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Commento di Persio Flacco

su Tre segnali positivi per il futuro dell'Ucraina


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Persio Flacco 12 novembre 2014 18:38

Poiché in politica internazionale le questioni ideali o etiche generalmente suni usate come becchime per i polli da spargere tramite i mass media, sarebbe anche interessante fare qualche riflessione sul bilancio costi/benefici per l’Europa dell’avventura iniziata con il colpo di stato a Kiev.

Al presente la UE si trova a dover contribuire al pagamento delle bollette del gas consumato in Ucraina negli anni passati per poter garantire almeno le forniture invernali. Nessuno avrebbe voluto lasciare al freddo milioni di persone, ma è comunque un costo per la UE.
Quanto alle prospettive economiche future dell’Ucraina non credo ci sia nessuno che le valuti positivamente. Non lo erano già prima che scoppiasse la guerra civile, a Paese ancora integro, figuriamoci ora. Dunque è facile prevedere che l’Ucraina avrà bisogno di ulteriori e sostanziosi aiuti da parte della UE nel prossimo futuro.

Le elezioni politiche hanno sancito la vittoria delle formazioni favorevoli all’integrazione con la UE, e la cosa non stupisce dal momento che le regioni dell’est, tipicamente pro russe, sono state escluse dalla consultazione. Dunque la situazione attualmente è questa: la UE vuole fortemente l’Ucraina; l’Ucraina vuole fortemente la UE. Ergo, la UE dovrà pagare i conti dell’Ucraina.

Tra sanzioni, contro sanzioni, crisi indotte dalle sanzioni, l’interscambio Russia-UE è diminuito e, poiché non si vede una soluzione a breve termine dello scontro militare tra Kiev e indipendentisti, è probabilmente destinato ad aggravarsi.
Per la UE già in difficoltà questo è un costo ulteriore da mettere tra le passività derivanti dalla crisi ucraina.

Dopo il golpe di Kiev si è tornati a risentire echi di guerra in Europa. Si fanno esercitazioni, ci si chiama a raccolta ognuno nel suo campo, si ragiona sull’incremento delle spese militari. Qualcuno parla del ritorno alla guerra fredda e qualcun altro buttà lì come possibilità che Europa e Russia possano un giorno confrontarsi armi in pugno. Questa non è solo una passività economico finanziaria, è peggio.

Allargare ulteriormente la UE, mantenendo inalterate le attuali strutture comunitarie, comporta l’evidente ulteriore scadimento della capacità di governo delle medesime.

Allo stato attuale l’associazione di nuovi paesi membri equivale ad indebolire l’Unione, non a rafforzarla. Il percorso per una eventuale rifondazione dell’Unione Europea in senso federalista è già oggi assai difficile per la ovvia difficoltà ad ottenere l’unanimità di 28 paesi diversi su materie delicate come la cessione di sovranità nazionale in materia di politica estera e difesa. Maggiore è il numero dei paesi membri maggiore diventa la difficoltà di perseguire questo scopo.

Dopo avere elencato le passività ho riflettuto a lungo su cosa mettere alle poste attive. Ne ho trovata una sola: manodopera a basso costo da immettere nel mercato del lavoro comunitario, ma non so se questa sia effettivamente una posta attiva.

In conclusione, il fortissimo interesse manifestato dall’Unione Europea nei riguardi dell’Ucraina ha un costo non lieve per i cittadini europei e per il futuro della stessa Unione.
In realtà è improprio intestare questo interesse all’intera Unione: ai cittadini europei, ad esempio, dell’Ucraina credo interessi assai poco, ma nessuno ha chiesto il loro parere. Un certo numero di decisori piazzati ai vertici dell’Unione ha deciso anche per loro e a prescindere dal loro parere che l’Ucraina valga qualsiasi sacrificio.

Ecco, questa la si potrebbe definire una posta attiva: aver reso platealmente evidente ai cittadini europei che le istituzioni comunitarie se ne impippano del loro parere ma tengono invece in grandissimo conto l’opinione del dipartimento di stato USA, quello che ha organizzato il golpe di Kiev.

E’ una scoperta utile perché aiuta i cittadini europei a prendere una decisione: buttare a mare questa UE o provare a cambiarla?

Il nuovo presidente della commissione, Juncker, sembra essere consapevole di questa situazione. Tanto che una delle sue prime dichiarazioni è stata che nei prossimi cinque anni non vi saranno ulteriori allargamenti della UE.
La risposta non si è fatta attendere: una campagna stampa contro di lui basata sul fatto arcinoto che Juncker è stato capo del governo del Lussemburgo e che il Lussemburgo ha una disciplina fiscale opaca e favorevole all’elusione fiscale delle grandi aziende. Su una non-notizia insomma.

Sulle prime pagine dei giornali (fatto più unico che raro) è comparsa la notizia "cane morde uomo", il che testimonia che chi l’ha lanciata ha il potere di mandare sulle prime pagine qualsiasi notizia, o non-notizia.

La partita è appena iniziata, e di certo trascende di molto l’Ucraina: riguarda piuttosto il futuro dell’Unione Europea come entità sovrana e indipendente.


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