenza gli occhi di Renzi si poggiano con cupidigia sull’ultima risorsa che può almeno temporaneamente allontanare l’amaro calice: i risparmi degli italiani. I quali, come giustamente fa rilevare lei, non stanno ad ammuffire sotto una mattonella: circolano nel mercato dei capitali.

E poiché i signori che ci governano non hanno nessuna vergogna o ritegno quando si tratta di salvaguardare il loro tenore di vita, quello dei loro sponsor, il loro potere, inventano ogni possibile espediente per giustificare il trasferimento di maggiori risorse dal risparmio alla spesa pubblica.

In conclusione: con questa classe politica di governo il nostro destino è segnato. Eppure c’è ancora chi continua a votarla.


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