• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > La Russia e noi

La Russia e noi

Mi è capitato di fare un non piacevole confronto radiofonico con un sostenitore dell’innocenza di Putin, sostanzialmente impermeabile a qualsiasi argomento, che continuava a elencare i crimini degli ucraini, in gran parte “non veri ucraini” e per vocazione filonazisti, senza sospettare che se in tanta parte dell’Europa annessa all’URSS (col patto Ribbentrop-Molotov del 1939 e poi con la spartizione concordata con Churchill nel 1944) si è diffuso un violento sentimento antisovietico e anticomunista che perdura ancora oggi, ci deve essere qualche ragione in più di una specie di predestinazione al crimine.

Chi volesse ascoltare quel dibattito tra sordi comunque può trovarlo sul sito della radio che ci ha invitati. Non credo valga molto la pena, tra l’altro anche i miei brevi interventi erano spiazzati dall’impossibilità di dialogo, ma comunque per chi ha pazienza il link è questo.

Ma di questo vale la pena di parlare ancora, al di là di quell’occasionale dibattito, perché è abbastanza diffuso in quel poco che rimane di sinistra, in forme più o meno rozze, l’atteggiamento manicheo che ripete incessantemente i mantra della propaganda russa. Ad esempio presenta la destituzione di Yanukovic come il frutto di un “colpo di Stato fascista”, e non di un movimento di grande ampiezza, in cui ci sono state naturalmente infiltrazioni della destra, ma che sono state però facilitate proprio dalla sanguinosa repressione da parte dei corpi speciali (le organizzazioni di estrema destra erano le uniche attrezzate per fronteggiare gli attacchi). Al tempo stesso questi compagni un po’ manichei vedono solo manovre imperialiste e complotti fascisti importati in tutta l’Europa Centro Orientale che era stata direttamente incorporata all’URSS o inserita nella sua area di influenza semicoloniale. Stupisce che a volte sia lo stesso Manifesto a riproporre senza una spiegazione materialista la denuncia di questo fenomeno. Eppure alcuni dei redattori dovrebbero essere in grado di capire che se in Ungheria o in Polonia molti hanno una ostilità alla Russia (in cui vedono non a torto un erede dell’URSS) così forte da spingerli a chiedere aiuto alla NATO, lo si deve alle tragiche esperienze che hanno fatto durante i molti decenni della dominazione staliniana. E lo stesso vale per le repubbliche baltiche o per l’intera area del Caucaso: deportazioni in massa di interi popoli o delle élites, eliminazione fisica dell’intellighentsija (vedi il massacro di Katyn) negata come il Patto Ribbentrop-Molotov fino agli ultimi giorni di esistenza dell’URSS nonostante l’abbondanza di prove esistenti.

Come si può avere fiducia di un vicino così ingombrante, che non ha esitato a ricorrere a complotti polizieschi e falsi attentati per annullare il riconoscimento dell’indipendenza della Cecenia e innescare una guerra tragica che ha seminato odio e fuga nel terrorismo, con ricadute in tutta l’area caucasica e poi in gran parte del Medio Oriente?

Unico argomento concreto portato dai filorussi sono i crimini della NATO e dei paesi imperialisti occidentali. Ma che c’entra? I marxisti rivoluzionari hanno condannato da sempre la NATO, da molto prima - e ovviamente anche dopo - che il PCI di Berlinguer ne aveva scoperto i benefici effetti come “ombrello protettore”: lo ricordo per i tanti malati di amnesia che hanno “riscoperto Berlinguer” e mettono la sua immaginetta ormai perfino sulla tessera del PRC! E lo abbiamo fatto senza perdonargliene una di malefatte, comprese quelle mascherate da imprese umanitarie, nel Libano, in Somalia, nei Balcani, ecc.

E non abbiamo mai dimenticato che dietro la propaganda (antimperialista da un lato, antisovietica dall’altra) Mosca e Washington trovavano spesso accordi alle spalle dei popoli: ad esempio nel 1947-1948 contro i palestinesi e per lo Stato di Israele. E li trovano ancora, senza pudore, quando lo ritengono utile.

Su questo rinvio volentieri a una vecchia recensione di un libro stimolante, Perché Stalin creò Israele, che per ironia del caso è stato pubblicato (anche se con alcune omissioni), proprio dalla casa editrice del compagno filorusso del “dibattito” radiofonico.

