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Commento di Persio Flacco

su Il suprematismo cristiano (anche) in Michele Serra


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Persio Flacco 14 dicembre 2014 11:55

Fabio Della Pergola  14 dicembre 02:03

"Ci mancherebbe anche che qualcuno protestasse per una processione (ma se fosse una processione islamica scommettiamo che qualcuno protesterebbe ?). Una processione si tiene in posto aperto e nessuno la può impedire se non violando i diritti delle persone che vogliono manifestare la propria fede. Così come nessuno nega il diritto di fare un presepe in piazza, sul sagrato di una chiesa, in una sacrestia, in un circolo, in case provate, nei giardini o ovunque...ma gli ambienti istituzionali sono altra cosa."

Tutti gli spazi pubblici (e in qualche misura perfino gli spazi privati) sono posti sotto il controllo dell’autorità dello stato, che ne regola l’accesso, che concede, nega, condiziona, il loro uso da parte dei privati cittadini, associati o meno che siano.
La scuola non fa eccezione: è uno spazio pubblico, solo che è limitato ai cittadini che hanno titolo ad accedervi.
Ne vale obiettare che la scuola è uno spazio pubblico destinato alla didattica, perché è didattica anche coinvolgere i bambini in una attività pratica come quella di costruire il presepe.

Ma anche se non vi fosse attinenza con la finalità istituzionale del luogo, anche se si trattasse ad esempio di un albero di natale messo nell’androne di una facoltà universitaria dai bidelli o dall’iniziativa di qualche docente o da un gruppo di studenti: come per altri luoghi pubblici, chi rappresenta lo stato può legittimamente negare questo genere di manifestazioni di particolarismo confessionale purché sia per motivi diversi da quello dell’offesa all’altrui (o alla propria, del rappresentante) sensibilità religiosa.

Potrebbe negarla per cento altri motivi: agibilità, sicurezza, igiene, ordine pubblico, ecc. ma non con questa motivazione. Non avrebbe diritto di farlo perché la laicità dello stato consiste nel garantire a tutti i cittadini, di qualunque confessione, colore, ideologia, orientamento sessuale, genere, ecc. l’accesso ai luoghi pubblici.
Lo ripeto: la laicità dello stato si sostanzia nella imparziale INCLUSIONE di ogni diversità, non nella loro imparziale ESCLUSIONE.

Per questo stesso motivo chi rappresenta lo stato non può imporre, in nessun luogo posto sotto la sua autorità, un particolare segno religioso. Lo stato laico non può essere parziale, non può avere una sua propria connotazione particolare.

"togliete dai piedi quei crocefissi dagli spazi pubblici e smettetela di infastidire la mia diversità!"

I crocifissi nei luoghi istituzionali non possono essere imposti dall’autorità dello stato, sono daccordo. Se a volerli fosse una maggioranza di cittadini allora lo stato dovrebbe garantire lo stesso diritto ad esporre accanto a quello il proprio simbolo religioso a tutte le altre confessioni.
Ma se la sola vista di un crocifisso la infastidisce allora lei ha un problema di intolleranza verso i cristiani.
Se è così farebbe meglio a manifestare apertamente la sua idiosincrasia: ne ha tutto il diritto, invece che strumentalizzare concetti delicati come la laicità dello stato.
E’ un concetto delicato perché riguarda la convivenza civile, la reciproca tolleranza, la sostenibilità della convivenza tra identità culturali e religiose diverse in società complesse e percorse da tensioni potenzialmente esplosive.

Infatti, come avrà notato, il suo articolo è riuscito a dare voce a posizioni oltranziste, a suscitare scontri verbali di tipo etnico religioso ideologico, e non mi pare onesto che pur di dare addosso ai cristiani lei fomenti un clima di intolleranza.


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