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Commento di Persio Flacco

su La Russia e noi


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Persio Flacco 9 settembre 2014 23:35

Il suo tentativo di apparire equilibrato nei giudizi sottopone ad un forte stress le sue argomentazioni, col risultato di produrre sfibrature e lacerazioni qua e la.
Le propongo un punto di vista meno articolato del suo ma, credo, più compatto e alla fine forse più utile.

Osserviamo la situazione determinatasi a causa della crisi ucraina ponendo al centro gli interessi dell’Europa: la cosa più evidente e preoccupante è che nel giro di poche settimane i rapporti tra Russia e UE si sono deteriorati al punto da mettere in pericolo i rapporti commerciali tra le due entità e da avviare un duro confronto che coinvolge anche il piano militare.

Se il deterioramento dei rapporti commerciali ha ovvi e vistosi effetti negativi sull’economia europea, ancora alle prese con gli effetti della crisi indotta dallo scoppio della bolla speculativa dei subprime statunitensi, l’aspetto militare dello scontro in atto disegna scenari terrorizzanti sul futuro del nostro Continente, tanto che si parla pubblicamente e ai massimi livelli della necessità del riarmo europeo nell’ambito NATO in vista di una guerra che ora è diventata una possibilità da non escludere.

Cosa ha cambiato una tranquilla partnership commerciale tra Russia ed EU in uno scontro di tale gravità, foriero per noi europei di effetti che possono essere solo negativi, se non disastrosi?

I fatti di Maidan: una serie di manifestazioni antigovernative sfociate in scontri armati e in un vero e proprio golpe che ha rovesciato le istituzioni democratiche di Kiev. Golpe che ha portato al potere gruppi politici tutti contraddistinti da una marcata tendenza antirussa e con la presenza caratterizzante di elementi di estrema destra.

Era del tutto prevedibile che per le sue peculiari caratteristiche politico ideologiche e per la modalità per nulla democratica della sua salita al potere il nuovo governo ucraino sarebbe stato rifiutato dalla cospicua minoranza di etnia russa del Paese. Da qui la rivolta delle regioni dell’est a maggioranza russofona. Nel 2004, quando la "rivoluzione arancione" rovesciò il potere in Ucraina, non vi fu nessuna insurrezione nelle regioni dell’est, per l’ovvio motivo che il governo insediatosi in quella occasione aveva caratteristiche diverse da quello attuale.

Questa, molto schematicamente ma realisticamente, è la causa prima e unica che ha determinato la scomoda situazione in cui ora si trova l’Europa.

Ma perché la UE si trova coinvolta in questo orrendo pasticcio, a determinare il quale i nostri amici americani hanno grandemente contribuito? 

Perché, a quanto pare, quelli che la governano (i cittadini europei nessuno li ha interpellati) hanno deciso che l’associazione dell’Ucraina all’Unione vale il prezzo di una guerra commerciale, e nel caso anche militare, con la Russia.

E cosa apporterebbe di così prezioso l’Ucraina alla UE da giustificare il rischio di un aggravamento della crisi economica, di una guerra continentale, della probabile dissoluzione della stessa Unione?

Sappiamo che l’Ucraina ha gravi problemi economici; che ha una classe politica tra le più corrotte; che ha storici legami con la Russia (Kiev è stata la prima capitale dei russi); che ha profonde divisioni interne; che andrebbe a gonfiare ulteriormente una associazione: la UE, che ha già poteri di governance troppo deboli per coordinare efficacemente 28 membri?

A me sembra che l’Ucraina non sarebbe un buon acquisto per la salute e per il benessere della UE, anzi: sarebbe decisamente controproducente. E non solo per la UE l’associazione dell’Ucraina sarebbe un danno, lo sarebbe per la stessa Ucraina. Come è provato dal conflitto interno innescato dalla prospettiva dell’associazione che ora la sta squassando.

Non serve altro per affermare una semplice e pragmatica verità: per un cittadino europeo, e per chiunque abbia a cuore le sorti dell’Unione Europea e della pace continentale, la priorità è rifiutare lo scontro con la Russia. Uno scontro le cui motivazioni sono provatamente futili, inconsistenti, pretestuose.