Per giunta, lungi dallo schierarsi con l’imperialismo occidentale, abbiamo detto in varie occasioni che “i progetti geostrategici di Putin sono discutibili e pericolosi, ma non illegittimi”. E abbiamo sostenuto che “Putin ha ragione quando domanda da quale pulpito gli Stati Uniti, che hanno militari in decine di paesi anche non consenzienti (basti l’esempio della base di Guantanamo a Cuba), si scandalizzano per l’appoggio fornito alla popolazione russofona della Crimea che aspirava al ricongiungimento alla madrepatria da cui era stata staccata (senza essere consultata) nel 1954”.

Ma proseguire con infiltrazioni di mercenari russi o “ceceni” (cioè i mercenari arruolati per i bassi compiti in quello sventurato paese), spesso di estrema destra, forniti dai tanti gruppi nazionalisti o monarchici-stalinisti che prosperano in Russia, equipaggiati di armi pesanti con i segni di identificazione cancellati, nelle province orientali ucraine, sembra fatto apposta per spingere altri paesi verso la NATO. Sia che le richieste di Putin si fermino a dettare le forme in cui realizzare la federazione ucraina, sia che arrivino a “riscoprire” ancora una volta il diritto all’autodeterminazione fino al distacco. È questa cecità sugli effetti che ogni azione può avere che mi preoccupa, perché vede rafforzarsi contemporaneamente l’avventurismo di Putin e quello di Obama (con al seguito la zelante ed ignara “Lady PESC” Mogherini).

E di tutte le cose dette su questa crisi, ben peggiore di quella provocata con la guerra in Georgia dell’agosto 2008, mi fanno rabbrividire i riferimenti alla spirale che portò all’esplosione della Grande Guerra nel luglio 1914. Non sbocco fatale, ma eventualità possibile quando entrano in gioco tanti protagonisti irresponsabili. Compresa un’Italia che gioca ad avere un ruolo attivo su tutti gli scacchieri, e mette a disposizione paracadutisti ed aerei per esercitazioni ovviamente provocatorie, lontanissime dai nostri confini e vicinissime a quelli della Russia… Su queste cose, Renzi non bada a spese.

Ovviamente, inutile sottolineare ancora una volta che la denuncia degli errori e degli avventurismi di Putin non vuol dire la minima simpatia per Poroshenko, che come Putin è un prodotto della singolare trasformazione della vecchia nomenclatura sovietica, sul piano politico o su quello finanziario, o su entrambi. E hanno la stessa cultura. Come tutti i dirigenti delle repubbliche ex sovietiche…

Ma è difficile far capire a chi ha una “squadra di calcio” per cui tifare, che chi la critica non lo fa perché tifoso di un’altra squadra… Mi è capitato a volte con certi fanatici filoisraeliani, che non riuscivano a immaginare o capire che criticavo severamente Israele ma non ero un tifoso dei regimi arabi. Anzi che non avevo (e non ho) nessun paese “modello” da difendere e in cui confidare.

E a questo proposito occorre un'altra precisazione. A complicare le cose e a rendere difficile un distacco nel valutare la questione ucraina, senza sposare la causa dell’uno o dell’altro, c’è anche l’effetto della propaganda televisiva e su internet dei governi di Cuba e del Venezuela e, in forma solo parzialmente più cauta, di Bolivia ed Ecuador, o della stessa Argentina, che ripropongono sistematicamente le tesi russe, come le hanno sostenute difendendo a spada tratta Gheddafi e Assad, e manifestando in genere scarsa simpatia per le “primavere arabe” ben prima che il loro isolamento e la radicalizzazione dello scontro ne provocasse arretramenti e sconfitte. Quanto al Brasile “sub imperialista” (vedi il recente Toussaint: il Bancosur potrebbe essere un’alternativa, non i BRICS ), al di là del legame nei BRICS, il suo governo in difficoltà per tante ragioni ha bisogno estremo di un buon rapporto con Russia e Cina. Credo che sull’atteggiamento del Manifesto, questo (cattivo) esempio latinoamericano pesi molto. E pesa, a sinistra, perché il manifesto è rimasto, nonostante i suoi limiti, l’unico giornale che fornisce un’ampia informazione internazionale (il Fatto quotidiano ha oscillato perfino su Gaza, con prese di posizioni apertamente filosioniste).

PS: Il mio sito ha cercato di fornire una documentazione abbastanza esauriente sull’Ucraina e sull’intera area: cliccando il link Ucraina di articoli miei o di altri compagni ne trovate una quarantina. Altrettanti sotto la voce Stalinismo. E tre volte tanti se ne trovano cliccando su Il dibattito sul socialismo reale. Varrebbe la pena di riproporne alcuni, per curare alcune preoccupanti amnesie.

PPS: Segnalo intanto il recentissimo articolo di Andrea Ferrario uscito poco dopo l'inserimento del mio articolo.

 

Foto: Dennis Jarvis/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.119) 9 settembre 2014 10:36

    Se la Russia ha imparato a giocare sporco, è perché l’aggressione occidentale ha raggiunto picchi di bestialità e disumanità davvero inimmaginabili; la "civiltà nordatlantica" a guida angloamericana ha spedito assassini a mutilare e crocifiggere bambini in Siria; ha buttato cloro e sarin sui civili e accusato Assad; se Putin si difende con dei nazionalisti anche un po’ fascisti DENTRO CASA SUA, sarà perché gli abbiamo dato l’impressione di essere semplicemente DISPOSTI A TUTTO. L’occidente ha mostrato la sua faccia peggiore, quella dei berserk nordeuropei, a cui ha affidato il compito di guidare l’attacco alla Russia, alla Cina, al Resto del Mondo; un folle e sconsiderato attacco di berserk contro una difesa di scacchisti e pazienti studiosi dell’arte della guerra; dobbiamo aspettarci umiliazioni cocenti e sconfitte dolorose...

  • Di Persio Flacco (---.---.---.139) 9 settembre 2014 23:35

    Il suo tentativo di apparire equilibrato nei giudizi sottopone ad un forte stress le sue argomentazioni, col risultato di produrre sfibrature e lacerazioni qua e la.
    Le propongo un punto di vista meno articolato del suo ma, credo, più compatto e alla fine forse più utile.

    Osserviamo la situazione determinatasi a causa della crisi ucraina ponendo al centro gli interessi dell’Europa: la cosa più evidente e preoccupante è che nel giro di poche settimane i rapporti tra Russia e UE si sono deteriorati al punto da mettere in pericolo i rapporti commerciali tra le due entità e da avviare un duro confronto che coinvolge anche il piano militare.

    Se il deterioramento dei rapporti commerciali ha ovvi e vistosi effetti negativi sull’economia europea, ancora alle prese con gli effetti della crisi indotta dallo scoppio della bolla speculativa dei subprime statunitensi, l’aspetto militare dello scontro in atto disegna scenari terrorizzanti sul futuro del nostro Continente, tanto che si parla pubblicamente e ai massimi livelli della necessità del riarmo europeo nell’ambito NATO in vista di una guerra che ora è diventata una possibilità da non escludere.

    Cosa ha cambiato una tranquilla partnership commerciale tra Russia ed EU in uno scontro di tale gravità, foriero per noi europei di effetti che possono essere solo negativi, se non disastrosi?

    I fatti di Maidan: una serie di manifestazioni antigovernative sfociate in scontri armati e in un vero e proprio golpe che ha rovesciato le istituzioni democratiche di Kiev. Golpe che ha portato al potere gruppi politici tutti contraddistinti da una marcata tendenza antirussa e con la presenza caratterizzante di elementi di estrema destra.

    Era del tutto prevedibile che per le sue peculiari caratteristiche politico ideologiche e per la modalità per nulla democratica della sua salita al potere il nuovo governo ucraino sarebbe stato rifiutato dalla cospicua minoranza di etnia russa del Paese. Da qui la rivolta delle regioni dell’est a maggioranza russofona. Nel 2004, quando la "rivoluzione arancione" rovesciò il potere in Ucraina, non vi fu nessuna insurrezione nelle regioni dell’est, per l’ovvio motivo che il governo insediatosi in quella occasione aveva caratteristiche diverse da quello attuale.

    Questa, molto schematicamente ma realisticamente, è la causa prima e unica che ha determinato la scomoda situazione in cui ora si trova l’Europa.

    Ma perché la UE si trova coinvolta in questo orrendo pasticcio, a determinare il quale i nostri amici americani hanno grandemente contribuito? 

    Perché, a quanto pare, quelli che la governano (i cittadini europei nessuno li ha interpellati) hanno deciso che l’associazione dell’Ucraina all’Unione vale il prezzo di una guerra commerciale, e nel caso anche militare, con la Russia.

    E cosa apporterebbe di così prezioso l’Ucraina alla UE da giustificare il rischio di un aggravamento della crisi economica, di una guerra continentale, della probabile dissoluzione della stessa Unione?

    Sappiamo che l’Ucraina ha gravi problemi economici; che ha una classe politica tra le più corrotte; che ha storici legami con la Russia (Kiev è stata la prima capitale dei russi); che ha profonde divisioni interne; che andrebbe a gonfiare ulteriormente una associazione: la UE, che ha già poteri di governance troppo deboli per coordinare efficacemente 28 membri?