E’ questo che va opposto ai tanti che evocano il ’39, il fantasmatico espansionismo russo, gli alti valori di libertà, la difesa dell’Occidente contro la barbarie dell’est, e tanto altro ciarpame inconsistente e fasullo che ora inonda i mass media per confondere e coprire i veri temini della questione.

E’ del tutto comprensibile che quelli che sono riusciti ad avere una visione chiara e limpida di quello che sta avvenendo rifiutino di farsi coinvolgere dalle chiacchiere su Stalin, sul patto Molotov Ribbentrop, sui mille volontari russi che avrebbero invaso l’Ucraina, sui timori della Polonia e dei paesi baltici, e dalle mille altre cazzate strumentalmente riesumate da altre epoche e che riempiono di inchiostro le pagine dei giornali e le bocche degli "autorevoli commentatori".

Il messaggio chiaro, semplice, pulito, é: noi europei non vogliamo essere coinvolti in un pericoloso scontro con la Russia giustificato da motivi futili, inconsistenti, pretestuosi.

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NOTE

Non ho voluto immettere nel ragionamento altri elementi, che pure sono reali, perché riguardano altri aspetti connessi alle questioni esposte che conducono su strade diverse da quella principale. Ciò non toglie che anche queste siano vitali per noi europei.

Non c’è bisogno di dire, perché è arcinoto, che gli USA sono pesantemente coinvolti nel cambio di regime a Kiev. Che hanno giocato un ruolo sia nel verificarsi del golpe sia nella selezione del personale politico da mandare al potere. Che sono dunque gli attori che hanno svolto un ruolo da protagonista nel determinare la situazione attuale. Le prove sia dirette che logiche per affermarlo con la massima sicurezza ci sono. Perché i nostri alleati americani vogliono metterci in una situazione tanto difficile e rischiosa?

A dettare la politica estera dell’Unione sono gli USA; a volere associare i Paesi ex sovietici alla UE, a prescindere dall’interesse della UE e dalla sua tenuta, sono sempre gli USA.
Perché i politici europei tradiscono il dovere di lealtà che si sono assunti nei confronti dell’Unione accettando di essere eterodiretti dagli USA, che fanno ovviamente i loro interessi?

Come è stato possibile che praticamente tutti gli organi di informazione si siano trasformati in organi di disinformazione e di diffusione dell’interventismo guerrafondaio? Salvo il Manifesto, Panorama, il Giornale in Italia e le Figarò in Francia, organi di stampa e canali radiotelevisivi hanno tutti diffuso la stessa "narrativa" interventista. Per avere versioni diverse, a parte gli organi di stampa citati, i cittadini devono far ricorso all’underground della Rete.
Quale potere lega gli organi di informazione alle esigenze di Washington?
Senza una informazione libera e plurale la democrazia è solo un guscio vuoto. E’ questa dunque la nostra condizione? Essere formalmente liberi cittadini e effettivamente sudditi di un potere di cui non si conosce esattamente la fisionomia?

La NATO è un relitto della Guerra Fredda la cui leadership è saldamente nelle mani degli Stati Uniti. Per noi europei la NATO è alternativa all’ancora inesistente sistema di difesa integrato europeo, eppure i governanti europei hanno accettato di potenziare la prima a scapito della seconda. Ma l’Unione Europea esiste ancora o è diventata una pura finzione?

Come si spiega l’inversione di 180 gradi della politica statunitense su molti dossier sia interni che esteri?
Nel 2009 Barack Obama, appena eletto, ha liquidato lo scudo spaziale, ha proposto il disarmo bilaterale, ha proposto alla Russia una distensione nei rapporti tra i due Paesi.
Oggi la politica estera degli Stati Uniti sembra essere tornata sui binari sui quali l’aveva posta la lobby neocon - sionista col suo fantoccio G.W. Bush. Come è stato possibile?

Domande interessanti, credo, che meriterebbero una risposta.


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