    A me sembra che l’Ucraina non sarebbe un buon acquisto per la salute e per il benessere della UE, anzi: sarebbe decisamente controproducente. E non solo per la UE l’associazione dell’Ucraina sarebbe un danno, lo sarebbe per la stessa Ucraina. Come è provato dal conflitto interno innescato dalla prospettiva dell’associazione che ora la sta squassando.

    Non serve altro per affermare una semplice e pragmatica verità: per un cittadino europeo, e per chiunque abbia a cuore le sorti dell’Unione Europea e della pace continentale, la priorità è rifiutare lo scontro con la Russia. Uno scontro le cui motivazioni sono provatamente futili, inconsistenti, pretestuose.

    E’ questo che va opposto ai tanti che evocano il ’39, il fantasmatico espansionismo russo, gli alti valori di libertà, la difesa dell’Occidente contro la barbarie dell’est, e tanto altro ciarpame inconsistente e fasullo che ora inonda i mass media per confondere e coprire i veri temini della questione.

    E’ del tutto comprensibile che quelli che sono riusciti ad avere una visione chiara e limpida di quello che sta avvenendo rifiutino di farsi coinvolgere dalle chiacchiere su Stalin, sul patto Molotov Ribbentrop, sui mille volontari russi che avrebbero invaso l’Ucraina, sui timori della Polonia e dei paesi baltici, e dalle mille altre cazzate strumentalmente riesumate da altre epoche e che riempiono di inchiostro le pagine dei giornali e le bocche degli "autorevoli commentatori".

    Il messaggio chiaro, semplice, pulito, é: noi europei non vogliamo essere coinvolti in un pericoloso scontro con la Russia giustificato da motivi futili, inconsistenti, pretestuosi.

    ---
    NOTE

    Non ho voluto immettere nel ragionamento altri elementi, che pure sono reali, perché riguardano altri aspetti connessi alle questioni esposte che conducono su strade diverse da quella principale. Ciò non toglie che anche queste siano vitali per noi europei.

    Non c’è bisogno di dire, perché è arcinoto, che gli USA sono pesantemente coinvolti nel cambio di regime a Kiev. Che hanno giocato un ruolo sia nel verificarsi del golpe sia nella selezione del personale politico da mandare al potere. Che sono dunque gli attori che hanno svolto un ruolo da protagonista nel determinare la situazione attuale. Le prove sia dirette che logiche per affermarlo con la massima sicurezza ci sono. Perché i nostri alleati americani vogliono metterci in una situazione tanto difficile e rischiosa?

    A dettare la politica estera dell’Unione sono gli USA; a volere associare i Paesi ex sovietici alla UE, a prescindere dall’interesse della UE e dalla sua tenuta, sono sempre gli USA.
    Perché i politici europei tradiscono il dovere di lealtà che si sono assunti nei confronti dell’Unione accettando di essere eterodiretti dagli USA, che fanno ovviamente i loro interessi?

    Come è stato possibile che praticamente tutti gli organi di informazione si siano trasformati in organi di disinformazione e di diffusione dell’interventismo guerrafondaio? Salvo il Manifesto, Panorama, il Giornale in Italia e le Figarò in Francia, organi di stampa e canali radiotelevisivi hanno tutti diffuso la stessa "narrativa" interventista. Per avere versioni diverse, a parte gli organi di stampa citati, i cittadini devono far ricorso all’underground della Rete.
    Quale potere lega gli organi di informazione alle esigenze di Washington?
    Senza una informazione libera e plurale la democrazia è solo un guscio vuoto. E’ questa dunque la nostra condizione? Essere formalmente liberi cittadini e effettivamente sudditi di un potere di cui non si conosce esattamente la fisionomia?

    La NATO è un relitto della Guerra Fredda la cui leadership è saldamente nelle mani degli Stati Uniti. Per noi europei la NATO è alternativa all’ancora inesistente sistema di difesa integrato europeo, eppure i governanti europei hanno accettato di potenziare la prima a scapito della seconda. Ma l’Unione Europea esiste ancora o è diventata una pura finzione?

    Come si spiega l’inversione di 180 gradi della politica statunitense su molti dossier sia interni che esteri?
    Nel 2009 Barack Obama, appena eletto, ha liquidato lo scudo spaziale, ha proposto il disarmo bilaterale, ha proposto alla Russia una distensione nei rapporti tra i due Paesi.
    Oggi la politica estera degli Stati Uniti sembra essere tornata sui binari sui quali l’aveva posta la lobby neocon - sionista col suo fantoccio G.W. Bush. Come è stato possibile?

    Domande interessanti, credo, che meriterebbero una risposta.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità